Con l’intenzione di passare allo stand-up e concentrarsi su nuovi progetti in arrivo, abbiamo incontrato Jeremy Piven al Magna Graecia Film Festival e ci ha raccontato di di come si è preso cura di se stesso durante il lockdown.
Hollywood è approdata a Catanzaro per il Magna Grecia Film Festival. Come ospiti internazionali, il festival ha ospitato altri due straordinari profili il regista Michael Radford e l’attore Jeremy Piven accolti dal direttore artistico Gianvito Casadonte e dal commissario della Calabria Film Commission Anton Grande.
Radford, nome legato al successo de Il postino con Massimo Troisi, ha tenuto una conferenza stampa e poi ritirato la colonna d’oro sul palco dell’arena porto.
E’ un grande piacere essere qui in Calabria, ogni cosa qui è speciale. C’è un calabrese ovunque e c’era un calabrese anche nel Postino. Troisi era molto malato quando girammo il film, e in tutte le parti in bicicletta che non riescono a girare fu sostituito da un attore calabrese. Radford – che ha ritirato il premio dalle mani di Nadia Tereszkiewicz, attrice e membro della giuria opere internazionali – ha anche rivelato l’intenzione di lavorare ad un altro film italiano: Magari potrei girarlo proprio in Calabria.
Jeremy Piven è stato, invece, il protagonista della masterclass al Chiostro del Complesso San Giovanni in cui è raccontato stimolato dalle domande di Silvia Bizio.
Negli Stati Uniti siamo consumati dal concetto di chi è “hot”, chi ha successo in un determinato momento, e il mio momento è arrivato dopo tanti anni con il primo ruolo in televisione in Seinfeld. Il grande successo che l’ha poi consacrato è stato quello di Entourage per cui ha vinto il Golden Globe. Non è stata una sorpresa – ha detto – perché so che il pubblico è affascinato dalle storie che si nascondono dietro le quinte di Hollywood. Ho capito che se avessi recitato in modo autentico il ruolo dell’imprenditore avrebbe funzionato, e infatti si parla oggi di un rifacimento.
La top model Eleonora Pieroni ha chiamato sul palco serale lo stesso attore per la consegna della colonna d’oro. In platea anche lo stilista Domenico Vacca, costumista che veste tanti attori di Hollywood tra cui lo stesso Piven, che in occasione di un breve talk ha parlato del bellissimo rapporto con la Calabria:
Sono partito da Andali e arrivato a New York dove ho creato la mia prima collezione, portando negli Stati Uniti lo stile italiano. Io produco tutto nel sud Italia, stiamo creando una nuova generazione di sarti per affermare sempre più l’importanza del Made in Italy che all’estero è amato moltissimo.
Jeremy Piven è un personaggio davvero istrionico e dopo essere diventato uno degli “asini” più iconici del mondo in Entourage nei panni di Ari Gold, ha passato la vita a essere inseguito da uomini di mezza età…
La mia fascia demografica è composta da uomini sulla cinquantina che odorano di spray per il corpo Axe e tutti mi dicono: Sono un cretino per colpa tua, fratello!’ E di solito dico: Mio brav’uomo, siamo in un centro commerciale davanti a un Cinnabon. Non so perché mi stai urlando contro. In effetti, è stato uno dei grandi vantaggi di andare in giro in una pandemia, dice: Ho la faccia coperta, gli occhiali appannati, nessuno sa chi sono. L’anonimato è fantastico.
Potrebbe essere in grado di muoversi con un po’ più di facilità, ma ciò non significa che Piven se la sia presa con calma negli ultimi anni. Il lungometraggio, Last Call, che ha debuttato nel Regno Unito: uno sguardo all’unica vera enclave americana della cultura dei pub a sud di Filadelfia, con lui, Taryn Manning e Bruce Dern.
È un tempismo fantastico, perché il film è uscito proprio alla fine del lockdwn. Quindi sono usciti dal lockdown giusto in tempo per l’ultima chiamata, letteralmente e metaforicamente.
