Elettricità limitata: Gaza guida la rivoluzione solare
Il 20% delle famiglie si affida all'energia solare poiché le autorità non possono fornire più di 12 ore di elettricità al giorno

Nella Striscia di Gaza le autorità, controllate dal movimento islamista Hamas, non riescono a fornire energia elettrica per più di 12 ore al giorno. L’enclave palestinese è sottoposta al blocco israeliano dal 2007 ed è servita da una sola centrale elettrica che, però, ha subito diversi danni a causa dei numerosi conflitti. Parte della popolazione si affida così all’energia solare per ottenere l’indipendenza energetica.
Negli ultimi anni è aumentato il numero di pannelli solari a Gaza. Secondo la rivista Energy, Sustainability and Society il 20% delle famiglie si affida all’energia solare. La transizione energetica è possibile grazie a finanziamenti che arrivano da donatori stranieri, poiché, secondo le Nazioni Unite, circa l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari e non tutti hanno i mezzi per affrontare questo passaggio.
La maggior parte dei pannelli installati a Gaza provengono dalla Cina e, per quanto con una manutenzione minima possono durare diversi anni, le batterie devono essere sostituite ogni due o tre anni.
Negli ultimi due anni, gli imprenditori si sono rivolti all’energia solare perché consente di risparmiare denaro ed è un investimento redditizio.
Shehab Hussein, ingegnere dell’azienda locale di kit solari MegaPower
Per quanto l’installazione di pannelli standard per il riscaldamento dell’acqua sia facile, è difficile riuscire a importare tecnologie più sofisticate, in modo particolare a causa delle restrizioni imposte da Israele e dall’Egitto, che controllano i punti di ingresso di Gaza.