54’000 anni fa nella Siberia meridionale, vivevano un padre con la figlia adolescente e due parenti, probabilmente una zia e un cugino, all’interno di un gruppo formato da 13 individui. Questo è il primo ritratto di una famiglia Neanderthal ottenuto grazie all’analisi del DNA e della tecnica messa a punto dal vincitore del Premio Nobel per la Medicina Svante Paabo.
Proprio Paabo è fra gli autori della scoperta pubblicata sulla rivista Nature e coordinata dal suo laboratorio presso l’Istituto tedesco Max Planck di Genetica evoluzionistica di Lipsia a cui ha contribuito anche l’Università di Bologna. La ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia è stata possibile grazie al più importante lavoro di sequenziamento genetico che, fino a ora, era stato possibile effettuare solo su 18 individui.
Un passo avanti è stato possibile grazie ai resti scoperti nel Sud della Siberia, sui Monti Altai, in due grotte chiamate Chagyrskaya e Okladnikov, dove un gruppo di ricerca coordinato da Laurits Skov è riuscito a estrarre frammenti di genoma di 13 Neanderthal: 7 uomini e 6 donne, di cui 5 erano bambini o adolescenti, vissuti tra i 51’000 e i 54’000 anni fa. quattro di questi individui erano imparentati tra di loro: padre, figlia e due parenti di secondo grado, forse zia e cugino.
Il fatto che vivessero nello stesso momento è molto eccitante. Ciò significa che probabilmente provenivano dalla stessa comunità sociale e, per la prima volta possiamo usare la genetica per studiare l’organizzazione sociale di una comunità di Neandertal.
Laurits Skov
I dati genetici suggeriscono che le donne si spostavano di più dal gruppo originario verso altre comunità, mentre gli uomini erano più stanziali.