Dampyr, la recensione: la guerra con il mondo delle tenebre è iniziata

Dampyr, la recensione: la guerra con il mondo delle tenebre è iniziata

Ci addentriamo nella recensione di Dampyr dicendo che mai come in quest’epoca il fumetto e il mondo del cinema sono stati così vicini e sinergici, e questo fenomeno ha portato nel tempo – non solo con le grandi produzioni americane – a far sì che i mezzi si fondassero, con trasposizioni tra cinema, videogiochi e fumetto sempre più frequenti.

Quello che abbiamo visto in anteprima a Lucca Comics & Games 2022, però, ci tocca molto da vicino, perché parliamo di una produzione “nostrana”: Dampyr è il film ispirato all’omonimo fumetto Bonelli Editore uscito nel 2000, prodotto da Eagle Pictures nei cinema a partire dal 28 ottobre 2022. La distribuzione internazionale del film è affidata nientemeno che a Sony.

Secondo le dichiarazioni dello staff di Bonelli, questo è l’inizio di una nuova era, un prodotto che vuole essere fedele ai fan, che difendono l’originalità e la creatività di Bonelli. Ultimo ma non meno importante,

il film di Riccardo Chemello segna il debutto di quello che sarà il Bonelli Cinematic Universe.

Di seguito il trailer pubblicato su YouTube:

La nascita di un eroe

Dampyr, la recensione: la guerra con il mondo delle tenebre è iniziata

Continuiamo la recensione di Dampyr dicendo che la sua storia si apre in un piccolo villaggio letteralmente con la nascita del nostro protagonista, Harlanson di un Maestro della Notte e di una donna umana, che purtroppo morirà di parto subito dopo. La prole nata dall’unione di un umano e di un vampiro, infatti, si chiama Dampyr, e possiede un potere molto temuto. Tuttavia Harlan cresce tra i Balcani non conoscendo né il mondo delle tenebre né i suoi poteri, e la sua vita in povertà viene ridotta a quella di un truffatore da quattro soldi, con l’aiuto del suo caro amico Yuri.

Cambio di scena. La nuova guerra è sempre più vicina, e in una città dove ogni singola persona è stata svuotata del proprio sangue e con i cadaveri accatastati uno sull’altro, e il manipolo di soldati guidati dal comando Kurjak si rende conto che non è qualcosa terreno, ma soprannaturale. Così si mette alla ricerca del Dampyr, e l’incontro tra i due darà vita al resto degli eventi, che non anticiperemo per motivi di spoiler. Sappiate solo che avremo a che fare con diversi personaggi, principali e secondari, davvero molto interessanti, come il vampiro Tesla e l’antagonista assetato di sangue Gorka.

Il film e il cast è di caratura internazionale: la squadra che Chemello aveva a disposizione (al suo debutto in un lungometraggio), vanta personalità come Wade Briggs nei panni di Harlan, David Morrissey (The Walking Dead) nel ruolo dell’antagonista, Frida Gustavsson (Vikings: Valhalla) nel ruolo di Tesla, Stuart Martin (Il Trono di Spade e altri) nel ruolo di Kurjak e Luke Roberts nel ruolo del padre di Harlan (comparso anche in diverse produzioni, come come Pirati dei Caraibi).

La trama di Dampyr, come avrete capito, si dipana in maniera molto classica, senza esagerati colpi di scena, ma con qualche gradita sorpresa qua e là.

Il lavoro di ricerca di Chemello è molto apprezzabile nell’espressività e nell’interiorità dei protagonisti, che sono stati messi uno ad uno sotto la lente d’ingrandimento:

è stato molto diretto e ha reso di facile comprensione le motivazioni che hanno spinto ogni personaggio ad andare avanti nel proprio percorso, nonostante la seconda parte del film acceleri un po’ in questo senso, senza prendere il giusto tempismo narrativo.

Ciò non sarebbe stato possibile senza un’adeguata interpretazione degli attori, che hanno saputo creare una certa affinità con i loro alter ego cinematografici, in particolare Stuart Martin e Frida Gustavsson, di cui è possibile cogliere anche le sfumature più lievi. David Morrissey è perfettamente a suo agio nel ruolo del cattivo e noti quanto si diverta a farlo.

Considerazioni finali

Dampyr, la recensione: la guerra con il mondo delle tenebre è iniziata

Ci avviciniamo alla conclusione della recensione di Dampyr dicendo che

il ritmo del film non è costante, ma come già detto riesce a prendersi il suo tempo, condendo con serietà e dialoghi quando serve, e azione durante i combattimenti.

