Twitter, ora è possibile modificare i tweet: ecco come funziona e chi può farlo

Dopo anni di tentennamenti, smentite e alzate di spalle finalmente ci siamo: Twitter ha introdotto la possibilità di modificare i post già pubblicati.

Una funzione presente in praticamente ogni altro social, ma che Twitter non aveva mai voluto introdurre per paura di inquinare quella che è una delle sue vocazioni: essere una sorta di archivio storico di tutto ciò che succede di rilevante nel mondo, oltre che di megafono della voce dei politici, giornalisti e opinion leader più rilevanti.

Una voce che, nella visione originale del sito, doveva rimanere spontanea e soprattutto impossibile da rettificare (o contraffare) a posteriori. Ma alla fine, dopo le forti pressioni degli utenti, il social ci ha ripensato. Per il momento la funzione di editing dei tweet è ancora in una fase sperimentale. In quanto tale, significa che soltanto gli utenti abbonati a Twitter Blue possono accedervi. Dunque gli italiani, per il momento, sono esclusi.

Come funziona l’edit dei tweet già pubblicati

Il funzionamento è semplice ed intuitivo: come avviene già su Instagram o Facebook, gli utenti potranno modificare i loro post, correggendo eventuali errori di battitura, oppure integrando e rettificando intere frasi.

Ci sono però degli importanti limiti: in primo luogo, sarà esclusivamente possibile modificare un post entro 30 minuti dalla sua pubblicazione. Scattato il trentunesimo minuto, il post non potrà subire modifiche. In secondo luogo, gli utenti potranno modificare i tweet per un massimo di cinque volte. Dopo la quinta modifica, il post non potrà più essere ritoccato.

È un compromesso tra le richieste degli utenti e quello che accennavamo poco sopra: la missione di un social network che è interessato a difendere “l’integrità delle conversazioni e delle discussioni online”.

Peraltro, entrambi i due limiti saranno soggetti a modifiche in futuro. Un domani la possibilità di modificare i tweet già pubblicati verrà estesa a tutti gli utenti. Twitter utilizzerà questa fase sperimentale, quella limitata agli abbonati, per capire quale sarà l’impatto della funzione sulla salute del social network. Così, quando la funzione verrà estesa a tutti, potrebbero esserci meno limiti, oppure potrebbero esserci requisiti ancora più stringenti.

I primi test sono già partiti in Nuova Zelanda, poi si passerà ad Australia, Canada e Stati Uniti. L’Europa, almeno all’inizio, dovrà rimanere a guardare.

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