Sono oltre 10 milioni le persone travolte dalle fragilità. Quasi 4 milioni di over 60 vivono in una condizione di fragilità moderata o severa che ha bisogno di un’assistenza continui per evitare il peggio. La soluzione è dare risposte per evitare profonde diseguaglianze nel paese. Si ha bisogno di una maggior integrazione tra sanitario e sociale, visto che si hanno molte fragilità. 

È la “IV Conferenza nazionale sulla fragilità e vulnerabilità tecnologie digitali e superamento delle disuguaglianze” svolta nel Forum Risk Management a sottolineare queste mancanze.

 

La fragilità è una condizione antropologica nativa, una condizione naturale della persona che non va ignorata. C’è poi la vulnerabilità, un evento che subentra o alla nascita o a determinate condizioni che mettono a rischio la fragilità, un esempio è l’anziano fragile autonomo ma che diventa vulnerabile quando si rompe il femore. Proteggere la fragilità significa quindi prevenire la vulnerabilità.

Don Massimo Angelelli, Direttore Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute CEI

 

 

Servono quindi sistemi socio sanitari solidi, punti unici di accesso, competenze multiprofessionali e continua formazione. Il valore della Conferenza sulla fragilità e sulla vulnerabilità è trasmettere il tema ampio delle diseguaglianze di reddito, geografiche e di qualsiasi altro tipo. Lì dove c’è uno stato di salute sempre più fragile e che risente dei tagli sanitari. Un esempio di popolazione molto fragile sono gli anziani non autosufficienti. Il Pnrr entro la primavera del 2023 prevede una riforma per giungere a questo obiettivo: una riforma su misura per gli anziani non autosufficienti