Dal punto di vista della mobilità elettrica e della fornitura di rete elettrica nazionale potrebbero esserci importanti novità. Nello specifico, si tratta dell’individuazione di serbatoi geotermici di litio, metallo che serve appunto per la garanzia dei servizi sopracitati.
Le stime prevedono una crescita della richiesta europea di litio geotermico del 3.535% nel corso di qualche anno. Finora, l’approvvigionamento è derivato in gran parte dalla Cina che controlla le miniere mondiali, mentre l’Europa realizza solo il 3% delle batterie. Questa scoperta aiuterebbe l’Italia a distaccarsi dalla fornitura cinese.
I depositi convenzionali di litio in Italia sono limitati ad alcune pegmatiti dell’arco alpino (Alto Adige) e dell’Isola d’Elba (Toscana) che, per la loro ubicazione in contesti ad alto valore naturalistico, difficilmente potranno dar luogo ad attività minerarie. Ben diverso è invece il potenziale per il litio in giacimenti non convenzionali. Un recente review scientifico ha individuato due fasce molto promettenti per il ritrovamento di litio in fluidi confinati in reservoir profondi. La prima fascia comprende le zone vulcanico-geotermiche peritirreniche (Toscana-Lazio-Campania) dove in passato sono stati intercettati fluidi ad alta entalpia con concentrazioni di litio fino a 480 mg/l. La seconda fascia occupa la zona al fronte della catena appenninica (da Alessandria a Pescara) dove sono presenti giacimenti di idrocarburi oltre ad alcune manifestazioni termali di bassa entalpia con contenuti in litio fino a 370 mg/l.
Andrea Dini, ricercatore Cnr