La pasta è l’alimento più amato dagli italiani con un pro capite di oltre 23 chilogrammi all’anno e una produzione che supera le 3,6 milioni di tonnellate. Allo stesso tempo, però, gioca un ruolo fondamentale nel cambiamento culturale che ruota attorno alla sostenibilità.
Lungo tutta la filiera di produzione le industrie italiane della pasta investono in ricerca e sviluppo, ogni anno, in media il 10% del proprio fatturato per rendere la produzione sempre più sicura e sostenibile dal punto di vista ambientale.
Siamo in grado di essere sostenibili ma le imprese non possono fare tutto da sole. Con i costi delle bollette alle stelle dobbiamo trovare soluzioni concrete, perché la pasta non può mancare sulla tavola degli italiani. Serve la collaborazione del governo affinché ci aiuti a trovare sostegni per favorire la liquidità e la capacità di investimento.
Mario Piccialuti, direttore di Unione Italiana Food
Per una porzione di pasta di 80 grammi vengono prodotti appena 150 grammi di anidride carbonica (una riduzione di circa il 21%), mentre gli investimenti hanno permesso di ridurre il consumo di acqua del 20% negli ultimi anni. Per 1 chilogrammo di pasta si consumano appena 3 litri d’acqua. Contemporaneamente il 95% dei rifiuti vengono recuperati.
Tra il 2013 e il 2019 sono stati risparmiati 270’000 metri cubi d’acqua, 69 milioni di chilogrammi di anidride carbonica e recuperati 19’500’000 chilogrammi di rifiuti. Alcuni pastifici, inoltre, fanno ricorso a packaging compostabile ottenuto da componenti biodegradabili.