Gli Anelli del Potere, la serie tv più costosa della storia ispirata alle opere di Tolkien, è finalmente disponibile su Amazon Prime Video. Analizziamo la sesta puntata cercando come sempre di scovare anche qualche dettaglio che ci viene fornito dai testi di Tolkien.
Lontano, ad almeno quaranta miglia di distanza, videro il Monte Fato, la base immersa nella cenere e l’alto cono imponente avvolto dalle nubi. I suoi incendi si erano calmati, ed esso ne covava le ceneri ardenti, minaccioso e pericoloso come una belva addormentata
J.R.R.Tolkien
La scacchiera messa in scena nelle cinque puntate precedenti è letteralmente esplosa, anche se questa “lentezza” tanto odiata da molti spettatori io l’ho trovata invece molto propedeutica per raccontare al meglio le storyline che stanno giungendo a termine. In questo sesto episodio è arrivata l’azione, quella che ti fa spalancare gli occhi di fronte ad un’armata di cavalieri in soccorso, ma sotto sotto ci sono state anche delle importanti rivelazioni e situazioni.
ALLERTA SPOILER
In questo approfondimento parleremo ampiamente dell’episodio citando scene e personaggi, quindi per coloro che non hanno visto ancora la puntata rimandiamo la lettura a post visione.
Come dicevamo nell’introduzione in questa puntata non si bada assolutamente ai formalismi, si va dritti al sodo e la battaglia che mostra la regista Charlotte Brandstorm è quanto più di rispettabile ci sia in campo cinematografico (ho volutamente scelto la parola cinematografico). Questa volta le storyline non sono molteplici, niente uomo proveniente dalla meteora e Pelopiedi, nessuna nuova situazione tra nani ed elfi del Lindon o tra Durin ed Elrond. Il sesto episodio de Gli Anelli del Potere è tutto dedicato ad Arondir, Bronwin e Theo, alla loro difesa tra le mura di Ostirith e al prossimo assedio degli orchi guidati da Adar. Ma non solo, finalmente due trame si intrecciano ufficialmente perchè i numenoriani con Galadriel, Halbrand, Elendil e Isildur arrivano in soccorso agli uomini dell’Est unendosi alle forze locali.
Una delle tematiche più tolkieniane, che da sempre hanno attanagliato lo stesso professore di Oxford, era quella degli orchi: il discorso tra Adar e Galadriel vale tutta la candela.
Per focalizzare l’analisi di questo episodio stavolta proporrò dei macrotemi in quanto il focus viene totalmente preso dalla battaglia (scontro non scritto nei libri, ma come sempre poco importa) con un paio di chicche veramente succose.
La prima battaglia per le terre dell’Est e Yavanna…
Il primo vero scontro ne Gli Anelli del Potere, è una gioia per gli occhi, non stiamo parlando del Fosso di Helm o la battaglia di Minas Tirith, ma giustamente qua le forze in campo sono diverse anche non coordinate appieno se la vogliamo dire tutta, con un piccolo contingente di decine di persone che cercano di resistere all’avanzata nemica. Gli Orchi, guidati da un sontuoso Adar (forse il miglior personaggio della serie fin qui) assaltano il villaggio dopo aver visto che la torre elfica è vuota e qui assistiamo ad una illusoria vittoria per gli Uomini delle Southlands, perchè Adar spedisce in avanti i sacrificabili, cioè gli stessi Uomini del Sud passati dalla sua parte, assieme a qualche Orco: una scena paragonabile moltissimo alle tecniche utilizzate nella Grande Guerra, conflitto che Tolkien ha combattuto in vita.
Piccolo commento sui combattimenti elfici: Arondir, direi sontuoso nella sua eleganza e concretezza, riesce a mostrare molto bene la destrezza tipica della sua razza, ma senza esibirsi nei “trick” di Legolas che tanto hanno amato i fan di Jackson. Nella battaglia molto fisica tra i numenoriani e gli orchi svettano tra tutti i “numeri circensi” di Galadriel, forse in alcuni casi un po’ esagerati, ma funzionali probabilmente al personaggio e alla caratura dello stesso Elfo, quindi ci sta assolutamente.
Nel marasma della battaglia una bellissima citazione ai grandi Valar ce la da proprio Arondir in un momento molto intimo insieme a Bronwen, quando i due si giurano amore parlando dei fiori di alfirin. Arondir le ricorda che dopo la vittoria pianteranno i semi assieme, e che uno dei Valar protegge le piante e tutto ciò che a che fare con la cura della terra: il riferimento a Yavanna Kèmentari, la Signora della Terra è molto palese, ma anche molto delicato.
La vita e morte degli Orchi
Il problema degli Orchi è da sempre stato un focus per Tolkien, ma qui farei un passo indietro perché è proprio Adar a raccontare il rapporto con questa tormentata razza. Da evidenziare senza dubbio la scena mozzafiato all’interno del bosco nella quale Galadriel, insieme ad Halbrand, rincorrono l’elfo oscuro riuscendo a catturarlo, un piano sequenza degno del miglior film d’azione da godere sul grande schermo.
