Un organoide ideato per sconfiggere il cancro gastroesofageo

I ricercatori della Johns Hopkins School of Medicine hanno creato un modello tridimensionale di organoide. Gli organoidi sono una versione semplificata e miniaturizzata di un organo generato in vitro, in tre dimensioni, che può replicare le caratteristiche di un organo o ciò che un organo fa in condizioni reali, come la produzione di specifici tipi di cellule. Questo modello in particolare deriva da un tessuto umano ed è stato progettato con l’obiettivo di aumentare le conoscenze circa lo sviluppo dei primi stadi del cancro della giunzione gastroesofagea (GE), il punto in cui l’esofago incontra lo stomaco.

Un rapporto sui risultati del modello organoide, pubblicato il 30 novembre su Science Translational Medicine, rivela anche un possibile bersaglio biologico per il trattamento dei tumori della giunzione gastroesofagea con un farmaco che i ricercatori hanno già dimostrato essere in grado di rallentare o arrestare la crescita di tali tumori nei topi.

“Il nostro modello non solo aiuta a identificare i cambiamenti cruciali che avvengono durante la crescita del tumore a livello della giunzione gastroesofagea, ma stabilisce anche una strategia per studi futuri per aiutare a comprendere i tumori di altri organi”, spiega Stephen Meltzer uno dei professori della Johns Hopkins e co-utore dello studio.

Per ricreare l’organoide e il modello di malattia del cancro della giunzione gastroesofagea, i ricercatori hanno usato tessuto prelevato durante le biopsie a pazienti sottoposti a endoscopia. Utilizzando la tecnologia di editing genico, i ricercatori hanno eliminato due geni soppressori del tumore negli organoidi. La doppia rimozione (chiamata doppio knockout) di questi geni ha fatto sì che le cellule diventassero più cancerose, con una crescita più rapida e caratteristiche microscopiche più vicine alla malignità.

Meltzer afferma che potrebbero essere necessari altri studi preclinici prima di utilizzare il composto per i pazienti umani, ma che gli organoidi potrebbero contribuire a far progredire tali studi.

“Combinare gli organoidi con questo metodo di editing genico è una strategia potenzialmente fruttuosa per studiare altri tumori umani in generale”, scrivono i ricercatori.

 

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