Boris 4, la recensione: noi siamo il contrario di Re Mida

boris 4

All’inizio di questo di millennio il mondo cambiò radicalmente grazie all’avvento del digitale. Cominciò tutto piano piano con quel processo di globalizzazione che ci portò i modem, i forum online, MSN, le reti private, la pirateria, fino al simulcast. Insomma, gli strumenti di quella rivoluzione che ha finito per connettere tutto il mondo. Questo portò a nuovi linguaggi e nuovi modi interpretare e raccontare una realtà caratterizzata da un’improvvisa vicinanza del futuro. Un futuro che più che altro proveniva dall’America e di certo non da noi, che l’America ce la siamo inventati talmente tanto bene da avergli donato ogni stralcio rimasto della nostra creatività. In un momento di così grande fermento l’Italia non era infatti paradossalmente in grado di raccontare il nuovo mondo e se stessa, stroncata da un sistema televisivo e cinematografico chiusi e da uno politico ancora intento a specchiarsi nel suo io degli anni ’90. Ecco, in quella desolazione affiorò un’idea, quella di Luca Manzi e Carlo Mazzotta, che cambiò tutto per sempre e che ora, 15 anni dopo, anche se con quegli Americani si è alleata, forse lo farà di nuovo.

Nella recensione di Boris 4, disponibile completa dal 26 ottobre su Disney Plus (otto episodi), vi parliamo di un piccolo miracolo televisivo che è riuscito a fare centro ancora una volta, come ha sempre fatto fin dal momento della sua prima stagione, andata in onda su Fox nel 2007, anche a dispetto di una stanca di cui alcuni di noi l’avevano accusata nel momento dell’uscita della terza stagione e del film.

Sfido ora chiunque a disprezzarne la qualità.

La creatura perfetta scritta da Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre ci ripagò all’epoca di tutte le sitcom obsolete, gli sceneggiati tenuti in vita con il respiratore e le attese folli che servivano ai metodi (il)legali per farci vedere mezzora di una puntata di una serie andata in onda dall’altra parte del mondo. Non solo, per quelli della mia generazione è stato anche un laboratorio di formazione in grado di farci scoprire la grande commedia all’italiana e contemporaneamente darci un’idea di cosa era l’Italia che abitavamo o che stavamo per abitare.

Eravamo connessi anche noi con il futuro e con noi stessi.

Il successo della “fuoriserie italiana” negli anni si consolidò, vivendo una seconda giovinezza nel momento del suo passaggio su Netflix, durante il quale i suoi personaggi, tormentoni, situazioni e gag vinsero la propria sfida con il tempo divenendo nuovamente di uso comune, protagonisti di meme, GIF e di tutte le meravigliose piccole diavolerie che infestano le nostre vite.

D’altronde la grande lezione di Boris è che noi siamo, tragicamente, rimasti sempre gli stessi, nonostante ogni cambiamento possibile.

Tra l’altro questo era anche uno dei motivi che faceva sperare che la serie potesse scrivere un altro capitolo della sua vita oltre quella cortina di ferro che separa la nostra società all inclusive, super connessa, moralmente corretta e ultra controllata (ancora più piena di problemi rispetto a prima) da quella dove era nata originariamente.

La morte ormai non sta più fuori, balla a tempo delle musichette nei salotti del nostro Paese.

L’inferno praticamente.

Ma potevano Vendruscolo, Ciarrapico (e Torre) sottrarsi dal raccontarlo? Dopo tutto “l’inferno è pieno di quarte stagioni.

 

L’Algoritmo

Alessandro non è più lo stagista di regia che scodinzolava dietro ad Arianna per i set sgangherati gestiti dalla Rete, terrorizzati dalla presenza di divi vari, eventuali e raccomandati e invano tenuti insieme dal regista sognatore René Ferretti.

Ora il ragazzo s’è fatto uomo (per modo di dire) e lavora per una delle più importanti piattaforme streaming che operano in Europa dall’America. Il suo compito è quello di selezionare i progetti più adatti da presentare ai piani alti per poi rimettersi al giudizio inesorabile dell’Algoritmo.

La nuova divinità dell’intrattenimento moderno.

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Non a caso si rivolgono a lui le due case di produzione So Not Italian Production e Qualità Qualità Qualità, fondate, rispettivamente, da Stanis e Corinna e da Lopez e “suo zio”, i quali hanno radunato tutta la vecchia banda per iniziare le riprese prima ancora di aver ricevuto il famigerato Lock, ovvero il brevetto d’ordinanza per conquistarsi la tanto sperata finestrella.

Il progetto che hanno in mente è Vita di Gesù, una serie storica tutta italiana per riscattare il mondo dell’intrattenimento del Bel Paese, oppure per pagare dei buffi o rientrare di 300 sacchi.

Le solite cose, tutto è cambiato, ma tutto è rimasto lo stesso, come volevasi dimostrare.

Ce la faranno?

In splendida forma

La prima cosa da dire è che Boris 4 fa ridere, tantissimo.

