Il potenziale dell’acqua nella lotta al cambiamento climatico si rivela dalle zone umide che assorbono il carbonio fino alle acque reflue, non trattate, che emettono metano.

Lo studio svedese esplora il legame e offre soluzioni che contribuiranno a ridurre le emissioni. Pubblicato dal Centro di resilienza di Stoccolma, identifica le foreste e le zone umide d’acqua dolce (tra cui torbiere d’acqua dolce, paludi, acquitrini, laghi, torrenti, fiumi e zone umide di marea) come un deposito importante di carbonio, e viene evidenziato come questi possono funzionare come fonti o pozzi di gas serra, a seconda del loro stato ambientale e della loro gestione. Oltre il 30% delle emissioni globali di carbonio stimate sono sequestrate nelle zone umide. La necessità di proteggerle e ripristinarle è quindi urgente.

Viene anche fornita una panoramica dei quadri di governance globale e degli strumenti nazionali relativi a cambiamenti climatici, biodiversità, terra, acqua e sviluppo sostenibile. Vengono inoltre illustrati i vari meccanismi di finanziamento per la realizzazione di questi obiettivi.

“L’approvvigionamento idrico globale è il flusso sanguigno della Terra e il fondamento di qualsiasi azione di mitigazione di successo, poiché il sistema climatico della Terra e il ciclo dell’acqua sono profondamente intrecciati”, ha dichiarato Malin Lundberg Ingemarsson, responsabile del programma presso lo Stockholm International Water Institute e autore principale dello studio. “La nostra è la prima sintesi in assoluto delle ricerche attuali sul ruolo dell’acqua nella mitigazione del clima”.