Mentre il lockdown è stato speso per lo sviluppo di altri film e progetti di recitazione, ha sfruttato il fatto che negli stati come il Texas, i locali sono aperti al 1.000 per cento. Quindi ha fatto spettacoli comici in questi luoghi – che possono essere aperti ma sono ancora costretti a rispettare il distanziamento – e prova il suo materiale.
Ho fatto questo passaggio allo stand-up da alcuni anni ormai”, spiega, e sento che sembrerà incredibilmente pretenzioso, ma far ridere la gente è un onore.
Ma nel frattempo, ha usato il periodo congestionato del covid non solo per lavorare sui suoi tight five, ma anche per mantenersi in salute dentro e fuori il più umanamente possibile. Ci ha dato una carrellata di come appare una settimana nel mondo del regime di salute di Jeremy Piven.
Mi è stato detto di non parlare mai di questo tipo di argomenti, ma devo parlare di consapevolezza. So che è un tabù e Russell Brand mi darà la caccia, perché non dovresti mettere la spiritualità così in vista. Bene, lo farò comunque, dannazione. C’è questo brillante libro intitolato Mindfulness del professor Mark Williams e del dottor Danny Penman che spiega cos’è la meditazione e come farlo in un modo molto pratico: questo è il tuo cervello in meditazione; questo è il tuo cervello non in meditazione. È incredibilmente difficile farlo, ma se inizi a registrare le ore di respirazione ed essere presente, ne verrà fuori solo del bene. Mi sentivo un po’ giù e qualcuno mi ha mostrato questo libro e da allora ne sono rimasto affascinato.
Tornando agli eventi della serata invece, lo spazio musicale della sesta serata ha visto anche protagonista Malika Ayane:
Quando parlo con le persone più o meno coinvolte in questo festival noto sempre un grande entusiasmo”, ha commentato affiancata da Carolina Di Domenico. Il cinema per me è fondamentale, ci ho sempre passato molto tempo, ha aggiunto prima di regalare al pubblico una performance live con suo singolo Una ragazza e ritirare la colonna d’oro alla carriera.
Altro momento emozionante quello con Ricky Tognazzi che al Supercinema ha tenuto una masterclass prima della proiezione di un doc dedicato alla figura del padre Ugo per i cento anni dalla nascita:
Non ho mai fatto un tappeto rosso così – ha detto nel ricevere la colonna d’oro alla carriera -. Grazie anche a nome di papà per questo meraviglioso manifesto. È stato un bellissimo regalo per il suo compleanno, lo apprezzerà molto. Il cinema non morirà mai, è bello anche dargli una spinta con questi eventi.
Ospiti della kermesse, per una chiacchierata sul calcio insieme ad Alessandro Russo della Calabria Film Commission, è stato anche l’ex bandiera giallorossa Massimo Mauro che ha ripercorso la sua storia con il Catanzaro.
Non pensavo di diventare un professionista – ha detto – un giocatore di Serie A. E’ difficile far capire quanto è emozionante e soddisfacente vincere con la maglia della propria città. Il Catanzaro in serie A coinvolgeva tutta la città. E’ un po’ come il MGFF che per la nostra città è paragonabile alla Champions.
Alessio de Leonardis e Vinicio Marchioni hanno, infine, presentato il film in concorso Ghiaccio.
Una storia che pone il focus sul lato più umano di ognuno di noi: si dà grande importanza alla funzione dei padri nella vita dei figli e dei figli nella vita dei padri. È un monitor a credere nei propri sogni nonostante le mille difficoltà e a sfruttare le occasioni che la vita può regalarci.
Il MGFF ha sposato anche la causa e l’impegno sociale della Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori, la cui testimonianza è stata portata dalla vicepresidente nazionale Concetta Stanizzi:
Bisogna parlare della malattia, fare prevenzione, giocare d’anticipo. La prevenzione è un atto d’amore per noi stessi e per chi ci circonda. Grazie a Gianvito Casadonte che mi ha permesso di veicolare su questo palco un messaggio così importante.