I gatti amano la musica, ma non la musica qualunque, bensì quella da gatti. Un qualcosa che a livello di battiti e tonalità ricordi un richiamo alle fusa. Ci sono due studi che attestano la tesi. Il primo risale al 2015, dove si è provato che gli animali fossero particolarmente sensibili non a tutti i generi musicali. Erano sensibili a un genere che fosse in associazione o che si legasse alla specie di appartenenza.

Gli studiosi hanno creato così una musica “specie-specifica” che riprendesse le caratteristiche sonore delle fusa in termini di battiti e tonalità. La risposta è stata quella che si aspettavano. Hanno misurato il grado di interesse dei gatti con l’orientamento delle orecchie verso il suono, quante fusa e quante marcature. Ecco che la musica felina era preferita rispetto a quella umana dagli animali giovani o anziani.

Poi nel 2020 si è avuto un risultato simile. Si parla di un altro studio che ha misurato una riduzione dello stress nei gatti. Gli animali prima o durante una visita dal veterinario potevano ascoltare un certo tipo di musica. Se i gatti ascoltavano musica classica o niente non mostravano la stessa disponibilità nel farsi visitare. La musica dei gatti deve essere specie-specifica: non bastano un buon pianoforte e una melodia piacevole per provocare benessere. Serve invece una combinazione di suoni, note e tonalità che nel repertorio mentale dei gatti risuoni come primitivo o innato.