Torna con la sua quarta edizione, dal 23 al 25 settembre, FeST – Il Festival delle Serie TV, il primo festival italiano interamente dedicato alla serialità televisiva all’epoca dei servizi di streaming, completamente gratuito, curato e ideato dalla critica televisiva e scrittrice Marina Pierri con DUDE in collaborazione con Triennale Milano.
Una vera e propria festa ed esperienza immersiva di tre giorni suddivisi tra formazione, incontri, proiezioni con protagonisti grandi broadcaster, servizi di intrattenimento, professionisti e divulgatori. Al centro di tutto questo c’è però sempre lo spettatore, parte attiva del festival.
Un momento di scambio ed informazione preziosissimo in questo periodo storico dove tutto è in constante evoluzione, compresa la serialità televisiva che con il suo linguaggio è parte integrante del cambiamento nonché specchio della sua stessa società.
Quest’anno il FeST si promette di esplorare la natura in ogni sua sfumatura, non a caso il tema di questa quarta edizione è proprio Reframing Nature; quindi, il suo rapporto con il corpo e come questo viene elaborato dal linguaggio seriale. Una consapevolezza maggiore di quello che ci circonda, andando costantemente oltre la superficie, esplorando, smontando, approfondendo.
Proprio per questo motivo, tra le novità di quest’anno, c’è FeST Education & Entertainment, una serie di incontri che si terranno nella giornata di venerdì 23 settembre, dedicati al mondo dell’istruzione nel settore della serialità cinematografica e televisiva, in collaborazione con Accademie, Scuole e Università.
Sempre grande attenzione alla formazione e temi del presente, proprio attraverso la serie TV, viene data da Marina Pierri, direttrice artistica del Festival. In occasione della presentazione del programma, abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Marina per farci raccontare meglio i temi portanti di questa quarta edizione, le sue novità e i suoi grandi ospiti.
L’intervista a Marina Pierri, direttrice artistica di FeST – Il Festival delle Serie TV
Ogni anno il FeST ruota attorno a temi bellissimi che, in un modo o nell’altro, sono specchio del momento che stiamo vivendo. Quest’anno è “Reframing Nature”. Lo trovo assolutamente interessante perché, guardando il programma, abbraccia diverse sfumature della parola “natura”. Ce lo racconti?
Reframing Nature nasce da una pressione sempre più forte che abbiamo vissuto tutti quanti in prima persona. Il caldo sulla nostra pelle ci ha portato a riflettere sul rapporto con tutto quello che è intorno a noi, condizionando la nostra vita. Per quanto possiamo considerarci persone avulse da ciò che accade all’ambiente, alla terra, alle stagioni, ne siamo pienamente parte. È un po’ un ripensarsi come “parte di”. Nel senso: non come persone che vivono “in” o “nella” natura o si sentono separate da questa natura con cui hanno un rapporto verticale, prendono ciò che serve senza dare nulla in cambio; il tema di quest’anno è un tentativo di fare esattamente il contrario. Bisogna comprendere che prendere dalla natura vuol dire anche prendere qualcosa dalla tua umanità che fa parte della natura.
Quindi, che cos’è la natura? È questa la domanda che guida il FeST – Il Festival delle Serie TV quest’anno. Quali sono tutte le maniere in cui noi utilizziamo la parola natura e cosa rappresenta questa parola nelle nostre coscienze e nella nostra consapevolezza? Da qui il tema è gigantesco.
Sicuramente c’è molta enfasi sul corpo, basti vedere come Federico Salis lo ha elaborato nella locandina di quest’anno. Il corpo umano, in quanto parte della natura, è un corpo metamorfico. Un corpo che cambia. Pensiamo, quindi, al nostro ruolo nel mondo che dipende dal nostro corpo ma pensiamo anche tutto ciò che è devianza del nostro corpo; cioè tutte le maniere in cui il nostro corpo diventa differente nelle storie.
In questo senso, il Reframing Nature mette anche il mestolo nel calderone del fantastico. Quest’anno è l’anno del fantastico, quindi parliamo di tutto quello che è mutazione, metamorfosi, parliamo di mostri soprattutto nella nostra sezione Industry, tutto quello che viene percepito come “non naturale”. E questo serve proprio a guardare dentro i significati di naturale.
Parlando proprio delle sezioni. Il FeST viene diviso in Main Stage, Unstage e Industry. Quest’anno, però, si aggiunge una quarta sezione che copre tutta la giornata di Venerdì 24 Settembre che è dedicata alla formazione, alle masterclass con professionisti del settore. Quali sono le differenze di queste sezioni?
La giornata di Academy ci ha davvero sorpreso perché abbiamo avuto un’adesione veramente strepitosa. Ciò che per me è davvero importante, e credo che sia un po’ il compito di una direzione artistica, è capire, percepire quella che è la richiesta, la necessità dello spirito del tempo. Quindi, mentre le serie TV cambiano e tante nuove persone si avvicinano alla serialità televisiva perché storicamente non è mai stata questo, possiamo definirlo un primo storico e in quanto tale tutto quello che viene in conseguenza è ugualmente nuovo; così come quella che io percepisco come una necessità delle persone di smontare il giocattolo.
Non pensare alla serie tv solo come un’unità olistica, approccio che noi tutti abbiamo perché percepiamo inizialmente la serie TV nel suo insieme. Ma poi cosa succede? Sempre più persone hanno la curiosità di guardare dentro, coltivando la consapevolezza che l’unità sia dovuta da una percezione ma che, invece, ci sono tantissime parti della serialità televisiva. Per questo penso che un movimento accademico per comprendere tutto quello che c’è da vicino sia importante.
