Nuova teoria che spiega perché non si trovano prove dell’esistenza degli alieni

La teoria del “Grand Filtro”, così gli autori Jonathan H. Jiang, Philip E. Rosen, Kelly Lu, Kristen A. Fahy e Piotr Obacz, del laboratorio Jet Propulsion della NASA, definiscono il silenzio cosmico. La teoria suggerisce che civiltà lontane su mondi alieni potrebbero essere esistite nel corso della storia del cosmo, ma potrebbero essersi distrutte prima di raggiungere un livello di capacità tecnologica tale da facilitare la comunicazione con eventuali vicini interstellari.

“Insieme alle ipotesi logiche e ai calcoli, come quelli effettuati dal dottor Frank Drake all’inizio degli anni Sessanta, le prove di vita dovrebbero esistere in abbondanza nella nostra galassia, eppure in pratica non abbiamo prodotto nessuna chiara affermazione di qualcosa al di là del nostro pianeta. Allora, dove sono tutti?”

Nel loro articolo, il team risponde alla domanda teorizzando che anche noi potremmo avere lo stesso destino: “un disastro esistenziale potrebbe essere in agguato mentre la nostra società avanza esponenzialmente verso l’esplorazione spaziale”. Anche noi saremmo suscettibili al “Grande Filtro” che gli autori definiscono “un fenomeno che spazza via le civiltà prima che possano incontrarsi”. Gli autori propongono diversi scenari che delineano come questo potrebbe potenzialmente verificarsi, che vanno da fattori indotti dall’uomo, come guerre nucleari o la creazione di una forma di intelligenza artificiale che potrebbe sradicare l’umanità, a eventi naturali con effetti potenzialmente cataclismatici, come l’impatto di un asteroide inarrestabile.
Alcuni di questi problemi, ammettono gli autori, potrebbero essere prevenuti attraverso “riforme dei comportamenti individuali, istituzionali e intrinseci”.

Nel 2020, uno dei coautori dello studio, Jonathan H. Jiang, è stato anche coautore di un documento (dal titolo “Una stima statistica della presenza di intelligenza extraterrestre nella Galassia della Via Lattea“) che esaminava il potenziale auto-annullamento delle forme di vita complesse come potenziale fattore limitante nella ricerca di vita aliena intelligente. In quello studio, i modelli del team hanno rilevato che tale scenario è stato “il parametro più influente nel determinare la quantità e l’età della vita intelligente galattica”.

Nel loro recente articolo, Jiang e i suoi coautori sottolineano la necessità di riconoscere i potenziali sviluppi che potrebbero avere un tale effetto di “filtraggio” non solo per la vita aliena intelligente su altri mondi, ma anche per la vita sul nostro pianeta.

“Per superare queste barriere, sia l’individuo che l’istituzione devono prendere coscienza e, a loro volta, riformarsi per raggiungere ideali più elevati”, scrivono gli autori. “In effetti, sforzandoci di raggiungere obiettivi di vasta portata, noi, come specie, potremmo districarci dai problemi storici”.

 

 

 

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