Nel 1881 un team di archeologi ha ritrovato un cranio umano in una grotta vicino a Mladeč, un villaggio dell’attuale Repubblica Ceca. I resti vennero attribuiti a un uomo vissuto durante il paleolitico, circa 29’000 anni fa. Un’analisi più approfondita e un confronto con altri teschi rinvenuti nello stesso luogo ha permesso di determinare che i resti appartenevano a una ragazza di 17 anni vissuta nell’Aurignaziano, un periodo del Paleolitico Superiore che va dai 43’000 ai 26’000 anni fa.
Un gruppo di studiosi ha creato una copia digitale di quello che, probabilmente, era il volto della ragazza, basandosi sulle informazioni raccolte nei primi scavi alla fine dell’Ottocento e dalle ricostruzioni effettuate negli anni 30 del secolo successivo che, però, erano imprecise a causa della tecnologia limitata dell’epoca. Lo studio è stato pubblicato in un libro online dal titolo “The Forensic Facial Approach to the Skull Mladeč 1“.
La mancanza della mandibola non ha permesso di ricostruire l’intero volto, ma i dati mancanti sono stati integrati dai ricercatori sulla base dei dati ottenuti dalle TAC di 200 umani moderni e di individui appartenuti a popolazioni Europee, Asiatiche e Africane.
Nel nostro caso abbiamo presentato due ricostruzioni: una più semplice e scientifica, in bianco e nero, in cui la ragazza ha gli occhi chiusi ed è senza capelli; l’altra più soggettiva, a colori e con peli e capelli.
Cicero Moraes, coordinatore dello studio