Funziona tutto, dall’autocitazionismo (non è roba scontata visto che nel 99,9% dei casi è sinonimo di encefalogramma piatto) alla creazione di nuovi tormentoni (c’è della roba splendida) fino alla chimica ritrovata e, anzi, potenziata dello straordinario cast. Imprescindibile è stato il ritorno in blocco del gruppo storico composto da Alessandro TiberiFrancesco PannofinoCaterina GuzzantiCarolina CrescentiniPietro Sermonti, Antonio Catania, Paolo Calabresi, Carlo De RuggieriNinni Bruschetta, Luca ArmosinoMassimo De LorenzoValerio Aprea, Andrea Sartoretti Alberto Di Stasio, Corrado Guzzanti, Giorgio Tirabassi, Karin Proia, Eugenia Costantini, Massimiliano Bruno e via dicendo.

Si, perché la seconda cosa da dire è che la quarta stagione riesce splendidamente a superare ogni dubbio di stanca grazie all’amore che ha per i suoi personaggi, che sono anche le persone che hanno fatto parte della troupe (non c’è mai stata una netta separazione tra chi era dietro e davanti le camere). Molto toccanti sono infatti i tributi a Mattia Torre (cucito a pennello su uno dei suoi migliori amici presenti sul set), ma anche alla Itala di Roberta Fiorentini.

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Il fan service c’è, ma era inevitabile, così come anche l’effetto nostalgia, però trattati anche loro con l’ironia tipica di Boris: nera, ma mai oltre il limite. Questo le permette di non snaturarsi neanche quando parla di sè.

È però sempre quando rivolge lo sguardo verso ciò che lo circonda che la fuoriserie da il meglio, stavolta bersagliando in particolar modo la morte della creatività mascherata dalla fugacità dei trend e dalla volubilità dell’Algoritmo, il complottismo, le derive e le deformazioni più becere della propaganda politica, anche americana, l’ipocrisia dietro l’inclusività ad ogni costo, il femminismo, il moralismo, ecc… Poi vabbé i soliti nepotismi, corruzione, mentalità “un tanto al chilo” e cose varie.

Un universo in cui siamo sempre sia vittime che carnefici, schiavi e fautori delle nostre miserie. Simpatici, furbi e in fondo così romantici e mammoni da non poter guardare la vita da occhi che non siano quelli del cuore.

“Io gli sparo a sto futuro”

E allora come possiamo convivere con un futuro che ci vuole così diversi?

Un futuro in cui non se capisce più niente, in cui San Marco è cinese, San Tommaso è nero, Giuda è omosessuale, Gesù è contro la famiglia e in cui persino i mafiosi non si vogliono invischiare nel mondo del cinema perché è troppo cinico e violento, pure per loro.

Si deve divenire dei fuorilegge, traditori delle nostre stesse regole.

boris 4

Bellissima l’idea di prendere come metafora di questo punto di vista, necessario per trovare un nuovo modo per esprimersi, in un adattamento del testo biblico. Una vera rielaborazione autoriale, un reale revisionismo storico (ucronia, authenticity) di una serie che ci urla in faccia come un altro futuro non è possibile, perché non siamo in grado di cambiare. Ennesima idiosincrasia di un Paese che deve tradirsi per guardare avanti, per sperare in qualcosa di meglio. Noi siamo il contrario di Re Mida, dobbiamo prendere le parti di chi ci vuole uccidere per fare il nostro bene.

Boris 4 è un altro gioiello, in cui Vendruscolo e Ciarrapico mettono tutta la loro intelligenza, il loro amore e anche la loro anarchia (a livello strutturale la stagione ha dei difetti, soprattutto nell’equilibrio della costruzione delle storie dei personaggi, ma chi se ne frega). Se vuoi fare la rivoluzione l’esempio lo devi dare te per primo. Di certo non c’è nessun Algoritmo da accontentare. Grazie, ci vediamo per una quinta? Dopo l’inferno che ci sta?

La quarta stagione di Boris è disponibile dal 26 ottobre su Disney Plus.

85
Boris
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

La quarta stagione di Boris, scritta da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, fa il miracolo e rinnova il percorso della fuoriserie italiana più famosa di sempre, riuscendo a raccontare ancora una volta, con la sua inimitabile ironia, le idiosincrasie italiane nel mondo moderno. Il cast funziona alla perfezione, sia nelle prove individuali che nel suo insieme, e sono meravigliosi i ricordi dedicati a chi non c'è più. Ci sono tutti i vecchi tormentoni, ma ci sono anche tante cose nuove, e tutto fa ridere e tutto funziona. Poco altro da dire, forse la rifanno veramente la rivoluzione.

ME GUSTA
  • Boris non ha perso nulla della sua ironia.
  • La chimica tra il cast è ancora splendida e tutti sono in forma smagliante.
  • Meraviglioso come ricorda la sua storia e chi ne ha fatto parte.
  • Ancora una volta riesce perfettamente a raccontare le idiosincrasie italiane.
FAIL
  • Non c'è un equilibrio perfetto nella struttura narrativa.
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