Lo “State of the world birds” è il più importante rapporto al mondo che ha analizzato ben 11mila specie di uccelli. Quasi la metà degli uccelli mondiali è in declino e soltanto il 6% è in aumento. Le minacce principali sono l’intensificazione dell’agricoltura e riguardano il 73% di tutte le specie minacciate.

Il declino del 57% invece è causato dall’uso di prodotti agrochimici e la conversione dei pascoli in terreni coltivati. Altro problema sono il disboscamento e la gestione forestale non sostenibili. La perdita di più di 7 milioni di ettari di foresta ha un impatto sulla metà delle specie mondiali di uccelli in pericolo. Altro pericoloso fattore è il cambiamento climatico che colpisce il 34% di specie.

Il rapporto chiude con una considerazione importante, quella di seguire la conservazione, la salvaguardia degli uccelli e la biodiversità. È da considerare anche il ripristino degli ecosistemi danneggiati. Le Aree Importanti per gli uccelli e la biodiversità (Iba) sono più di 13.600. Esse sono usate per designare aree protette. Dal 2013 ben 726 specie di uccelli minacciate hanno tratto vantaggio dall’iniziativa di conservazione. Inoltre, sono state determinate come aree protette 450 Aree Importanti per gli uccelli e la biodiversità.

Il bacino della Corrente Atlantica Settentrionale e del Mare di Evlanov (Naces) è diventata un’Area Marina Protetta nel 2021. Essa ospita 5 milioni di uccelli marini di 21 specie diverse. Si tratta della prima Area marina protetta in alto mare. In Argentina c’è l’Iba rappresentata dalla Laguna di Mar Chiquita, che ospita più di mezzo milione di uccelli acquatici migratori.

 

Non si può negare che la situazione sia disastrosa, ma sappiamo come invertire questo declino. Le nostre ricerche dimostrano che tra le 21 e le 32 specie di uccelli si sarebbero estinte dal 1993 senza gli sforzi di conservazione intrapresi per salvarle. Specie come il condor della California, l’ibis eremita e il cavaliere nero non esisterebbero più. Se diamo alla natura una possibilità, essa può riprendersi.

Stuart Butchart, ricercatore capo di BirdLife International