Slow Food vuole salvare i pascoli e i prati stabili

Un’azienda agricola è un elemento fondamentale per la produzione di cibo, ma lo è anche nell’affrontare le problematiche del cambiamento climatico, della salute e della biodiversità. Nell’ultima Assemblea sull’Ambiente, anche l’Onu ha approvato una risoluzione in cui si riconosce la connessione tra ambiente, benessere degli animali e sviluppo sostenibile.

Per molto tempo il benessere degli animali è stato considerato un tema isolato, ma che, secondo Slow Food, va considerato in relazione ad altri aspetti. L’associazione promuove l’agroecologia, in cui si limita allo stretto necessario l’uso di sostanze chimiche sintetiche nei trattamenti e nei farmaci, privilegia le energie rinnovabili. Inoltre, si punta alla conservazione dei paesaggi agrari, riducendo l’impatto delle strutture edilizie.

Slow Food ha lanciato una sfida per combattere la scomparsa dei prati stabili e dei pascoli, ovvero quelli che non sono seminati ma presentano una ricchezza di biodiversità naturale. Lo scopo del progetto è quello di valorizzare i prodotti ottenuti dall’allevamento di animali al pascolo o alimentati con foraggi e fieni raccolti da prati naturali. La corretta gestione di un pascolo è importante per un allevamento sostenibile e per la salute dell’ecosistema.

I prati stabili sono diversi da quelli seminati. Questi ultimi presentano una sola essenza, a differenza di quelli naturali che sono ricchi di decine di erbe diverse: in pianura e in collina se ne possono trovare dalle 20 alle 30, mentre in alta montagna si può addirittura arrivare a un centinaio. Le superfici di questi prati, però, si sta riducendo sempre di più da circa 60 anni, quando è cambiato il modo di coltivazione e di allevamento. L’obiettivo dell’associazione è quindi quello di invertire questo trend.

È incredibile quanti effetti positivi abbia un prato stabile, sul clima, sugli animali, sulla biodiversità e naturalmente sulla salute dell’uomo. Quello appena presentato è un progetto a medio-lungo termine, perché per rigenerare un prato ci vogliono anni e noi vogliamo coinvolgere chi è interessato a creare, o rinnovare, un prato che oggi stabile non è. Lo potremo fare anche grazie ai partner che ci accompagnano in questa avventura.

Serena Milano, direttrice generale di Slow Food Italia

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