Probabilmente in Italia non c’è mai stata un’offerta così ricca e così variegata per quanto riguarda la formazione nella serialità televisiva, e in questo senso FeST si pone come una sorta di facilitatore. Tra le altre cose, io faccio l’insegnante, essendo presente nel direttivo della Scuola di Francesco Trento “Come si scrive una grande storia”, il cui motto è un’accessibilità allo studio, il che per me è davvero importante; per questo era importante per me una sezione che informa e forma le persone sulla serialità televisiva.
Cos’è importante per le persone? Sapere che se fanno un investimento di denaro, non è un investimento alla cieca. Nel momento in cui tu ti fai una giornata con nove scuole, ti stai facendo un’idea dell’approccio. Non sarà profondo, ma è una cosa che non è mai esistita fino a questo momento e se c’è una cosa che a me piace è fare le cose che non sono mai esistite.
E per le altre tre storiche sezioni?
Per quanto riguarda la tripartizione dei palchi, sicuramente l’Unstage ha un piglio più partecipativo. È collocato in giardino e in qualche modo l’ambiente detta molto le condizioni del palco.
L’Industry, la parte che curo un po’ in toto, ha una serie di apporti più strettamente culturali e una parte più schiettamente di approfondimento.
Il Main Stage è la parte più di Entertainment.
Diciamo che in un certo qual senso, l’Unstage fonde le due anime del FeST rappresentate dal Main Stage e Industry. Il Festival delle Serie TV è un festival culturale ma ha anche un’anima infotainment; da una parte ha quindi l’essenza più divertente, simpatica, ma dall’altra hai una verticalità approfondita su una serie di temi di intrattenimento.
L’intrattenimento è un concetto profondo, non è superficiale. Quando noi parliamo di intrattenimento, stiamo facendo riferimento ad un universo molto vasto. Intrattenere vuol dire legare; quindi, parliamo di un filo che lega le persone a quello che stanno fruendo. E questo momento è sempre molto magico, perché un momento di cattura, di assorbimento. Io spero sempre in un Festival in cui tu ci vai e ti senti parte di quello che sta succedendo.
Parliamo degli ospiti del FeST. C’è una selezione di oratori estremamente variegata, dal grande professionista del settore a giovani divulgatori/divulgatrici sempre attenti, preparati e parte attiva della dialogo informativo e inclusivo.
Nel nostro stesso slogan di quest’anno c’è l’idea di convivenza delle differenze!
Se andiamo a smontare la parola “inclusione”, capiamo che è una parola un po’ ingannevole. Se tu parli di “includere”, parli comunque di un gruppo egemone che detiene le chiavi di ciò che è inclusivo. Se, invece, parli di convivenza delle differenze, hai un termine un po’ più paritario. Questo è quello che festeggia il Festival delle Serie TV: la varietà di punti di vista che sono offerti dalla serialità.
Le persone vengono a dare la loro energia, a portare le loro idee, e il mio atteggiamento nei confronti di tutte queste persone che vengono al FeST, è sicuramente di enorme gratitudine. Penso seriamente che un buon festival dovrebbe essere una ratio di punti di vista differenti.
Punti di vista differenti anche internazionali. L’attenzione non può non cadere su Nora Felder, pluripremiata music supervisor, tra le tante cose, di Stranger Things e la scrittrice best seller Madeline Miller.
Tra le altre cose, uno dei momenti importanti di questo Festival sarà questa chiacchierata con Madeline Miller che ci offrirà il suo punto di vista sulla strega nella serialità televisiva. Poi, vero che non se ne sente parlare dal 2019, ma esiste una serie TV su Circe che dovrebbe arrivare.
Cercheremo di percepire il suo punto di vista sulla televisione ma soprattutto sull’archetipo della strega, sicuramente legato ad un concetto di natura anche nella particolare visione della stessa Miller che ha inserito nel suo romanzo.
Se vogliamo pensare ad un libro mainstream che ha venduto milioni di copie e che comunque è in cima alle classifiche da dieci anni, è sicuramente Circe. Un libro che racconta del corpo femminile nella natura, di come la natura nella relazione con questo corpo viene modificata e di come il corpo viene modificato in questa relazione.
Per me questo insieme di cose faceva di Madeline Miller un’interlocutrice eccezionale per lo slogan di quest’anno.
Come al solito, il FeST non mancherà di sorprenderci! Come ultima cosa, quest’anno è la seconda edizione dei Serial Awards de il FeST che non manca di premiare e portare l’attenzione sulla serialità televisiva italiana.
La serialità televisiva italiana sta vivendo, secondo me, un importante esordio. C’è da dire che la serialità italiana c’è sempre stata; dagli anni ’70 ad oggi le serie TV non sono mai mancate. Certo, dipende sempre da cosa intendiamo con “serialità”. Sicuramente l’Italia ha una grande tradizione in questo senso, ed è una tradizione da non dimenticare.
Credo che sia estremamente interessante parlare di serialità televisiva italiana, perché è uno specchio del nostro Paese. La serialità statunitense è ovviamente uno specchio della cultura USA e anche di quella globale, così come la serialità di ogni Paese rende conto degli schemi culturali di quel determinato Paese; e a me questo discorso interessa particolarmente.
Spero di veder crescere questo settore ancora in futuro, ma non credo ci sia ragione di dubitarne. Mi sembra, quindi, molto importante celebrare la serialità televisiva italiana mentre cresce, mentre cambia. Sarà un lungo e bellissimo viaggio!
Non ci resta che dare appuntamento con il FeST – Il Festival delle Serie TV il 23, 24 e 25 Settembre alla Triennale di Milano.