Romulus II La guerra per Roma, la recensione: alle origini del mito

Romulus II: La guerra per Roma, la recensione:

Iniziamo la recensione di Romulus II: La guerra per Roma dicendo che l’appuntamento con gli 8 nuovi episodi è dal 21 ottobre su Sky e NOW in streaming. La serie è prodotta da Sky, Cattleya e Groenlandia in collaborazione con ITV Studios e sarà la più sostenibile delle produzioni italiane Sky Original, in linea con l’impegno del gruppo Sky che con la campagna Sky Zero punta a essere la prima media azienda in Europa a diventare Net Zero Carbon entro il 2030.

Nei nuovi episodi di Romulus ritroveremo Yemos e Wiros che, uniti come fratelli, hanno fondato la loro città e l’hanno consacrata a Rumia.

Roma e i suoi due re diventano presto un simbolo di libertà e accoglienza, ma accendono l’attenzione di un nemico potente: Titos Tatios, il re dei Sabini.

Non mancano le novità negli 8 episodi della seconda stagione della serie Sky Original. Accanto ai confermati protagonisti Andrea Arcangeli (Yemos), Marianna Fontana (Ilia) e Francesco Di Napoli (Wiros), troviamo Valentina Bellè (Dolceroma, L’uomo del labirinto, Catch-22) che sarà Ersilia, a capo delle sacerdotesse sabine.

Emanuele Maria Di Stefano (Siccità) interpreterà il re dei Sabini Tito Tazio, figlio del Dio Sancos, il più potente nemico di Roma; Max Malatesta (Favolacce, Il primo Re) sarà Sabos, consigliere e braccio destro del re dei Sabini; Ludovica Nasti (L’amica geniale) vestirà i panni di Vibia, la più giovane fra le sacerdotesse Sabine; mentre Giancarlo Commare (Skam Italia, Maschile singolare, La Belva) sarà Atys, il giovane re di Satricum. Sul set dei nuovi episodi anche Sergio Romano (Amulius), Demetra Avincola (Deftri), Vanessa Scalera (Silvia), già nel cast della prima stagione.

Girata interamente in protolatino come la prima stagione (che nonostante questo ITV Studios è riuscito a vendere alla regia Matteo Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, già registi della prima stagione, cui si aggiunge Francesca Mazzoleni), alla sceneggiatura tornano Filippo Gravino (Veloce come il vento, Alaska, Fiore, Il primo re) e Guido Iuculano (Una vita tranquilla, Tutto può succedere, Questione di cuore, Alaska), cui si uniscono nella stanza degli scrittori Flaminia Gressi (Bella da morire, Noi) e Federico Gnesini (Lo spietato, Rosy Abate: La Serie). Di seguito il trailer pubblicato su YouTube:

Chi prenderà il nome di Romulus?

Romulus II: La guerra per Roma, la recensione: alle origini del mito

La seconda stagione di Romulus si apre sotto il segno della speranza. Yemos e Wiros sono entrati a Velia non con la violenza, ma con l’autorità di chi ha liberato Alba e ucciso il traditore Amulius. Con loro ci sono Ilia, Deftri, l’intero popolo dei Ruminales, ma anche un gran numero di latini in cerca di un nuovo inizio e di una nuova patria.

Figli della Lupa e di Silvia, fratelli per scelta e destino, Yemos e Wiros sono proclamati re di una nuova città consacrata a Rumia: il suo nome è Roma e sorgerà al posto della vecchia Velia, una città fondata non sul sangue e sulla vendetta, ma sulla giustizia e sulla pace, una promessa di fratellanza e riscatto sociale per tutti.

Ma in un mondo arcaico fatto di sopraffazione e violenza, dove dèi e uomini potrebbero voler esercitare la loro forza, promesse come quelle di Roma sono difficili da mantenere. E la prima grande prova che i due re si trovano ad affrontare ha il nome di Cures, città sacra del popolo dei Sabini.

Tito Tazio, giovanissimo re dei Sabini, figlio del dio Sancos, temuto e venerato dal suo popolo, temendo l’espansione del regno oltre i confini, invita i due re per un rito che si rivelerà un’imboscata volta alla sottomissione. In questa terra inospitale, Yemos e Wiros strapperanno al re le sacerdotesse Sabine, a lui molto care, in un gesto sacrilego ma inevitabile.

Quando i Sabini invadono il Lazio per reclamare le donne, Yemos e Wiros restano fermi sulle loro posizioni ma di fronte a guerra e distruzione il loro sodalizio inizia a mostrare i segni di una crisi imminente, perché a Roma può esserci un solo re.

I Sabini

Romulus II: La guerra per Roma, la recensione: alle origini del mito

Il re dei Sabini è Tito Tazio, figlio del dio Sancos. È idolatrato e paventato dal suo popolo. Come accennato, Tito invita i due re di Roma nella propria città, perché ha paura che loro possono espandersi troppo. Questo invito, però, si trasforma in una trappola per ghermirli.

