Era il quarto più grande exchange di criptovalute al mondo, ora FTX è sull’orlo del fallimento. “Virtualmente vale zero dollari”, sentenzia Sequoia Capital, che peraltro era stato uno dei suoi principali investitori. Dopo Terra Luna, il mercato delle criptovalute ha assistito nel terrore all’ennesimo crollo di un titano dell’industria. In 48 ore l’intero mercato ha perso 122,6 miliardi di capitalizzazione.

Il collasso di FTX ha generato una serie di reazioni a catena che colpiscono l’intero mondo delle criptovalute. Fino a martedì FTX era considerato uno dei più sicuri e affidabili exchange al mondo, ora è un buco nero che ha trascinato con sé i fondi di migliaia di clienti, impossibilitati a ritirare i loro soldi. Poi c’è il token nativo FTT, che ha polverizzato il suo valore in pochissime ore, e Solana, alt-coin usatissima dal mondo di appassionati di NFT, crollata di oltre il 60% per il suo legame con Alameda Research – altra società della galassia di FTX. E questo senza contare l’ennesima macchia irreparabile alla reputazione del settore delle crypto: da Bitcoin ad Ethereum, per l’ennesima volta il mercato è in profondo rosso.

Il tweet della discordia e la scoperta: “i libri contabili di FTX sono un colabrodo”. Poi lo schianto

I guai sono iniziati il 2 novembre, quando Coindesk ha pubblicato un bilancio di Alameda Research, azienda che seppur legalmente indipendente da FTX, di fatto operava come sua divisione trading.

Dal bilancio era possibile evincere come Alameda controllasse un numero sproporzionato di FTT, cioè il token emesso da FTX. La notizia ha generato i primi segnali di panico, per molteplici ordini di ragioni. A partire dal fatto che Alameda – ricordiamo, di fatto una creatura della galassia di FTX – controllava un numero irragionevolmente alto della supply chain del token, e che sembrava che il token fosse uno degli asset predominanti all’interno del portafoglio della società, con tutte le perplessità ed i dubbi che questo comporta. Insomma, inizia a diffondersi il dubbio che i bilanci di FTX e Alameda poggino su un castello di carte in equilibrio precario.

Subito dopo la diffusione dei bilanci, 600 milioni di dollari in FTT vengono trasferiti da un wallet sconosciuto su Bilance. E poi proprio l’exchange rivale annuncia: “stiamo chiudendo ogni nostra posizione sul token”.

Sia Alameda che FTX hanno tentato di rassicurare il pubblico, spiegando che il bilancio pubblicato era parziale («non riflette asset per oltre 10 miliardi di dollari», aveva tentato di giustificarsi la CEO di Alameda) e che era stato fatto circolare da alcuni competitor nel tentativo di distruggere la reputazione dell’exchange. Sta di fatto che nelle ore immediatamente successive alla diffusione dei rumor, quasi 600 milioni di dollari in token FTT vengono trasferiti da un wallet sconosciuto su Binance, accendendo ogni campanello d’allarme possibile tra gli investitori. A questo punto diventa evidente che sta per accadere qualcosa di potenzialmente catastrofico.

E, infatti, puntualmente Changpeng Zhao, N.1 di Binance, comunica che alla luce delle rivelazioni diventate di dominio pubblico, la sua azienda ha scelto di liberarsi di tutte le sue posizioni su $FTT, frutto di alcuni investimenti pregressi in FTX. Insomma, quei 600 milioni di dollari nel token dell’azienda rivale appartenevano a Binance.

Il disastro nasce da qui. Le dichiarazioni di Mr.Binance fanno scattare quella che in gergo si chiama Bank Run: i clienti nel panico sono corsi a ritirare tutti i loro fondi dall’exchange di FTX, che non ha avuto altra scelta se non quella di dichiarare uno stato di insolvenza e bloccare i prelievi.

