L’Anpar, Associazione italiana dei produttori di aggregati riciclati, lancia l’allarme:
Delle 40 milioni di tonnellate trasformate oggi, 32 milioni non sarebbero conformi al nuovo decreto End of Waste, che regola l’utilizzo dei materiali inerti, e andrebbero smaltite in discarica. Solo 8 milioni di tonnellate rimarrebbero nel circuito dell’economia circolare.
L’edilizia è la più grande produttrice di rifiuti nell’UE. In Italia ogni anni vengono prodotti 68 milioni di tonnellate di inerti. Poi recuperati per il 78% e riutilizzati per le infrastrutture o per calcestruzzi a bassa resistenza. Materiali con un potenziale di riciclaggio oltre il 90%, secondo l’Anpar. Alcuni dei tanti settori di impiego possono essere: l’infrastrutturazione dell’Expo, poi autostrade, piattaforme logistiche, data center e molto altro.
I rifiuti inerti sono tanti e chi redige le norme spesso non conosce la materia. Una cinquantina di codici identificano i materiali e la loro provenienza e la regola End of Waste avrebbe dovuto comprenderli tutti, ma ministero dell’Ambiente e Ispra ne hanno considerati solo 18. In più sono stati imposti limiti e verifiche in contraddizione con precedenti decreti. La norma tecnica non deve limitare nessuna applicazione perché occorre massimizzare il recupero di materia dai rifiuti, nel rispetto delle regole ambientali, sociali, economiche.
Paolo Barberi, presidente dell’Anpar
La ricerca tenta di continuare a massimizzare l’uso di inerti di recupero. Alcuni produttori di cemento stanno tentando la sostituzione di minerali usati per la produzione di farina cruda con materiali riciclati. Di conseguenza ci sarebbe una riduzione di emissioni di CO2 e l’apertura di un nuovo mercato. Anpar ha chiesto un altro incontro, punto di dibattito, a settembre. Per superare in modo definitivo e in tempi rapidi le difficoltà critiche che sono state segnalate.
- “A rischio il riutilizzo dell’80% dei rifiuti inerti dell’edilizia” (huffingtonpost.it)