In tutta risposta Wiros e Yemos, decideranno di rapire le sacerdotesse Sabine, un gesto apertamente di sfida. Tito e i propri soldati entrano nel Lazio per riavere indietro le donne ma Wiros e Yemos non cambiano idea. Quindi tra Sabini e Ruminales si apre un futuro di guerra. Tra i due re, inoltre, scoppia una crisi, perché Roma può avere un re solo.

Matteo Rovere, il regista e sceneggiatore della serie, in questa seconda stagione si è impegnato affinché i personaggi risultino arricchiti di altre caratteristiche e per mostrare più sfaccettature del loro carattere.

Hanno lavorato, poi, sul potenziamento dell’emotività, non dimenticando l’elemento arcaico. Inoltre, gli sceneggiatori hanno dato molto più spazio all’aspetto della spettacolarità, molto atteso dai fan della serie. Non solo, si sono soffermati principalmente sulla fondazione e sul mito di Roma. Sottolineando quando era forte la presenza del maschio e dell’oscurità.

L’antagonista tende sempre ad essere lo straniero, come mistero e ambiguità, ciò che nella mitologia è il Ratto delle Sabine. Da lì hanno iniziato a dipanare la nuova stagione. Si vede una vera e propria riflessione su cos’è la guerra e cos’è la crisi in un momento storico in cui non si aveva la consapevolezza del concetto di guerra fino in fondo.

Tuttavia si trattava di qualcosa che generava nella società una rottura e a questo proposito il Mito di Romolo e Remo è venuto in soccorso, perché è una crisi dalla quale si esce attraverso il sangue. Al momento dell’inizio della prima stagione in molti si sono chiesti: ma perché si chiama Romulus una serie che non presenta un personaggio con questo nome? La risposta arriverà con questa nuova stagione, e bisognerà capire chi di loro sarà il nuovo Re.

Concludiamo la recensione di Romulus II: La guerra per Roma dicendo che c’è stata una forte maturazione rispetto alla prima stagione in termini di narrazione e profondità di personaggi ma riprendendo tutti quegli elementi chiave che avevano creato un grosso seguito dalla prima stagione. Matteo Rovere in un certo senso ha voluto superare se stesso e puntare molto in alto con questo nuovo progetto ed è il giusto modo di interfacciarsi se si vuole creare qualcosa di mai visto prima.

Per usare delle parole della conferenza stampa, questa è una serie molto figlia del cinema, e i produttori hanno voluto avvicinarci di più alla leggenda mettendo in piedi una stagione con una componente emozionale molto alta.

Il protolatino era un’idea da matti, già dalla prima stagione, ma i quaranta paesi che hanno comprato la serie l’hanno doppiata ma anche sottotitolata e, come in Italia, si è creato un fenomeno mondiale impensabile anche solo fino a cinque fa. Si sta creando infatti un mercato mondiale del sottotitolato che ci si avvicina maggiormente alla recitazione e al suono della lingua.

Se ci pensate poi tutti i grandi del passato (e non solo) hanno puntato sull’avere una propria lingua all’interno della propria creazione. Si pensi alla lezione di Game of Thrones, alla precedente di Tolkien… E’ chiaramente un azzardo farlo ma rende sicuramente la storia affascinante e veritiera.

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79
Romulus II: La guerra per Roma
Recensione di Laura Della Corte

Concludiamo la recensione di Romulus II: La guerra per Roma con una certezza: la serie è andata fortemente a crescere e ha puntato su tutti i suoi punti di forza per farlo. Inoltre si è puntato sul fattore emozionale in modo molto intelligente portando la storia a una nuova interessante profondità.

ME GUSTA
  • Figli della Lupa e di Silvia, fratelli per scelta e destino, Yemos e Wiros sono proclamati re di una nuova città consacrata a Rumia: il suo nome è Roma e sorgerà al posto della vecchia Velia, una città fondata non sul sangue e sulla vendetta, ma sulla giustizia e sulla pace, una promessa di fratellanza e riscatto sociale per tutti.
  • Quando i Sabini invadono il Lazio per reclamare le donne, Yemos e Wiros restano fermi sulle loro posizioni ma di fronte a guerra e distruzione il loro sodalizio inizia a mostrare i segni di una crisi imminente, perché a Roma può esserci un solo re.
  • Gli sceneggiatori hanno dato molto più spazio all'aspetto della spettacolarità, molto atteso dai fan della serie. Non solo, si sono soffermati principalmente sulla fondazione e sul mito di Roma. Sottolineando quando era forte la presenza del maschio e dell'oscurità.
FAIL
  • Rimane sempre la difficoltà del protolatino che non è per tutti.
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