Per l’ennesima volta, una classifica sullo stato della sicurezza informatica pone l’Italia nel club dei Paesi meno virtuosi. Questa volta il rapporto è stato curato dalla società di cybersecurity Trend Micro. Il verdetto è poco lusinghiero: l’Italia è prima in Europa per attacchi ransomware. Leggermente meglio se si prende in considerazione la classifica mondiale: in quel caso siamo sesti.
Un ransomware è una preciso tipo di malware: un programma malevolo progettato per ‘rubare’ il contenuto di un computer o di una rete informatica. Il malware rende inaccessibili i dati, bloccandoli con la crittografia. Pensate ad un ospedale che improvvisamente perde tutte le cartelle cliniche dei suoi pazienti. O ad un’amministrazione pubblica che non ha più accesso all’archivio del catasto, o alle informazioni anagrafiche dei suoi cittadini.
A quel punto gli hacker propongono alla vittima di riavere indietro tutti i dati rubati, a patto che venga pagato un cospicuo riscatto in criptovalute. Spesso si parla di cifre seguite da sei zeri. Recentemente un attacco ransomware ha completamente paralizzato il comune di Palermo, mandando KO tutti i servizi informatici e compromettendo la normale erogazione dei servizi pubblici.
Nel 2021 Trend Micro ha registrato oltre 1.3 milioni di attacchi ransomware in tutto il mondo. Ogni 100 attacchi, 4,44 avvengono ai danni di un’azienda o un’organizzazione italiana. Da qui il triste primato di paese europeo con il maggiore numero di attacchi ransomware.
A livello mondiale, fanno peggio solo Stati Uniti (19,82%), Turchia (12,13%), Giappone (5,81%), Taiwan (5,73%) e India (5,71%).