Alzheimer: nuova molecola per curare la demenza

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Uno studio di ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta ha scoperto una nuova molecola contro l’Alzheimer. La ricerca è in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Si apre la possibilità di una nuova cura per una delle malattie più complicate e impossibili da sconfiggere come il morbo di Alzheimer. Si tratta di una molecola da somministrare via intranasale nella fase precoce della malattia. La funzione è inibire la proteina beta amiloide proteggendo i neuroni dagli effetti tossici di una delle proteine che causano l’Alzheimer.

Finora non si è mai riusciti a individuare un composto capace di mettere in difficoltà la malattia o di contenerla. Tale ricerca di studio è un progresso per lo sviluppo di un farmaco per curare il tipo di demenza più incurabile. Rallentare o impedire la formazione di aggregati della proteina beta amiloide e la proteina tau non basta per sconfiggere l’Alzheimer. Per eliminarla bisogna inibire gli effetti neurotossici delle due proteine. Ecco che una scoperta precedente è stata capace di trovare una variante naturale della proteina beta amiloide. Quest’ultima protegge i soggetti dall’evolversi della malattia. Sperimentando lo studio su un topo si è sintetizzata una molecola, un frammento di 6 aminoacidi.

 

Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta-amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta-amiloide sotto forma di placche nel cervello. Inoltre, il trattamento sembrerebbe non indurre eventi collaterali che derivano da un’anomala attivazione del sistema immunitario, riscontrati in altre potenziali terapie per l’Alzheimer. Questi effetti multipli costituiscono pertanto una combinazione apparentemente vincente nell’ostacolare lo sviluppo della malattia nei topi.

dottor Fabrizio Tagliavini e dottor Giuseppe Di Fede, neurologi del Besta che hanno condotto lo studio

 

 

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