Ci saremmo potuti aspettare qualcosa di più “gore”, visto il tema, che non sarebbe stato stonato, ma il risultato è più che soddisfacente. Sicuramente un inizio dignitoso per il Bonelli Cinematic Universe, che probabilmente porterà presto nelle sale un seguito di Dampyr, ma soprattutto altri prodotti legati all’editore.

Infine una nota di assoluto merito per il doppiaggio italiano, sempre al meglio delle possibilità. Dampyr è un buon film, un rischio calcolato che porta sullo schermo un fumetto iconico, ma che non figura tra quelli definiti “top”.

Il risultato è un film più che piacevole da vedere, che ricalca alcuni stilemi classici degli anni ’90, e che mette in risalto alcune caratteristiche di Chemello al suo esordio in un lungometraggio.

La performance degli attori è stata più che soddisfacente e sono stati in grado di mostrare l’introspettiva dei loro personaggi in modo molto forte. La trama e gli sviluppi sono abbastanza prevedibili, ma questo non disturberà troppo data l’identità di “Origin Story” del film.

Il film sembra creato apposta per solleticare l’effetto nostalgia del pubblico over 30, il che poi corrisponde perfettamente alla descrizione del lettore bonelliano medio.
Il budget messo in campo è stato di 15 milioni di dollari, che possono sembrare pochi per un cinecomic o un film di intrattenimento di questo tipo.

Dampyr invece fin dall’inizio soffre del classico difetto che hanno i cinecomic nati da poco: un’eccessiva fedeltà all’originale cartaceo.

E si badi che qui si parla non solo e non tanto di una fedeltà narrativa ma soprattutto difetto di natura estetica.

Tutto questo rende l’insieme a tratti spiacevolmente vicino ad un fan-made o comunque ad una produzione di non grande respiro. Per darvi un’idea, la prima cosa che viene in mente guardando Tesla o gli altri succhia-sangue, è il Wolverine dei primi film sugli X-Men, quando Hugh Jackman doveva sottoporsi ad ore intere di make up per avere i capelli esattamente come quelli del personaggio dei fumetti.

Solo dopo si è capito che in fin dei conti renerlo più verosimile era l’unica chiave per farlo funzionare. Qui invece tra guardare da serata a tema, vampiri della pettinatura perfetta e meches improbabili, la sospensione dell’incredulità generata dal film diventa sempre più faticosa, l’insieme artificioso e prevedibile.

Un po’ dei difetti abbiamo già parlato ma bisogna anche ribadire che una delle scelte migliori è stato il casting che è a dir poco perfetto, tanto nei ruoli principali quanto in quelli secondari. Wade Briggs non sarà Ralph Fiennes (che ha interpretato un ruolo simile se ci pensate…), ma riesce a calarsi perfettamente nella parte, ha la faccia giusta, l’espressività e soprattutto presenza scenica. Una menzione speciale va anche a Stuart Martin e a Gustavsson, che hanno una chimica davvero niente male.

Dampyr in qualche modo sembra quasi mettersi in competizione con il Dracula di Bram Stoker chiaramente senza poterne raggiungere la potenza delle sue immagini e dialoghi. A questo proposito avrà giocato un ruolo fondamentale una sceneggiatura un po’ acerba in alcuni punti ma con il giusto livello di creatività e sfrutta al meglio ogni possibile appiglio dell’originale cartaceo.

In definitiva Dampyr è godibile come film e come primo approccio a questo genere in maniera abbastanza coraggiosa, si spera che sia un inizio per portare nuova vita ad un cinema italiano che non ha molte nuove sfide da affrontare. Come fumetto Dampyr può sembrare una delle scelte meno audaci ma in realtà è il primo passo per creare un nuovo filone cinematografico.

Andor - episodio 7, la recensione: una questione personale
76
Dampyr
Recensione di Laura Della Corte

Concludiamo la recensione di Dampyr dicendo che la verità è che a volte si riscontra poca sensibilità verso i gusti del pubblico e verso un cinema più "veritiero" basti pensare a Diabolik dei Manetti Bros. Le serie tv hanno dimostrato in questo senso molta più libertà con maggior creativa e possibilità. Dampyr ha osato ma non fino in fondo e questo forse è il difetto più grande.

ME GUSTA
  • Il film di Riccardo Chemello segna il debutto di quello che sarà il Bonelli Cinematic Universe.
  • Il lavoro di ricerca di Chemello è molto apprezzabile nell'espressività e nell'interiorità dei protagonisti, che sono stati messi uno ad uno sotto la lente d'ingrandimento.
FAIL
  • Dampyr invece fin dall'inizio soffre del classico difetto che hanno i cinecomic nati da poco: un'eccessiva fedeltà all'originale cartaceo.