Il Signore degli anelli – Gli Anelli del potere, la recensione: la meraviglia della Terra di Mezzo è tornata

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Come vent’anni fa, sono la voce e gli occhi luminosi di Galadriel a introdurci nella Terra di Mezzo. Questa volta però “il quando” è diverso. Siamo nella Seconda Era, migliaia di anni prima di Frodo e della Compagnia dell’Anello. Addirittura gli Anelli non sono ancora stati forgiati. Possiamo perfino vedere qualche lampo della Prima Era: la dama elfica, strappata dalla natia Valinor, ha visto la lotta degli Elfi contro Morgoth. Fino a perdere l’amato e saggio fratello, che ha giurato di vendicare. È proprio lei, come una Cassandra guerriera, a sentire che l’Oscuro Signore non è scomparso come tutti invece vogliono credere. Ostinati come Galadriel, non volevamo credere che, con un investimento di un miliardo di dollari e un progetto che comprende almeno cinque stagioni, Amazon avesse fatto le cose in modo superficiale. La nostra fede è stata ripagata: la recensione di Il Signore degli anelli – Gli Anelli del potere è qui per rassicurarvi. La serie è una meraviglia. O almeno lo sono i primi due episodi, che abbiamo potuto vedere sia su piccolo che grande schermo: mai nessun prodotto televisivo ha raggiunto tanta bellezza formale. Titoli come Game of Thrones e le ultime stagioni di Better Call Saul hanno creato nuovi standard in questo senso, ma Gli Anelli del Potere, per quanto riguarda il valore produttivo, è completamente fuori scala. I soldi spesi (700 milioni per la prima stagione) si vedono tutti.

Dal 2 settembre su Amazon Prime Video con Il Signore degli anelli – Gli Anelli del potere si torna quindi nella Terra di Mezzo.

Un luogo, e anche uno stato dell’anima, che i lettori dei libri conoscono molto bene, ma che è diventato davvero un fenomeno pop grazie alla trilogia cinematografica di Peter Jackson. I film di Il Signore degli Anelli, che hanno da poco festeggiato i 20 anni, non sono invecchiati di un giorno: a rivederli oggi sembra di assistere a un miracolo. Allora Jackson aveva adattato con rispetto il testo di J.R.R. Tolkien, tagliando dove serviva e creando nuovi passaggi per renderlo più moderno (pensiamo al personaggio di Arwen, nei libri appena accennato e importante nei film: addirittura salva Frodo).

Il tutto arricchito da un cast che allora era formato prevalentemente da sconosciuti ma si dimostrò perfetto, dalla musica di Howard Shore, dai paesaggi incredibili della Nuova Zelanda e dal talento visivo di Jackson. Ebbene Gli Anelli del Potere ha imparato bene la lezione e ha seguito le orme del lavoro fatto dal regista.

Una Terra di Mezzo familiare eppure diversa

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Alla regia dei primi due episodi di Gli Anelli del Potere c’è J.A. Bayona, autore del commovente Sette minuti dopo la mezzanotte. Con la maestria di un equilibrista, Bayona ha dato alle prime due ore della serie la sua personalità, giocando, come sa fare molto bene, sul fantastico e sul senso di meraviglia, e allo stesso tempo ha omaggiato il più possibile Jackson. Le puntate sono piene di suoi segni caratteristici, come le transizioni spericolate, gli zoom e l’iconico primissimo piano degli occhi di Galadriel.

In questo modo tutto sembra familiare. Eppure è anche diverso: la Seconda Era della Terra di Mezzo è un periodo molto diverso dalla Terza Era.

Il male sembra sparito, nessuno sa che fine abbiano fatto Sauron e i suoi Orchi, la bellezza della natura è intatta e luminosa. Ogni popolo vive la propria vita prosperando. Questo si riflette anche nella fotografia, che ricopre tutto d’oro. Chissà se, andando avanti con le stagioni e con il ritorno di Sauron, anche le immagini diventeranno più cupe, a segnare l’avanzare del Signore Oscuro e dei suoi seguaci.

 

Vecchi e nuovi personaggi

Accanto a figure entrate nell’immaginario collettivo come Galadriel ed Elrond grazie ai film, possiamo vedere in carne e ossa alcuni personaggi molto importanti nell’opera di Tolkien, come il re degli Elfi Gil-galad (Benjamin Walker), sconosciuti a chi non ha letto i libri. La cura con cui gli sceneggiatori e showrunner J.D. Payne e Patrick McKay hanno studiato e trasposto le parole dello scrittore inglese è commovente: ci sono diverse scene, come la prima volta che si vede Valinor, che sembrano uscite direttamente dalle pagine di Tolkien.

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E poi ci sono tanti passaggi e situazioni che sono stati inventati ma, con un lavoro certosino, sono perfettamente coerenti con la mitologia e lo spirito tolkeniani. Per fare un esempio che non sia spoiler: nei libri non si parla di Pelopiedi, sorta di antenati degli Hobbit, nella Seconda Era. La loro presenza nella serie è però giustificata dal fatto che all’epoca erano un popolo nomade, che viveva nascosto e si spostava in continuazione, quindi praticamente sconosciuto.