Il gioco di sguardi tra Adar e Halbrand fa presagire a qualcosa.
Subito dopo averlo catturato, il duetto tra Galadriel e Adar mentre lei lo interroga, è probabilmente il momento più alto di questa sesta puntata (appunto come dicevamo prima) perchè tocca un tema che Tolkien aveva molto a cuore: il problema degli Orchi.
Tolkien, fino all’ultimo, stimolato anche da confronti con colleghi e lettori, cercò di trovare un modo per conciliare la sua fede cristiana, per la quale tutti sono figli di Dio, con la perversione della razza degli Orchi. Un problema molto complesso, che gli showrunners decidono di affrontare con coraggio perchè, quando Galadriel è pervasa da disprezzo e odio per quegli Elfi che (come scritto dal Silmarillion) vennero catturati da Morgoth e tramutati in Orchi, Adar tuttavia gli replica con una battuta che rimarrà nella serie come tra le più importanti ad oggi:
Siamo tutti figli dell’Uno (…) anch’essi ( gli Orchi) hanno un cuore e un nome.
Adar si sente veramente un padre e non un padrone, sembra davvero “voler bene” ai suoi orchi, benchè poi li usi per i suoi scopi, aggiungendo inoltre un dettaglio importante come quello di averli salvati da Sauron quando lo stesso Oscuro Signore, per dare un nuovo ordine alla Terra di Mezzo dopo la caduta di Morgoth, nel Nord sacrificò tanti Orchi per raggiungere oscuri poteri dell’Ombra. Come sempre qui ci troviamo nel campo delle interpretazioni, che però partono sempre da scritti di Tolkien, difatti nel Silmarillion si racconta dei propositi inizialmente “buoni” di Sauron quando questi:
s’avvide che i Valar s’erano nuovamente dimenticati della Terra di Mezzo.
Buoni propositi con pessimi metodi, a quanto sempre cerca di far capire Adar a Galadriel, quindi anche nell’interpretazione, totalmente fantasiosa da parte de Gli Anelli del Potere, ci ritroviamo comunque in un ambito tolkieniano dure e crudo. Per concludere questo importante focus sulla razza degli orchi, ancora ancestrale e primordiale, ci viene in aiuto uno dei testi meno conosciuti dello stesso Tolkien, ma il quale sicuramente è stato visionato dagli showrunners per caratterizzare al meglio questa tormentata razza.
Ma più a est c’erano specie sempre più forti, discendenti delle schiere di Morgoth, ma a lungo senza padrone durante la sua occupazione di Thangorodrim; erano ancora selvaggi e ingovernabili, predandosi gli uni verso gli altri e verso gli Uomini (buoni e malvagi che fossero). (…) gli Orchi Orientali, che non avevano sperimentato il potere e il terrore degli Eldar, o il valore degli Edain, non erano sottomessi a Sauron; e quando egli fu obbligato, per convincere gli Elfi e gli Uomini dell’Ovest, ad assumere forma ed aspetto simile alla loro, lo disprezzavano e ridevano di lui
J.R.R. Tolkien, Nature of Middle Earth
“L’attivazione” della montagna infuocata
Arriviamo all’ultimo focus, che verrà ricordato come il grande cliffhanger di questa sesta puntata: l’attivazione dell’Orodruin, dove sappiamo verrà forgiato l’Unico Anello. Le teorie sulla fantomatica spada spezzata oscura, capace di “attivare” un qualcosa di potenzialmente malvagio, sono state confermate in toto.
Nei testi di Tolkien non è scritto come si attiva la prima eruzione del Monte Fato quindi siamo sempre nella fase “delle altre menti e altre mani”.
A Waldreg (ormai devoto ad Adar), in una scena forse un po’ confusa, gli è stata affidata la spada da Adar prima dell’attacco, ed è per questo che nessuno si accorge dello scambio. Costui inserisce la spada in un pozzo, provocando così la fuori uscita delle acque, che scorrono anche sottoterra, fino ad arrivare alla grande montagna che si rivelerà come Monte Fato, il quale inizierà ad eruttare lava, facendo detonare bombe incandescenti su tutto il villaggio travolgendo in una nube di cenere tutto e tutti. Nonostante potrebbe risultare debole l’interpretazione di una spada-chiave che attivi una diga, è innegabile come la successiva scena sia straordiniaramente coinvolgente: si va letteralmente a monte delle origini dei mali della Terra di Mezzo post-Morgoth, l’inizio dell’era di Sauron e tecnicamente della creazione dell’Unico Anello.
La nascita del Monte Fato appare come il nuovo inizio della serie, come se ci fosse un prima e un dopo: ed ora i giochi si fanno interessanti.