Esatto, come in Mary Poppins

Il tentativo di salvataggio, poi la marcia indietro: “non c’è nulla da salvare”

Morale? Migliaia di clienti di FTX si ritrovano con le loro criptovalute congelate, impossibilitati a ritirarle o scambiarle con altri asset. Vale la pena di sottolineare che in questa fase non sappiamo se, effettivamente, FTX e Alameda si trovavano già in acque estremamente agitate. Di certo c’è che il colpo di grazie, la crisi di liquidità innescata dalla corsa ai prelievi, è stata provocata dalla mossa di Binance.

E paradossalmente, all’inizio era sembrato che il salvagente sarebbe arrivato proprio dall’exchange rivale, interessato a rilevare FTX, risolvere i suoi problemi di liquidità – stimati trai 4 ed 8 miliardi di dollari – e in questo modo proteggere i risparmi degli investitori e la reputazione del settore delle criptovalute.

Ma niente da fare. Dopo l’annuncio di una dichiarazione d’intenti raggiunta da FTX e Binance, quest’ultima  sceglie di tirarsi indietro dopo aver approfondito i bilanci e le pendenze della società. «La situazione di FTX è ben oltre la nostra capacità d’intervento e aiuto», sintetizza Zhao.

Fino a l’altro ieri il fondatore di FTX e Alameda, Sam Bankman-Fried, era considerato uno dei più brillanti imprenditore del settore delle criptovalute e il suo patrimonio era stimato attorno ai 15 miliardi di dollari. Oggi virtualmente non ha più nulla. Tutto in fumo.

Il rischio di un contagio e il tracollo di Solana

Il collasso di FTX ha generato un effetto domino i cui effetti non si sono ancora esauriti. In questo massacro, una delle vittime più illustri è stata Solana, popolare criptovaluta alternativa ad Ethereum.

Ad inizio di questa settimana un SOL veniva scambiato a poco più di 33€, mentre scriviamo questo articolo la criptovaluta è piombata ad un valore di 17,26€, in forte rialzo dopo essere sprofondata a quota 12,7€.

Il motivo si spiega facilmente: sia FTX che Alameda erano due dei più grandi sostenitori della criptovaluta celebre per i tempi fulminii delle transazioni (peraltro con commissioni irrisorie). Il sospetto (più che fondato) è che le due società avrebbero dovuto liquidare quasi interamente le loro posizioni in SOL per ripagare almeno in parte i debiti. Non bastasse, proprio tra ieri e oggi era programmato il termine del periodo di staking di circa 1 miliardo di dollari in Solana. Fondi che erano rimasti congelati ma che ora possono a loro volta essere liquidati, svalutando ulteriormente la criptovaluta.

La rete di Solana viene utilizzata moltissimo anche per il trading di NFT e può contare su una forte e vivace community di appassionati. Inutile dire che il tracollo ha avuto effetti devastanti anche sul mercato dei collezionabili digitali: nella giornata di ieri, temendo il peggio, moltissimi utenti sono corsi sul mercato secondario nel tentativo di disfarsi dei loro NFT e ottenere Solana da convertire in valuta fiat, in modo da ridurre in fretta e furia la loro esposizione. Morale? Il floor price delle principali collezioni di NFT di Solana è crollato verticalmente, provocando ingentissime perdite tra gli investitori più esposti.

Abbiamo lanciato Solana nel 2020, dopo il crollo del mercato e proprio quando gran parte del mondo era in lockdon. Affrontare le condizioni più avverse fa parte del nostro DNA e supereremo, assieme, anche questa sfida

ha scritto Anatoly Yakovenko, co-fondatore di Solana.

Tra gli investitori e gli analisti ora regna il pessimismo più nero. Gli effetti di FTX – probabilmente lungi dall’essere terminati – avranno effetti devastanti sulla reputazione del settore. «La fiducia degli utenti è stata compromessa violentemente», ha detto Changpeng Zhao, il N.1 di Binance. «I governi sottoporranno gli exchange a controlli ancora più ferrei. Sarà più difficile ottenere nuove licenze in tutto il mondo. Ora le persone ritengono che Binance sia la più grande società del settore e ci attaccheranno con ancora più forza. Sarà nostro dovere agire con ancora più scrupoli e trasparenza»