Computer, Internet ed elettricità, chissà se gli esseri umani sono pronti ad una nuova rivoluzione industriale che coinvolge tutto il globo. La chiamano Industria 5.0 e promette vantaggi sia alle aziende che ai dipendenti. Lo conferma la commissione europea, che nel nuovo piano presentato nel gennaio scorso ha posto l’attenzione nei confronti dei lavoratori, rassicurandoli di essere ancora al centro del processo produttivo, senza una prospettiva di sostituzione da parte delle macchine e della robotica.
Il rispetto del lavoratore così come quello del Pianeta, sono punti fermi che si è posta l’Unione Europea promettendo un nuovo mondo, ricco di industrie capaci di adattarsi, evolversi ed abbracciare questa nuova transizione. Vediamo nel dettaglio cos’è l’industria 5.0 e perché è importante.
Una società “human centric”
Viene anche chiamata collaborative industry l’industria 5.0, un nuovo modello di impresa che sta rivoluzionando il rapporto tra l’uomo e le macchine. L’obiettivo di questo nuovo modo di fare imprenditoria è quello di cambiare il metodo produttivo, creando così prodotti che possono rispettare al meglio l’ambiente e le necessità del consumatore.
Questo nuovo fenomeno non è altro che la naturale evoluzione della vecchia industria 4.0, che si basava su uno sviluppo sempre più veloce di tecnologie potenti specialmente nel settore dell’intelligenza artificiale e nella robotica, che negli ultimi decenni hanno portato alla creazione di Cps sempre più efficienti.
A differenza dell’industria 4.0, la nuova industria sarà un modello più collaborativo, caratterizzato dal contatto tra gli esseri umani e le macchine, che verranno visti in un’ottica di cooperazione con il fine di donare un valore aggiunto alla produzione.
Anche l’Unione Europea si è espressa rispetto a questo nuovo modo di fare imprenditoria. È stata confermata, infatti, la grande necessità di riportare i lavoratori all’interno della società economica e di sfruttare allo stesso tempo la robotica restando in una globalità “human centric”.
Il nuovo approccio delle aziende
Parlare di industria 5.0, significa anche fare riferimento alle aziende e al modo in cui questo cambiamento avrà un impatto su di esse. I modelli di organizzazione e di produzione industriale mantengono infatti un approccio lontano da quello che si propongono i nuovi punti del programma Ue, nei quali al primo posto troviamo termini come sostenibilità, resilienza e antropocentrismo.
Questo significa che ci si propone di utilizzare la tecnologia al fine di aiutare attivamente i lavoratori, senza escluderli così dall’ambito lavorativo sostituendoli interamente con l’intelligenza artificiale. Solo in questo modo, infatti, i nuovi sistemi tecnologici non andranno ad interferire con la carta dei diritti fondamentali, principalmente nei punti riguardanti i diritti dei lavoratori e della dignità umana.
Si cerca quindi di tenere a bada i timori dello sviluppo tecnologico, finanziandoli ma rimanendo nell’ottica di diminuire il più possibile la perdita dei posti di lavoro. La Commissione europea si è espressa riguardo alle soluzioni robotiche in ambito lavorativo, sottolineando come le aziende debbano rendere il posto di lavoro il più inclusivo possibile aumentando il benessere dei dipendenti anche tramite l’utilizzo di robotica e di automatizzazione.
Un approccio, dunque, che non esclude la presenza umana ma al contrario alleggerisce il carico di lavoro del dipendente che resta automaticamente necessario e indispensabile all’interno del motore produttivo. Niente paura quindi per un mondo in cui la specie umana sarà rimpiazzata dai robot, o almeno così assicura l’Europa, che si propone quest’anno di tutelare la popolazione da un’ingente perdita di posti di lavoro data dall’interesse continuo nei confronti dell’automatizzazione.
Parola d’ordine: resilienza
Un altro dei termini più citati durante la conferenza della commissione europea è stato quello di resilienza. Al contrario di quanto si possa pensare essa non è solo la resistenza al cambiamento.
Essa riguarda anche il progressivo adattamento accompagnato da misure che portano la società a transitare verso un mondo incentrato sulla sostenibilità e sempre più lontano dalla competitività. Con l’obiettivo di ridurre del 60% le emissioni di carbonio, l’Europa si propone di sviluppare nuovi processi circolari tramite l’utilizzo di risorse naturali per diminuire gli scarti e rivolgersi alle energie rinnovabili.
Il mondo punta quindi sul digitale per le persone e il Pianeta, adottando tutti i buoni propositi dell’industria 4.0 prendendo però in considerazione anche tutte quelle necessità umane che erano state dimenticate precedentemente.
Ed ecco quindi come una società digitale si ritrova a dover creare anche un diritto strettamente legato ad un mondo tecnologico, nel quale si parla di algoritmi e di intelligenza artificiale. Chiaramente, tutte queste novità devono essere adattate al fine di produrre scelte sostenibili e attente alla tutela dei diritti umani. La realtà virtuale e quella aumentata non saranno quindi fini a sé stesse, ma verranno inserite in uno scenario che porterà gli individui alla cura, alla formazione e al continuo apprendimento.