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Neutrini, per la prima volta si svela l’origine

Lo scopo principale degli scienziati è scoprire l’origine dei neutrini astrofisici. Nuclei galattici, i blazar, sembrano essere legati alla loro nascita.

Neutrini, per la prima volta si svela l’origine

Sono numerose le domande che gli studiosi si pongono sui neutrini astrofisici. Essi vengono dallo spazio profondo e hanno viaggiato miliardi di anni luce. Da dove vengono e chi li spara tramite l’universo così fortemente? Un gruppo di ricerca dell’Università di Würzburg e dell’Università di Ginevra (UNIGE) sta svelando il mistero su di essi. Qual è la loro origine? Pare che i neutrini nascano dai nuclei galattici chiamati blazar alimentati da buchi neri super massicci. L’obiettivo degli scienziati è proprio quello di confermare che i blazar possono essere legati ai neutrini astrofisici con un alto grado di certezza.

 

Il processo di accrescimento e la rotazione del buco nero portano alla formazione di getti relativistici, dove le particelle vengono accelerate ed emettono radiazioni fino a energie di mille miliardi di quella della luce visibile. La scoperta della connessione tra questi oggetti e i raggi cosmici potrebbe essere la “stele di Rosetta” dell’astrofisica ad alta energia. Dopo aver tirato i dadi più volte, abbiamo scoperto che l’associazione casuale poteva superare quella dei dati reali solo una volta su un milione di prove! Questa è una forte prova che le nostre associazioni sono corrette.

Andrea Tramacere, Università di Ginevra

 

 

Gli studiosi con i dati dei neutrini hanno dovuto dimostrare che le direzioni dei blazar erano uguali, non casualmente, a quelle dei neutrini. Per provarlo hanno sviluppato un programma apposito capace di fare la stima di quanto la distribuzione di tali oggetti appaiano uguali nel cielo.

Gli scienziati concludono:

 

Quello che dobbiamo fare ora è capire la principale differenza tra gli oggetti che emettono neutrini e quelli che non lo fanno. Questo ci aiuterà a capire fino a che punto l’ambiente e l’acceleratore “parlano” tra loro. Saremo quindi in grado di escludere alcuni modelli, migliorare il potere predittivo di altri e, infine, aggiungere più pezzi all’eterno puzzle dell’accelerazione dei raggi cosmici.

 

 

 

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