Disturbi alimentari: differenze emotive nei pazienti

disturbi alimentari

Le persone che soffrono di bulimia nervosa e anoressia nervosa o di altri disturbi alimentari hanno spesso maggiore difficoltà a gestire le emozioni. Cosa vuol dire saper regolare le emozioni? Significa avere le abilità di regolare l’intensità, la durata e la tipologia di emozione affiancando strategie cognitive e di comportamento. Queste ultime si dividono in adattive o disadattive. Le seconde sono associate in modo stretto con il funzionamento dei disturbi mentali.

Pare che le strategie disadattive aiutano a regolare l’emotività riducendo le emozioni negative e aumentando le positive. Coloro che hanno disturbi alimentari possono esprimere le emozioni in modo diverso da quelli sani. È stato attestato che pazienti adolescenti con disturbi alimentari e depressione in comorbidità hanno un numero maggiore di sintomi relativi a disturbi alimentari. Ciò rispetto a pazienti con disturbi d’ansia.

I pazienti affetti da disturbi alimentari hanno grandi difficoltà nel mettere in atto strategie per la regolazione emotiva. Se sono presenti anche disturbi d’ansia o di depressione, allora è ancor più difficile. Gli adolescenti con disturbi alimentari hanno maggiori difficoltà nella gestione delle emozioni rispetto a quelli sani. Lo studio svolto ha scoperto che gli adolescenti con disturbi alimentari usano più strategie disadattive rispetto alle persone senza disturbi alimentari.

Lo studio ha preso in esame 197 femmine dai 12 ai 20 anni. Di queste, 118 partecipanti hanno ricevuto una diagnosi di anoressia nervosa e 32 di bulimia nervosa. Poi c’era un gruppo di controllo con 47 individui senza disturbi alimentari. Ecco che i risultati hanno dimostrato che gli adolescenti con disturbi alimentari hanno usato maggiori strategie disadattive. La regolazione dell’ansia è difficile da parte degli adolescenti, ma lo è indipendentemente dal fatto che soffrano di disturbi alimentari. Sarebbe utile ripetere il test con campioni sperimentali (con disturbi alimentari) e di controllo (senza disturbi alimentari). Inoltre, lo studio si è soffermato su ansia, tristezza e rabbia, quindi sarebbe preferibile elargire la prova anche su altre emozioni.

 

 

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