Nella caverna Liang Tebo nel Borneo sono stati ritrovati i resti di un giovane adulto in una sepoltura risalente a 31’000 anni fa. La parte curiosa è che al ragazzo mancava la parte inferiore della gamba sinistra, ma non sembrava che questo fosse stato masticato da animali o rimandasse a ferite sorte durante un conflitto. I segni presenti rimandano a una vera e propria amputazione intenzionale dell’arto. La prima operazione chirurgica di cui si ha traccia.
Dalla documentazione ritrovata si è scoperto che la popolazione che viveva in quelle regioni all’epoca, oltre ad avere competenza nelle arti rupestri era in grado di amputare una gamba a un bambino riuscendo a farlo sopravvivere fino a raggiungere l’età adulta.
La prima amputazione di cui si aveva traccia fino a ora risale a 7’000 anni fa in Francia dove un contadino ha perso il braccio sinistro ed è completamente guarito. Ma prima di ora non si aveva traccia di operazioni chirurgiche di questa portata. Almeno fino alla scoperta avvenuta nel Borneo.
Stando agli studi, chi ha amputato la gamba del bambino doveva avere una buona conoscenza degli aspetti anatomici della gamba ed è stato in grado di prevenire infezioni e perdite di sangue fatali visto che poi il bambino è cresciuto.
La medicina ha fatto passi da gigante nell’ultimo secolo, prima di allora si moriva facilmente per delle infezioni che oggi sono curabili con gli antibiotici. Ma ci sono voluti molti anni prima che venissero introdotte pratiche chirurgiche complesse e le amputazioni sono ancora più rischiose. Nel 1870 secolo il tasso di mortalità di una procedura di amputazione era elevatissimo nonostante l’uso di sostanze ad azione anestetica e antisettica come il cloroformio.