Infine ci sono personaggi completamente inventati, come l’elfo Arondir, interpretato dall’attore Ismael Cruz Córdova. Se siete tra le persone che condannano a priori le scelte di casting “di colori differenti” sappiate che il personaggio è scritto, caratterizzato e interpretato al meglio. E questo a noi va benissimo: nel 2022 introdurre interpreti di diverse etnie, in una storia fantasy poi, genere che non segue strettamente regole e caratteriste del mondo umano, è una scelta comprensibile. L’importante è che tutto sia realizzato al meglio. E J.D. Payne e Patrick McKay, suggeriti ad Amazon da J.J. Abrams, che lavorano insieme da 25 anni (da quando scrivevano fan fiction proprio su Il Signore degli Anelli al liceo!), questo lo hanno fatto con una cura commovente. Ad avallare il loro lavoro poi ci sono la Tolkien Estate e Tolkien Trust, che si sono assicurate che tutto fosse plausibile.

 

Un cast magico

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In Gli Anelli del Potere nulla è lasciato al caso. Tanto meno il cast: a spiccare su tutti è Morfydd Clark, interprete della giovane Galadriel. Inquieta, ossessionata dall’idea di trovare Sauron, impetuosa e anche arrogante: una versione molto diversa del personaggio che abbiamo visto interpretare da Cate Blanchett. L’attrice inglese non sfigura di fronte al premio Oscar, anzi: è magnetica e piena di carisma. Impossibile staccarle gli occhi di dosso. Ha tutto ciò che serve per diventare una grande star.

Perfettamente calato nel personaggio anche Robert Aramayo, che ha il ruolo del giovane Elrond. L’attore è nato per il fantasy, visto che ha interpretato anche il giovane Robb Stark in Game of Thrones. La sua versione dell’elfo è molto interessante: un politico in ascesa, che si preoccupa per la propria carriera ma anche per la sua amica Galadriel perché, proprio come lei, è spinto verso l’azione e l’avventura. Magari non facendo uso della spada, ma la sua lingua è altrettanto tagliente.

Questo è davvero un momento entusiasmante per gli amanti del fantasy.

Laddove il cinema, dopo anni di cinecomic in cui l’epica ormai è molto spesso plastificata e prodotta in serie, la televisione ha messo in atto una rivoluzione, allargando sempre di più gli schermi. E se House of the Dragon e Gli Anelli del Potere si scontrano in modo diretto per quanto riguarda la programmazione, non potrebbero essere più diverse. Sì sono entrambe serie prequel, una di Game of Thrones, l’altra di Il Signore degli Anelli, sono entrambe storie fantasy, ma divergono per coloro e spazi. La prima è uterina, cupa, chiusa quasi sempre in interni, concentrate su un’unica famiglia, la seconda è proiettata verso ampi spazi, verso l’avventura, verso tanti popoli diversi. Entrambe appassionati e bellissime. Quindi state tranquilli: ci aspettano diversi anni di grande spettacolo. E se poi, nonostante la grande qualità, la serie non dovesse comunque piacervi, potete sempre spegnere la tv e rileggervi i libri. E continuare a far sognare noi.

 

Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere arriva il 2 settembre su Amazon Prime Video.

90
Il Signore degli anelli - Gli Anelli del potere
Recensione di Valentina Ariete

Come scritto nella recensione di Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere, la serie di Amazon Prime Video è una meraviglia. Il grande budget investito si vede tutto. La bellezza formale e il valore produttivo di questa serie sono fuori scala. Gli sceneggiatori e showrunner J.D. Payne e Patrick McKay hanno fatto un lavoro brillante e quasi maniacale: oltre alla grande aderenza al testo (alcune scene sembrano uscite direttamente dalle pagine di Tolkien), si sono presi delle libertà, unendo punti e riempiendo vuoti con intelligenza. Inventando, certo, ma inventando in modo perfettamente plausibile. Ci sono poi personaggi e storyline creati ex novo, che non stonano affatto con il resto della storia. Il cast è in gran parte sconosciuto, ma è formato da interpreti di talento, su tutti Morfydd Clark, che ha il ruolo della giovane Galadriel. Il regista J.A. Bayona ha inoltre saputo dare ai primi due episodi il suo stile, ma omaggia in continuazione il lavoro fatto da Peter Jackson nella trilogia di Il Signore degli Anelli. In attesa di vedere gli altri episodi possiamo dirlo: siamo finalmente tornati nella Terra di Mezzo. Ed è bellissima.

ME GUSTA
  • Il valore produttivo di questa serie è fuori scala.
  • Scenografie e costumi.
  • I paesaggi della Nuova Zelanda.
  • La colonna sonora di Bear McCreary.
  • Il cast, su tutti Morfydd Clark.
  • La regia di J.A. Bayona.
  • L'equilibrio trovato dagli sceneggiatori tra testo originale e parti rielaborate.
FAIL
  • Nel primo episodio vengono introdotti molti personaggi che agiscono in tempi e luoghi diversi: ci vuole un po' di pazienza.
  • I puristi del testo a tutti i costi avranno di che lamentarsi a vita.
  • Quelli che non accettano attori dal colore della pelle "non esatto" probabilmente si faranno venire un collasso. Ma è un loro problema.
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