Artemis 1 è partito e sta volando verso la Luna

Lanciato il razzo Sls di Artemis 1, la prima missione senza equipaggio del programma Artemis, diretta all’orbita lunare. Il lancio dello Space Launch System della Nasa è avvenuto dal Kennedy Space Center a Cape Canaveral. Dopo una lunga attesa, inizia così una missione nella quale anche la tecnologia europea e quella italiana rivestono un ruolo di primo piano

Dopo alcuni ritardi nel conto alla rovescia (che avevano fatto ripiombare nelle paure coloro che stavano incollati agli schermi) dovuti a problemi poi risolti brillantemente dal personale NASA, la missione Artemis 1 ha preso il via alle 7:48 italiane del 16 novembre.

Dopo cinquant’anni l’umanità riparte verso lo spazio esterno.

Dopo la delusione dello scorso 29 agosto, e dei successivi tentativi, quando la partenza di Artemis I fu rinviata per un problema a uno dei quattro motori RS-25, il momento tanto atteso è arrivato alle ore 7:47 (ora italiana) di oggi 16 novembre 2022: il meraviglioso enorme razzo SLS (Space Launch System), un razzo alto ben 98 metri (quasi vicino al mitico Saturn V) con a bordo la capsula Orion priva di equipaggio umano), si è staccato come da programma dalla rampa di lancio del complesso 39 del Kennedy Space Center in Florida (Usa). È dunque iniziata, finalmente, la missione Artemis I, una missione storica.

La destinazione è infatti la Luna a 450mila km di distanza. O meglio, una serie di orbite che la Orion, che nel frattempo si sarà staccata dall’SLS, compirà attorno al nostro satellite naturale (con ampiezze diverse), prima di riprendere la via di casa, circa venticinque giorni più tardi, l’11 dicembre, dopo avere percorso un totale di circa 2.100.000 km.

Curiosità sul logo Artemis
Nel logo in alto a destra si trova la Luna, ovviamente nostra prossima destinazione e punto di riferimento di tutta la missione spaziale. Tuttavia il vertice della A è puntato sulla Luna, ma oltre, un significato importante che vuole ricordare che ci stiamo preparando per il grande viaggio per Marte. La traiettoria va da sinistra a destra, attraversando la barra della “A”, con una direzione opposta a quella del logo Apollo. Questo evidenzia ancora un’ulteriore differenza con le vecchie missioni: la Luna è una tappa del percorso verso Marte, simboleggiato dal colore rosso della traiettoria. Infine l’arco blu rappresenta la Terra, nostro punto di partenza e di vista: tutto ciò che si scoprirà “tornerà” sul nostro Pianeta blu.

L’importanza della missione Artemis 1

In primo luogo l’obiettivo principale di Artemis 1 è testare a fondo i sistemi integrati prima delle missioni con equipaggio facendo funzionare il veicolo spaziale in un ambiente dello spazio profondo, testando lo scudo termico di Orion e recuperando il modulo dell’equipaggio dopo il rientro, la discesa e ovviamente la parte delicata come l’ammaraggio.

Ma poi anche se siamo abituati ora a parlare di Marte, il ritorno sulla Luna è altrettanto importante per la scienza,

Difatti in questa prima missione la capsula Orion eseguirà precisamente le stesse manovre che in futuro verranno effettuate dagli astronauti a bordo della missione Artemis II che nel 2024 riporterà l’uomo in orbita lunare. Una cosa che non avveniva da più di cinquant’anni, dalla fine del programma Apollo. Dopo la partenza da Terra ed essere entrata per breve tempo in orbita terrestre bassa, la capsula Orion verrà spinta verso la Luna dal secondo stadio del razzo SLS. Quando Orion dopo qualche giorno raggiungerà il nostro satellite, effettuerà un volo radente (un flyby molto ravvicinato) a soli 100 km di altezza. A quel punto, il modulo di servizio, costruito in Europa e anche in Italia, accenderà i suoi motori inserendo Orion in orbita lunare. Questa operazione è una sorta di “orbita retrograda distante“, ovvero la capsula ruoterà in senso contrario rispetto alla rotazione lunare e a una distanza fino a 64.000 km dalla Luna.

Gia questa operazione sarà un piccolo record in quanto la missione precedente Apollo 13 aveva raggiunto 16.000 km. Nei primi giorni di dicembre (la capsula tornerà sulla Terra l’11 dicembre) Orion effettuerà un secondo flyby ravvicinato e si dirigerà verso casa. Successivamente il modulo di servizio si separerà da quello di comando e rientreranno in atmosfera: il primo brucerà, il secondo la attraverserà toccando i 40mila km/h di velocità, verrà rallentato da un paracadute e infine completerà il rientro l’11 dicembre con un bel tuffo nel mare al largo di San Diego.

Questa è la prima di tre missioni che dovrebbero consentire di riportare gli Stati Uniti e i suoi alleati (tra i quali l’Europa, con l’Italia) sulla Luna.

Dopo Artemis I sarà infatti il turno di Artemis II (prevista per il 2024, con l’obiettivo di portare un equipaggio di astronauti a orbitare attorno alla Luna senza scendere sulla superficie) e a seguire Artemis III (non prima del 2025, con l’obiettivo dell’allunaggio). Con Artemis l’uomo tornerà sulla Luna in primis per esplorare parti a oggi sconosciute, ma si preparerà anche per raggiungere la sua destinazione finale: quel pianeta rosso Marte così seguito e sognato ormai da tutti. Lo scopo inoltre è “imparare a vivere nello spazio“, sfruttando le risorse della Luna per generare l’energia, costruire gli strumenti e produrre il cibo necessario per chi dovrà abitarci in vista anche del Luna Gateway.

E’ proprio con Artemis III che si inizierà la parte più ambiziosa del progetto, la costruzione del Lunar Gateway: una sorta di “aeroporto” in orbita attorno alla Luna, dove le navicelle spaziali potranno attraccare e darsi il cambio, in modo simile a quanto accade oggi sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Ovviamente per sbarcare sulla Luna da lì gli astronauti useranno una navetta e dopo essere sbarcati raggiungeranno la base permanente al polo sud (Artemis Base Camp) a bordo di jeep lunari. Siamo sempre più vicino ai film di fantascienza che vediamo al cinema.

Il razzo SLS

Il lanciatore SLS è alto ben 98 metri e con un diametro del primo stadio di 8,4 metri. È in grado di sprigionare una potenza di 39 meganewton e di lanciare verso la Luna 27 tonnellate di massa.

Si tratta di un lanciatore che prende l’eredità, sotto diversi punti di vista, dallo Space Shuttle. Come la navicella spaziale, che fino al 2011 ha portato satelliti, telescopi e astronauti nello spazio, l’SLS ha motori principali RS-25 che bruciano idrogeno e ossigeno liquido e in più, come lo Shuttle, ha due booster laterali a combustibile solido (per di più colorati con il medesimo arancio).

Sia i motori principali del primo stadio sia i booster laterali sono riciclati dal programma dello Space Shuttle.

Al momento ci sono almeno sedici motori RS-25 riciclati sufficienti per quattro lanci del Sls (che adopera quatto motori ciascuno) e booster per otto lanci. Dopodiché la Nasa produrrà nuovi motori e nuovi booster.

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