Le zanzare hanno la loro utilità. Specialmente le zanzare di sesso femminile. ln particolare, l’apparato boccale, che consente loro di pungere altri animali e prelevarne i fluidi vitali ricchi di proteine, è presente esclusivamente nelle femmine perché questi fluidi sono necessari per il completamento della maturazione delle uova. Mentre i maschi sono dei “semplici” impollinatori e non dei succhiasangue.
Detta così, l’utilità delle loro preferenze nutritive non sembra lampante per noi, ma solo fastidiosa. È anche vero però che il sangue di cui si cibano può essere ricco di informazioni utili. Infatti, un recente e innovativo approccio, presentato a una conferenza sulle malattie infettive in Malesia, riesce ad analizzare nel dettaglio gli ultimi pasti di sangue delle zanzare con l’obiettivo di rivelare prove di infezione nel sangue di persone o animali di cui gli insetti si sono cibati.
Gli scienziati che hanno perfezionato questo approccio hanno catturato circa 55.000 zanzare nei parchi di Brisbane (Australia) nel 2021 e 2022. Da questi insetti hanno estratto 2 millilitri di sangue e lo hanno analizzato per verificare la presenza di anticorpi in grado di legare il virus di Ross River, un alphavirus che scatena un’infezione (trasmessa dalle zanzare) debilitante, endemica dell’Australia e delle isole dell’Oceano Pacifico meridionale. Il virus appartiene a una famiglia che comprende la dengue, l’encefalite giapponese e la febbre gialla. Dai risultati è emerso che più della metà del sangue rilevato era umano, circa il 9% di bovini e il 6% di canguri. Dei 253 campioni prelevati dalle persone, più della metà presentava anticorpi contro il virus del Ross River. Quasi tre quarti dei campioni appartenenti a bovini e canguri presentavano inoltre prove di una passata esposizione.
Impiego de metodo
In teoria, l’approccio potrebbe essere utilizzato “praticamente per qualsiasi agente patogeno che susciti una risposta immunitaria nel suo ospite”, afferma Carl Lowenberger, entomologo e parassitologo presso la Simon Fraser University di Vancouver, in Canada.
La tecnica è entusiasmante e potrebbe aiutare i ricercatori a studiare alcune malattie di cui si sa poco, “Ma comporta anche alcune pesanti limitazioni. Per esempio, i dati mancano di dettagli sulla posizione degli animali e delle persone esposte e sul momento in cui sono stati infettati. Questo limita l’uso del metodo per ridurre il rischio di trasmissione del virus”, afferma Eloise Skinner, ecologista della Griffith University, anche se altri scienziati evidenziano che il metodo potrebbe essere usato per studiare le infezioni passate in quartieri specifici, perché le zanzare tendono a non viaggiare lontano.
Il metodo potrebbe essere utilizzato per studiare l’esposizione passata di persone e animali a una serie di agenti patogeni, evitando i problemi etici e pratici legati alla sperimentazione diretta.
“Si tratta di un approccio nuovo e affascinante, che dimostra come sia possibile utilizzare in modo innovativo l’ambiente che ci circonda per saperne di più sull’esposizione alle infezioni”, afferma Shelly Bolotin, scienziato specializzato in vaccini presso l’Università di Toronto in Canada. Potrebbe anche aiutare a individuare precocemente negli animali malattie come l’Ebola e la SARS-CoV-2, afferma Niels Verhulst, che studia gli agenti patogeni trasmessi dagli insetti, presso l’Università di Zurigo, in Svizzera. E potrebbe aiutare gli scienziati a identificare l’ospite animale di un nuovo virus, aggiunge Verhulst, che ha testato l’approccio.