Il tumore del seno, secondo l’AIRC, è oggi la neoplasia più frequentemente diagnosticata. La sua pericolosità risiede nella diagnosi tardiva, diventa quindi potenzialmente grave se non è individuato e curato per tempo. Questo tumore è dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne, queste acquisiscono la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere quelli circostanti e, col tempo, anche organi più lontani. In teoria tutte le cellule presenti nel seno possono dare origine a un tumore, ma nella maggior parte dei casi il cancro ha origine dalle cellule ghiandolari (dai lobuli) o da quelle che formano la parete dei dotti. Come riporta il sito web dell’AIRC, se l’incidenza (numero di nuovi casi) è in leggera crescita soprattutto nelle donne più giovani, la mortalità è in diminuzione (una riduzione del 6 per cento nel 2020 rispetto al 2015), pur rimanendo questa malattia la prima causa di morte per tumore nelle donne.
Protocollo standard per la cura
La scelta del percorso terapeutico dipende da diversi fattori, tra i quali le condizioni del paziente, le caratteristiche molecolari e di diffusione della malattia e molto altro ancora. In linea generale, la maggior parte delle donne con un tumore del seno viene sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati. Se possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, ovvero a interventi chirurgici che mirano a “salvare” il seno, rimuovendo solo la parte in cui si trova la lesione (quadrantectomia). Talvolta è necessario asportare più di un quadrante di seno: in questo caso si parla di mastectomia parziale o totale a seconda della quantità di tessuto prelevato nell’intervento. La radioterapia adiuvante (effettuata dopo l’intervento chirurgico) viene utilizzata allo scopo di proteggere la restante ghiandola mammaria sia dal rischio di recidiva locale sia dalla comparsa di una nuova neoplasia. A molte pazienti viene proposta una terapia con farmaci anticancro, come la chemioterapia, le terapie ormonali o i trattamenti con farmaci che vanno a colpire specifici bersagli molecolari. La chemioterapia è utile, ma non sempre è necessaria, e viene prescritta dopo una valutazione personalizzata delle caratteristiche di ogni caso.
Nuovo vaccino, nuova cura
Uno studio sperimentale di oltre 20 anni, quello che ha interessato la sperimentazione del vaccino ideato per colpire le cellule neoplastiche del tumore al seno. Il gruppo di ricerca, promotore dell’innovativa terapia, ha lavorato per anni su vaccini in grado di istruire il sistema immunitario a colpire le cellule tumorali HER2-positive. Non si è progettata questa tipologia di vaccini per la prevenzione e/o per impedire la comparsa dei tumori, ma per una funzione terapeutica. I vaccini sperimentali, quindi, sono pensati per la somministrazione ai pazienti dopo la diagnosi come aiuto per il sistema immunitario al fine di distruggere determinate cellule tumorali. AMA Oncology riporta i risultati dello studio.
Da quanto emerso, lo studio di fase 1 è iniziato 20 anni fa, si sono presi in esame 66 pazienti di ambo i sessi con carcinoma mammario avanzato HER2-positivo e età media di 51 anni (in un range di 34-77 anni). Si sono testati 3 diversi livelli di dosaggio con l’obiettivo principale di valutare la sicurezza del vaccino. I risultati dimostrano che il vaccino è molto sicuro, gli effetti indesiderati più comuni sono molto simili a quelli del vaccino per il Covid-19, ossia: arrossamento e gonfiore sulla zona d’iniezione, febbre e sintomi influenzali. La nuova terapia ha superato quindi la fase 1 (test sugli esseri umani) e si va avanti verso la fase 2 per testarne l’efficacia. Questo processo è iniziato recentemente e presenta un periodo di follow-up di 2 anni. Se i risultati del nuovo studio saranno positivi, questo permetterà di passare rapidamente a uno studio di fase 3 definitivo. Importante sottolineare l’avanguardia terapeutica di questo vaccino: rappresenta potenzialmente una cura efficace che avrebbe come effetto collaterale qualcosa di molto più leggero rispetto ad interventi chirurgici e/o sedute di chemio e radio terapia.