Anche Disney abbandonò l’idea di comprare Twitter per colpa dei bot

L’ex CEO di Disney, Bob Iger, ha recentemente raccontato di quando la sua azienda valutò attentamente di acquistare Twitter. Non se ne fece nulla per diversi motivi: alcuni erano già noti, ma ora Iger ha spiegato che anche Disney, come Elon Musk, aveva avuto delle grandi perplessità sul numero di account fake presenti sul social network.

Disney è un enorme conglomerato che si estende ben oltre i confini del cinema, dei parchi di divertimento e, più in generale, dell’industria dell’intrattenimento. Il colosso possiede anche diversi canali televisivi e altrettante quote di alcuni importanti media.

Le trattative che avrebbero potuto portare Disney all’acquisto di una quota di maggioranza di Twitter risalgono al 2016. L’azienda vedeva nel social network un possibile importante strumento per affermare la sua presenza nel settore dei servizi digitali, in vista del lancio di Disney+ negli anni seguenti.

Non se ne fece nulla. Come è noto, la più grande ragione risiede nella tossicità del social network, caratterizzato da una forte polarizzazione degli utenti e da una lotta senza tregua (e impossibile da vincere) contro l’hate speech e la diffusione di contenuti illegali. Twitter, peraltro, è anche l’unico social network mainstream a tollerare la pornografia esplicita, il che avrebbe creato altre gatte da pelare ad un’azienda come Disney, così interessata a mantenere il suo marchio pulito e ‘family friendly’. Il 2016 coincide anche con l’anno della vittoria di Donald Trump e con l’inizio di un lungo e attento processo di scrutinio dell’opinione pubblica e della politica nei confronti dei social media, accusati di non aver fatto abbastanza per fermare la diffusione della disinformazione e dei contenuti eversivi.

E poi la questione dei bot. È vero – sostiene Iger rafforzando le convinzioni di Elon Musk – che una fetta rilevante di utenti sono in realtà dei profili finti gestiti da dei software. “Avevamo ovviamente analizzato con estrema attenzione l’utenza di Twitter”, ha raccontato l’ex N.1 dell’impero Disney. “E ad un certo punto avevamo stimato, anche con la collaborazione di Twitter, che una parte sostanziale (ma non la maggioranza) fosse composta da persone non realmente esistenti”.

“Non ricordo con precisione la nostra stima – continua l’ex CEO -, ma usammo quell’informazione per abbassare in modo significativo la nostra offerta. Era comunque un parametro che conoscevamo e che eravamo disposti ad accettare. A dire il vero, l’accordo che avevamo raggiunto ci avrebbe consentito di acquistare la piattaforma ad un prezzo piuttosto basso”.

Quello di Bob Iger non è l’unico assist di grande importanza arrivato ad Elon Musk. Anche l’ex N.1 della sicurezza di Twitter, Peiter Zatko, ha dichiarato pubblicamente che Twitter sta mentendo a Musk e al suo stesso CdA sul numero di bot effettivamente presenti sul social.

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