Circa 2500 anni fa, una stella ha espulso la maggior parte del suo gas, formando la bellissima Nebulosa NGC 3132, scelta come uno dei primi cinque pacchetti di immagini del Telescopio Spaziale James Webb (JWST).

Un team di quasi 70 astronomi provenienti da 66 organizzazioni in Europa, Nord, Sud e Centro America e Asia ha utilizzato le immagini del JWST per ricostruire la disordinata morte di questa stella.

“Era quasi tre volte più grande del nostro Sole, ma molto più giovane, circa 500 milioni di anni. Ha creato delle cortine di gas che si sono espanse dal sito di espulsione, lasciando un residuo di stella nana bianca densa, con circa la metà della massa del Sole, ma grande all’incirca come la Terra”, spiega la professoressa Orsola De Marco, autrice principale del lavoro, del Centro di ricerca per l’astronomia, l’astrofisica e l’astrofotonica della Macquarie University. “Siamo stati sorpresi di trovare prove di due o tre stelle compagne che probabilmente hanno accelerato la sua morte, oltre a un’altra stella ‘spettatrice innocente’ che è rimasta coinvolta nell’interazione”, afferma la professoressa.

Lo studio si basa sulle immagini del JWST integrate dai dati del Very Large Telescope dell’ESO in Cile, del Telescopio San Pedro de Mártir in Messico, del Telescopio Spaziale Gaia e del Telescopio Spaziale Hubble. Il lavoro apre la strada alle future osservazioni JWST delle nebulose, fornendo una visione dei processi astrofisici fondamentali, tra cui i venti in collisione e le interazioni tra stelle binarie, con implicazioni per le supernove e i sistemi di onde gravitazionali.

Gli astronomi si sono riuniti online e hanno sviluppato teorie e modelli intorno all’immagine a medio infrarosso per ricostruire il modo in cui la stella è morta.

Al centro della nebulosa brilla una stella centrale molto calda, una nana bianca che ha bruciato il suo idrogeno. “Questa stella è ora piccola e calda, ma è circondata da polvere fredda”, ha detto Joel Kastner, un altro membro del team, del Rochester Institute of Technology USA.  Ci sono anche una serie di strutture a spirale che si allontanano dal centro. Questi archi concentrici si formano quando una compagna orbita attorno alla stella centrale mentre questa perde massa. Un’altra compagna è più lontana ed è visibile nell’immagine.

De Marco dice: “Abbiamo dapprima dedotto la presenza di una compagna vicina a causa del disco polveroso attorno alla stella centrale, poi di una compagna più lontana che ha creato gli archi e di una compagna super lontana che si vede nell’immagine. Una volta visti i getti, abbiamo capito che al centro doveva esserci un’altra stella o addirittura due; quindi, riteniamo che ci siano una o due compagne molto vicine, un’altra a media distanza e una molto lontana. Se è così, ci sono quattro o addirittura cinque oggetti coinvolti in questa morte disordinata”.

 

Tutte le immagini e le analisi dettagliate sono disponibili qui