I cambiamenti climatici sono ormai un’emergenza su scala mondiale e nessuno può sfuggire alle catastrofi naturali che possono accadere. Eppure le popolazioni più fragili sono quelle che risentono maggiormente di questa situazione.
Nonostante le proteste e gli avvertimenti degli scienziati, le misure messe in atto per contrastare questi fenomeni non sono ancora sufficienti. Le concentrazioni di gas serra e le emissioni derivanti da combustibili fossili sono in aumento rispetto ai livelli misurati prima della pandemia.
In occasione della Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, Legambiente ha presentato un dossier chiamato “Migranti ambientali, gli impatti della crisi climatica” in cui affronta le problematiche socioeconomiche e ambientali a livello globale.
Secondo questo report il 40% della popolazione mondiale vive in contesti estremamente vulnerabili ai cambiamenti climatici, per i quali lasciare la propria terra rappresenta l’unica alternativa possibile per rispondere agli eventi meteorologici sempre più devastanti.
L’Internal Displacement Monitoring Centre ha registrato uno spostamento forzato di quasi 24 milioni di persone a causa di eventi climatici avversi e devastanti. Secondo i dati riportati nel rapporto statistico dell’UNHCR, Global Trends, 89 milioni e 300 mila persone sono state costrette ad abbandonare la propria terra nativa per fuggire da guerre e persecuzioni.
Per un’agenda di pace e sviluppo occorre un cambio di paradigma immediato che metta al centro la questione della giustizia climatica. Se è vero che nessuno si può ritenere al sicuro da eventi estremi come inondazioni, siccità, ondate di calore, tempeste e incendi, a pagare il prezzo più alto sono i gruppi sociali più fragili.
Auspichiamo che la ventisettesima Conferenza delle Parti (COP) delle Nazioni Unite del prossimo novembre in Egitto possa essere l’occasione per trovare un accordo che tenga insieme le politiche di mitigazione, adattamento, compensazione e aiuto economico e tecnologico per le comunità più vulnerabili; ampliando anche le forme di protezione a tutela da chi fugge dagli effetti della crisi ambientale e climatica, vuoto normativo che va colmato sia a livello nazionale che internazionale
Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente