Un metodo di diagnosi che spinge il cancro ad auto-rivelarsi

L’imprenditore tedesco-americano Cyriac Roeding ha letto su una rivista un articolo dedicato a Sam Gambhir, medico e scienziato della Stanford University School of Medicine. Nell’articolo, Gambhir descriveva come avesse dedicato la sua carriera alla diagnosi precoce del cancro, per poi perdere il figlio adolescente Milan a causa di un tumore al cervello molto aggressivo, nel 2015. Roeding, cofondatore e dell’applicazione di shopping mobile Shopkick, è rimasto colpito dalla storia di Gambhir e gli ha immediatamente inviato un’e-mail, chiedendogli di incontrarsi. Nei mesi successivi, Gambhir è diventato la guida di Roeding nel complesso mondo della biologia e dell’ingegneria.

Così nasce l’azienda di tecnologia medica EARLI, che sta lavorando con successo a un metodo che permetterà di individuare i tumori appena compaiono, fornendo persino indicazioni sulla posizione nel corpo. Nel caso del cancro, il tempo è fondamentale: prima viene individuato, più a lungo vivrà il paziente. La diagnosi precoce del cancro è diventata un obiettivo chiave in oncologia: ci sono decine di aziende che lavorano sulla tecnologia della biopsia liquida, che analizza i campioni di sangue alla ricerca di frammenti di DNA rilasciati dalle cellule tumorali. Ma questo non era abbastanza per Gambhir. La sua personale esperienza gli ha fatto capire che aspettare che il cancro cresca tanto da essere rilevabile nel flusso sanguigno richiede troppo tempo e ne fa sprecare altro perché non dice nulla sulla sua localizzazione. “Non possiamo fare affidamento sui segnali del cancro, perchè la natura potrebbe semplicemente non fornirceli in ogni momento”, ha detto a Roeding. “Ma se bioingegnerizziamo il segnale, allora i tumori precoci possono diventare costantemente visibili”.

Questa è la premessa alla base di EARLI, che Roeding e Gambhir hanno lanciato insieme nel giugno 2018. La startup californiana ha già raccolto 40 milioni di dollari finanziati da fondatori e presidenti di varie aziende della Silicon Valley.

L’approccio di EARLI costringe essenzialmente il cancro a rivelarsi. Il DNA bioingegnerizzato viene iniettato nel corpo; quando entra nelle cellule tumorali, le costringe a produrre un biomarcatore sintetico che non si trova normalmente negli esseri umani, il limonene, una sostanza chimica presente nella buccia degli agrumi. Successivamente, il paziente si sottopone all’esame dell’alito o del sangue. Se si trovassero tracce di questo biomarcatore, potrebbe essere un segnale della presenza del tumore.

Per capire dove si trova esattamente il cancro nel corpo, successivamente alle analisi del sangue, il limonene viene iniettato. Questo costringe le cellule tumorali a produrre un enzima che inghiotte un tracciante radioattivo (il tracciante è un atomo o una molecola che lascia una traccia misurabile, permettendo di ottenere informazioni sulla distribuzione nello spazio di una sostanza), rendendolo visibile a occhio nudo, tramite una scansione.

L’applicazione del metodo

La sperimentazione del metodo è iniziata nel giugno 2021 a Melbourne, in Australia, dopo aver avuto successo nei topi. Il primo partecipante umano è stato Ted Cunningham, 84 anni, ingegnere con un cancro ai polmoni all’ultimo stadio: l’obiettivo della sperimentazione è stato quello di dimostrare che la tecnologia è sicura e che può trovare il cancro in pazienti, per questo è stato scelto un paziente nel quale la presenza del tumore fosse già stata confermata. Il piano prevede che EARLI venga utilizzato in ogni fase della prevenzione e del trattamento del cancro: per il monitoraggio diagnostico in gruppi ad alto rischio come i fumatori; per il pre-trattamento, per scoprire se c’è un cancro in altre parti del corpo; durante il trattamento, per rendere i tumori più facili da localizzare per i chirurghi; e dopo il trattamento, per individuare più precocemente eventuali tumori ricorrenti.

La localizzazione del cancro lo rende curabile: i medici possono usare radiazioni di precisione o interventi chirurgici mirati per eliminarlo. EARLI sta progettando di utilizzare lo stesso approccio per colpire e trattare il cancro, uccidendo le cellule dopo averle individuate, anche se questa idea è ancora in fase iniziale.

Sam Gambhir non ha mai potuto vedere la sua idea in azione. Sei mesi dopo la fondazione dell’azienda, gli fu diagnosticato un cancro che si era già diffuso al midollo osseo. Morì 16 mesi dopo, nel luglio 2020. “Per un uomo che ha trascorso la sua intera carriera cercando di evitare che ciò accadesse, l’ironia non ci sfugge”, afferma David Suhy, responsabile scientifico di Earli. Roeding e Suhy sentono la pressione di far funzionare il metodo. “Siamo qui per portare avanti la fiaccola di Sam”, dice Roeding. “E dobbiamo far volare questa cosa”.

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