Al Wathba è una regione che racchiude zone umide simili a oasi che attirano stormi di fenicotteri. Più avanti c’è qualcosa di veramente inatteso. Qualcosa che è stato creato e modellato durante decine di migliaia di anni da forze incentivate dal cambiamento climatico. Si tratta delle dune fossili di Abu Dhabi che si innalzano dal deserto come onde ghiacciate. Esse si stagliano in un oceano di sabbia solida mossa dai venti. Una vera e propria attrazione turistica.

In pratica, l’umidità del terreno ha dato vita all’indurimento del carbonato di calcio nella sabbia. I venti poi
le ha scalfite, modellandole in forme insolite nel tempo. Thomas Steuber, professore del Dipartimento di
Scienze della Terra della Khalifa University di Abu Dhabi, ha svolto un interessante studio.

 

Il Golfo Persico è un piccolo bacino molto poco profondo, è profondo solo circa 120 metri, quindi al culmine dell’era glaciale, circa 20.000 anni fa, c’era così tanto accumulato sulle calotte polari che mancava acqua dall’oceano, ciò significava che il Golfo era asciutto ed era la fonte di materiale per le dune fossili.

Thomas Steuber, professore del Dipartimento di Scienze della Terra della Khalifa University, Abu Dhabi

 

Il professore afferma che le dune possono trovarsi, oltre che negli Emirati Arabi Uniti, anche in India, Arabia
Saudita e Bahamas. Inoltre, l’erosione che ha permesso loro di assumere forme uniche, ne provocherà
anche la scomparsa. Ecco, perché chi le visita deve stare a debita distanza per ammirarle. Per godere della loro bellezza, meglio la prima serata alla magica luce del tramonto.

Stauber e il suo team hanno ipotizzato che le dune fossili potrebbero essere la prova dell’ispirazione al
racconto del diluvio di Noè. In pratica, che alla fine delle ere glaciali ci sia stata un’inondazione del Golfo
Persico, innalzando rapidamente il livello del mare. Un racconto, quello del diluvio di Noè che compare nel
Corano, nella Bibbia e nella Torah. Insomma, i libri sacri delle tre principali religioni del Medio Oriente.