Per anni si è creduto che il gene della tolleranza al lattosio si fosse diffuso perché consentiva agli allevatori di latte di consumarne di più. Oggi tale convinzione si è ribaltata. Gli europei preistorici bevevano latte da adulti migliaia di anni prima che la maggior parte di loro potesse sviluppare il gene per digerire il lattosio.
Dopo un’approfondita analisi, i ricercatori si sono convinti che l’evoluzione del gene per la digestione del latte sia stata causata da forte carestia. Inoltre, anche da malattie che uccidono periodicamente gli intolleranti al lattosio. Magari, il gene si è evoluto dopo che gli europei hanno iniziato ad allevare bestiame. Per la digestione del lattosio serve produrre nel nostro intestino un enzima chiamato lattasi. La sua produzione è facile per i bambini, ma l’abilità di produzione diminuisce con l’età adulta. Chi non ha l’enzima e beve il latte, poi il lattosio passa nell’intestino crasso causando crampi, flatulenza e diarrea. Insomma, l’intolleranza al lattosio.
Se sei sano e lattasi non persistente e bevi molto latte, potresti provare qualche disagio, ma non morirai a causa di ciò. Se sei gravemente malnutrito e hai la diarrea, tuttavia, allora hai problemi potenzialmente letali. Quando i raccolti fallivano, le persone preistoriche avrebbero avuto maggiori probabilità di consumare latte non fermentato ad alto contenuto di lattosio, esattamente quando ciò rappresenta per loro il rischio maggiore.
prof. George Davey Smith dell’Università di Bristol
Durante lo studio si è riunito un archivio di quasi 7mila residui di grasso animale organico provenienti da frammenti di ceramica. Essi provengono da oltre 500 siti archeologici per capire dove e quando le persone consumavano latte. In primis, il latte è stato consumato fin dai primi allevamenti da latte risalenti a quasi 9mila anni fa. Poi il secondo fattore è la presenza della variante genetica della persistenza del lattosio nel Dna di 1.700 europei e asiatici preistorici. In sintesi, tale gene è emerso per la prima volta 5mila anni fa, raggiungendo livelli notevoli 2mila anni dopo. Si è scoperto, infine che nei tempi di carestia e malattia, il gene è diventato più diffuso, evolvendo grazie a questi magri e negativi periodi.