Tanto per cambiare, Elon Musk è stato nuovamente protagonista di un’accesa polemica. Colpa di un’intervista: questa volta a far scattare l’astio dei suoi detrattori (e non solo) non è stato il tenore delle sue dichiarazioni, bensì il tipo di testata a cui è stata rilasciata.

Elon Musk ha accettato di farsi intervistare da China Cyberspace, una rivista fondata e diretta dalla Cyberspace Administration of China (CAC), ossia l’ente della Repubblica Popolare Cinese che si occupa di regolare e (soprattutto) censurare il web.

L’intervista a suo modo è interessante: il miliardario ha parlato a lungo di energia sostenibile, impianti cerebrali ed esplorazione spaziale. Tuttavia l’ipocrisia non è passata inosservata: ma come, Elon Musk fa il paladino della libertà d’espressione in America e poi si presta a chinare il capo ai censori di un’autocrazia che viola sistematicamente i diritti umani? Beh sì, considerato che la Cina è diventato uno dei più importanti mercati di Tesla e che la Gigafactory di Shanghai ha recentemente assemblato la sua milionesima vettura.

Durante l’intervista, Elon Musk ha ribadito che tutte le sue aziende sono state fondate con l’obiettivo di migliorare significativamente la vita delle persone. Nello stesso numero della rivista è stata anche pubblicata un’intervista a Jing Xiandong, CEO di Ant Group, la piattaforma di pagamenti digitali di Alibaba.

Nonostante nell’intervista Musk non si sia lasciato a commenti o endorsement sulla Cina, la decisione di collaborare con un media governativo  – per di più il bollettino di uno dei più grandi censori al mondo – ha diviso gli stessi fan del miliardario, normalmente quasi sempre compatti nel difendere ogni mossa del loro beniamino.