L’ otarda maggiore (Otis tarda) conosciuto come l’animale che detiene il record di uccello più pesante al mondo in grado di volare, pare sia anche specializzato nell’auto medicazione e lo fa con il metodo della medicina tradizionale. Uno studio pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution, evidenzia che cercano attivamente – in specifici periodi dell’anno- due tipologie di piante con composti in grado di annientare parassiti e agenti patogeni.

L’approfondimento di quella che viene chiamata “etnofarmacologia” è alla base dello studio. Gli scienziati hanno cercato di testare in laboratorio l’attività di alcuni componenti vegetali per studiarne le funzioni battericide o antiparassitarie, ispirati dai comportamenti delle otarde in ambiente selvatico. Questi animali, in natura, mangiano in particolare due specie vegetali che hanno due funzioni diverse e in particolare se ne nutrono durante la stagione degli amori. La prima è Papaver rhoeas, il papavero comune, la seconda è Echium plantagineum, la viperina piantaginea.

L’amore stressa

Dallo studio risulta una differenza in questo comportamento tra otarde maschio e otarde femmine. Gli esemplari maschi sono molto più ghiotti di queste due specie vegetali, rispetto le femmine. I ricercatori hanno ipotizzato che queste piante potrebbero essere più utili ai maschi durante la stagione degli amori perché, in questo periodo, il loro sistema immunitario è più indebolito visto che dedicano anima e corpo ad investire le energie nello sviluppo di caratteri sessuali secondari maschili (ad esempio, cambiamento del piumaggio) e nei comportamenti di corteggiamento, altresì detti “esibizione sessuale”.

La coautrice dello studio, la dott.ssa Azucena Gonzalez-Coloma, ricercatrice presso l’Istituto di Scienze Agrarie di Madrid, ha dichiarato: “Le grandi otarde cercano due specie di erbe infestanti che sono utilizzate anche dall’uomo nella medicina tradizionale. Abbiamo dimostrato che entrambe contengono composti antiprotozoari, nematicidi (cioè che uccidono i vermi) e antifungini“.

Come prima esplorazione della bioattività di queste piante, i ricercatori hanno valutato gli estratti di entrambe le piante contro campioni di patogeni, tra cui un protozoo flagellato (Trichomonas gallinae), un nematode (Meloidogyne javanica) e un fungo (Aspergillus niger). Gli estratti di papavero, rappresentati da parti aeree, in particolare fiori e capsule, e gli estratti di foglie e fiori di viperina piantaginea, hanno mostrato attività contro i nematodi e le tricomonadi. La bioattività di queste piante a discapito dei parassiti potrebbe spiegare il comportamento di foraggiamento degli animali stressati.

Quello che meriterebbe anche ulteriori studi e approfondimenti è la comunicazione chimica alla base della capacità della fauna di riconoscere queste piante, poiché molto meno conosciuta e indagata.