In Regno Unito è partita una class action contro Sony. Nel mirino il business delle PlayStation, il rapporto tra il colosso e gli sviluppatori ma anche il prezzo dei videogiochi, giudicato troppo alto. La class action potrebbe rappresentare oltre 9 milioni di persone. Ad averla presentata è Alex Neil, che in Gran Bretagna è considerata una ‘campionessa dei diritti dei consumatori’.
Neil sostiene che Sony abbia abusato della sua posizione dominante imponendo condizioni sfavorevoli e particolarmente onerose alle case di sviluppo. Queste condizioni, spiega la Neil, avrebbero provocato un innalzamento artificiale dei prezzi, che ha ovviamente avuto un impatto sulle tasche dei consumatori.
“Crediamo che la nostra class action poggi su fondamenta molto solide, altrimenti non l’avremmo presentata”, ha raccontato l’avvocato Alex Neil alla BBC. “Non prendiamo alla leggera il fare causa ad una società come Sony”. “Con questa class action sto rappresentando milioni di residenti britannici che per anni hanno pagato molto di più del dovuto”, ha aggiunto.
Tra le diverse condizioni sfavorevoli imposte da Sony, la Neil cita anche la commissione del 30% imposta sul prezzo di ogni singolo contenuto digitale venduto sul marketplace di Playstation. Una tassa che gonfierebbe i prezzi danneggiando tanto gli sviluppatori quanto i videogiocatori. Per quanto le ragioni dietro alla class action possano sembrare effimere, in realtà la questione delle commissioni esose imposte dalle piattaforme agli sviluppatori è una questione estremamente attuale, già oggetto di diversi procedimenti davanti agli antitrust e ai tribunali di una pluralità di diversi paesi. In caso di vittoria, gli aderenti alla class action potrebbero ricevere una compensazione compresa trai 67 e le 600 sterline.