Una nuova scoperta in una grotta siberiana rivela un ritratto intimo della vita familiare dei Neanderthal e dimostra che per l’Homo sapiens potrebbe essere giunto il momento di abbandonare il complesso di superiorità una volta per tutte. Gli scienziati hanno delineato abitudini e preferenze di questo antichissimo gruppo familiare, tramite l’utilizzo di un campione di DNA di uomini di Neanderthal che vivevano nella grotta Chagyrskaya, nella Siberia meridionale. La tecnica utilizzata dai ricercatori è quella del sequenziamento genetico, perfezionata dal Premio Nobel 2022, Svante Pääbo: gli scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Antrhopology, hanno analizzato con cura i resti fossili e hanno descritto, più o meno dettagliatamente, lo stile di vita dei Neanderthal.

Da queste scoperte ne viene fuori che Homo Neanderthalensis avesse un aspetto non così dissimile da noi Sapiens: era alto circa 160 cm, con braccia e gambe forti e tozze e mascella prominente, struttura fisica adatta al clima rigido delle zone in cui si stabiliva (un corpo compatto e robusto trattiene meglio il calore). Anche i colori di pelle e capelli seguivano certe regole di adattamento: capelli rossi e la pelle molto chiara, per assorbire il più possibile i raggi solari. La scoperta più spiazzante, però, è che i nostri cugini dell’età della pietra non erano brutali abitanti delle caverne, anzi, erano piuttosto evoluti: fabbricavano strumenti sofisticati, filati, oggetti artistici (questo suggerisce lo sviluppo di un linguaggio artistico e simbolico) creavano gerarchie sociali complesse e seppellivano i loro morti con cura.

Per avere tutte queste informazioni, gli antropologi che hanno analizzato i fossili hanno dovuto raggiungere la Siberia, ma ne è valsa la pena: hanno trovato resti ossei – con DNA completo- di 11 individui e DNA incompleto di altri. È un evento raro trovare tutti questi resti ben conservati nello stesso sito.

Abitudini di vita e socialità

Il sito di ritrovamento è classificabile come un accampamento di caccia costituito anche dalla grotta, nella quale ripararsi. Accampamento, frequentato all’occorrenza e situato lungo il fiume, che diventava anche luogo di incontro di gruppi differenti. La comunità che abitava la grotta – circa 54.000 anni fa- era costituita da circa 20 individui, imparentati fra loro: circa 20 Neanderthal, tra cui un padre, sua figlia adolescente, un giovane maschio identificabile come un nipote o un cugino e una femmina adulta, parente di secondo grado (forse una zia o una nonna): insomma, una famiglia composta da 11 persone, 5 maschi e 6 femmine, di cui 6 adulti e 5 tra bambini ed adolescenti. Comunque, tutti erano parte dello stesso nucleo famigliare: in particolare, due individui condividono metà del DNA, il che li rende parenti di primo grado (si pesa padre-figlia).

Vita dei Neanderthal, grotta di Chagyrskaya, Siberia.

I ricercatori hanno anche individuato un modello inaspettato di migrazione femminile tra i diversi filoni di ascendenza genetica. Ovvero, i fossili ritrovati hanno un DNA prettamente mitocondriale (la porzione genetica trasmessa per via materna) rispetto al materiale genetico trasmesso dalla linea paterna (cromosomi Y), questo suggerisce e convince del fatto che nelle comunità di Neanderthal erano le donne a spostarsi nei vari gruppi, portando diversità genetica, mentre gli uomini raramente cambiavano gruppo sociale. La spiegazione più probabile è che la maggior parte delle femmine di Neanderthal, del piccolo gruppo di Chagyrskaya, provenisse da un’altra comunità e si fosse spostata per unirsi alla famiglia del proprio compagno.

Come già accennato, alcuni studiosi ritengono che siti del genere potessero divenire luoghi di incontro di gruppi differenti, ed era in questi incontri, nei quali si compivano battute di caccia, che le donne lasciavano la propria famiglia di origine per unirsi a nuovi gruppi. In queste occasioni sarebbero avvenuti gli incontri tra Neanderthal e Homo Sapiens.

Questi sono alcuni degli elementi che ci restituiscono il ritratto di famiglia della storia.