Il geco, appartenente alla famiglia dei Gekkonidi, è uno dei rettili più noti e affascinanti del pianeta. Numerose le sue peculiarità, a partire dalla vista. Gli occhi di un geco notturno (una specie particolare) sono 350 volte più potenti al buio rispetto a quelli umani.

Per non parlare della loro innata capacità di mutare il colore della pelle in base all’ambiente circostante e persino alle condizioni in cui vivono. Senza considerare che le femmine dei gechi, spesso, partoriscono per partenogenesi, ossia senza ausilio dei maschi. Proprio questa singolare caratteristica ha reso possibile, tra le altre cose, la diffusione di questo rettile su numerose isole.

La caratteristica unica dei gechi è però la loro abilità nell’arrampicarsi su muri e superfici lisce, un vero e proprio segreto che sembrava inspiegabile. Almeno fino a poco tempo fa, quando grazie a un apparecchio piccolissimo gli studiosi hanno svelato il “trucco”.

Il segreto incredibile del geco

Non è una particolare sostanza vischiosa o appiccicosa che permette ai gechi di restare attaccati a pareti e muri, come si è sempre pensato. Il segreto dei gechi sta in una vera e propria fusione delle zampe con la superficie che percorrono, aderendo perfettamente.

Ciò è possibile grazie agli oltre 2 milioni di peli macroscopici che ricoprono le zampette, fondamentali per creare attrito e adesione alle pareti. Proprio una sorta di attrazione tra le molecole dei peli e quelle del muro crea il legame insolubile alla base del fenomeno.

Il primo a scoprire tale eccezionale rapporto di forze fu il fisico olandese Johannes Diderick Van der Waals, da cui prendono nome le suddette forze attrattive. Esse sono forze che si attraggono sul lungo raggio e che si respingono sul corto raggio.

Pur essendo tali forze relativamente deboli, sono infinitamente più forti di ciò che servirebbe al geco, garantendone così la sicura e indubbia adesione alle pareti.