Che la plastica inquini ormai è risaputo, tanto che le soluzioni al problema non mancano tra la sostituzione e il riciclo. Da tempo una delle soluzioni allo smaltimento è quello della plastica compostabile, anche se, recenti studi, hanno mostrato dei difetti nella decomposizione di questi prodotti abbinate a una serie di informazioni confuse e sbagliate fornite a chi utilizza oggetti fatti in questo materiale.
Diversi paesi si stanno impegnando a sostituire tutta la plastica monouso con imballaggi in plastica riciclabile al 100% o compostabili entro il 2025. La plastica compostabile è composta di un materiale realizzato con elementi naturali in grado di decomporsi al 90% in tre mesi senza rilasciare residui tossici una volta messa in un sistema di compost.
La scoperta è stata appena pubblicata da un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra sulla rivista Frontiers in Sustainability. Gli scienziati hanno scoperto, grazie al coinvolgimento di un elevato numero di cittadini inglesi, che il 60% della plastica compostabile non si decompone davvero ma sopravvive inquinando orti, giardini e tutti quegli ambiti in cui viene riutilizzata.
I partecipanti a questo esperimento hanno dovuto cercare eventuali tracce di oggetti di plastica che gli stessi avevano inserito nei propri composter. I dati sono stati raccolti in un periodo di 24 mesi. La scoperta è che la maggior parte delle etichette applicate a questi oggetti presentano informazioni confuse o fuorvianti, spingendo i consumatori a uno smaltimento sbagliato.
Inoltre, questo tipo di plastica risulta incompatibile con la maggior parte dei sistemi di gestione dei rifiuti finendo negli inceneritori o nelle discariche. Il dato più allarmante è che il 60% dei rifiuti in plastica non si era completamente disintegrato.