«Autopilot non è una vera guida autonoma, ma Tesla la pubblicizza come tale». La casa automobilistica di Elon Musk, neo-proprietario di Twitter, è ancora una volta nei guai: il Dipartimento di Giustizia del governo americano ha aperto un’indagine su Tesla e sulla sua presunta responsabilità in alcuni incidenti mortali che hanno coinvolto i suoi veicoli.

È la più grave indagine in cui è stata coinvolta Tesla. I dirigenti della compagnia rischiano di doverne rispondere penalmente.

La tesi è che Tesla abbia creato un falso senso di sicurezza nei proprietari dei suoi veicoli, illudendoli che le loro vetture siano effettivamente in grado di pilotarsi da sole. Questo fraintendimento indotto dei limiti di Autopilot, sostiene il Dipartimento di Giustizia, avrebbe causato diversi incidenti, di cui alcuni con esito fatale.

Barbara McQuade, giurista esperta in materia di pubblicità ingannevoli, spiega che per arrivare ad una responsabilità penale, sarebbe necessario che l’accusa riesca a mettere le mani su email interne (o altro materiale) che provi al di là di ogni possibile dubbio che i dirigenti avessero l’intenzione di fuorviare il pubblico.

Peraltro, seppur la più grave fino ad ora, quella del Dipartimento di Giustizia è soltanto una delle tante indagini aperte su questo argomento. Anche la NHTSA – l’agenzia federale che si occupa di sicurezza stradale – sta investigando su Autopilot e FSD, il pacchetto optional di Tesla che offre una serie di funzioni di guida semiautonoma avanzata.

Le autorità statali della California hanno da alcuni mesi aperto un’altra istruttoria. L’accusa è sempre las tessa: Tesla avrebbe ingannato i consumatori, pubblicizzando Autopilot come un software dotato di funzionalità di guida autonoma completa.