Il Premio Nobel per la Chimica quest’anno è andato a tre scienziati, due di origine statuintense e uno di origine danese, Carolyn R. Bertozzi, Morten Meldal e K. Barry Sharpless per le loro scoperte nel settore della click chemistry (o chimica a scatto) e la chimica biortogonale. Sharpless è, inoltre, il quinto scienziato al mondo ad aver ricevuto il premio due volte.
Il lavoro che è valso loro il Nobel riguarda la semplificazione di processi chimici difficili. Sharpless e Meldal hanno gettato le basi per la click chemistry, una forma funzionale di chimica in cui blocchi molecolari vengono legati tra loro in modo efficiente e rapido, mentre Bertozzi ha applicato questo metodo agli organismi viventi.
Questo tipo di approccio può permettere una semplificazione nei processi chimici che portano alla sintesi in laboratorio di molecole complesse, come, per esempio, quelle usate in ambito farmaceutico che, normalmente, possono richiedere un processo lungo e complesso per essere prodotte.
Nel 2000 è nato, così, il concetto di click chemistry, un tipo di approccio cui le reazioni chimiche avvengono rapidamente e senza la produzione di sottoprodotti indesiderati. Successivamente sia Meldal che Sharpless, in modo indipendente, hanno presentato quello che oggi è il punto di forza di questo approccio, ovvero la cicloaddizione azide-alchino catalizzata dal rame, una reazione ormai ampiamente usata soprattutto nel settore farmaceutico.
Carolyn Bertozzi ha poi portato la click chemistry a un nuovo livello, sfruttandola per mappare i glicani, importanti e sfuggenti biomolecole sulla superficie cellulare sviluppando reazioni biortogonali che possono essere effettuate all’interno degli organismi viventi senza, però, interrompere le altre reazioni che avvengono normalmente nelle cellule.
Questo tipo di reazioni sono ora comunemente usate per tracciare i processi biologici e migliorare il targeting dei farmaci.