I doppiatori italiani presentano Lightyear – La vera storia di Buzz: “Un racconto che parla della fallibilità dell’essere umano.”

Lightyear

Anno 2022, è tempo che anche la Disney Pixar abbia il suo personalissimo blockbuster, si tratta di Lightyear – La vera storia di Buzz diretto da Angus MacLane (che lavora negli studios dal ’97 e che conosce molto bene lo Space Ranger), ovvero la pellicola che vide Andy prima del suo arrivo sul grande schermo e dalla quale fu tratto l’iconico giocattolo co-protagonista della saga di Toy Story.

Un film attesissimo dal grande pubblico che nel nostro Paese esce addirittura due giorni prima che in terra statunitense. Il motivo principale di questa trepidazione è quello di poter assistere ad una nuova declinazione di uno dei protagonisti indiscutibilmente più importanti per l’immaginario popolare degli anni ’90 e 2000, talmente amato che già all’epoca si meritò una pellicola sulle proprie origini e una serie animata completamente dedicata.

Uno dei grandi eventi Disney, che ormai non sorprende più quando decide di alzare l’asticella, inserita in un percorso di dialogo metanarrativo con lo spettatore e di revisionismo della storia del cinema, che ormai ha rubato i cuori e le menti del grande pubblico.

 

Siamo stati alla conferenza stampa di presentazione del film a Roma, dove sono intervenuti i doppiatori italiani del film: Alberto Malanchino (Buzz Lightyear), Ludovico Tersigni (Sox), Esther Elisha (Alisha Hawthorne) e Linda Raimondo.

Lightyear – La vera storia di Buzz arriva nelle sale italiane il 15 giugno 2022.

 

Conferenza stampa di Lightyear – La vera storia di Buzz

La conferenza stampa di Lightyear – La vera storia di Buzz non poteva che aprirsi con una domanda rivolta a tutti quanti gli interlocutori ha proposito del rapporto che hanno con la Disney e, nello specifico, qual è stato il loro primo incontro.

A rompere il ghiaccio ci ha pensato Esther Elisha:

Disney è stata la prima esperienza per me al cinema: avevo circa 2 anni e mezzo, eravamo a Parigi e i miei genitori mi portarono a vedere Biancaneve. Inutile dire che sono stata traumatizzata per il resto della vita, ne ho un ricordo molto vivido e per me rappresenta ancora la magia del cinema. Ogni Natale andavamo in vacanza a Ponte di Legno, una cosa che si fa al Nord, e per me il momento più importante era l’uscita del film Disney dell’anno. Quindi, ecco, è stato il mio incontro con il cinema, che poi è diventata la mia vita professionale.

Dopo di lei è intervenuto Alberto Malanchino:

Prima esperienza Disney da bambino è stata proprio Buzz perché è vidi Toy Story. Ci sono andato con mia mamma e con mia nonna ed è il mio primo ricordo legato al cinema. Ci capii poco all’epoca.

Quando mi hanno detto “devi fare il provino per Buzz” io sono impazzito. Avevo anche il pupazzetto a casa. Altro film della mia vita è il Re Leone, il VHS me lo mangiai.

È stato poi turno di Ludovico Tersigni:

Io avevo i librottini, furono le mie prime letture. Il mio  Disney preferito è Gli Aristogatti e quindi potrei concludere qui. Diciamo che interpretare Sox era scritto nel destino.

E infine di Linda Raimondo:

Da piccola ho consumato anche io il VHS de Gli Aristogatti.

Penso che, come ha detto Esther, la Disney rappresenti in un certo senso la magia e il sogno di ogni bambino. Un bambino che è sempre presente in noi e infatti si risveglia ogni volta che ci troviamo in una sala cinematografica a vedere un film targato Disney.

La stampa ha poi incalzato gli intervistati interrogandoli sul loro rapporto con i giocattoli, chiedendo loro anche ne avessero ancora qualcuno a cui sono particolare affezionati.

Anche in questo caso è stata Esther la prima a rispondere:

Mi immolo io? Ok. L’audiocassetta di Bad di Michael Jackson, che da piccola chiamavo “Maicol”. Io giocavo con lei, usandola come personaggio da mettere a dormire nella casa di Barbie. Per l’occasione la trasformavo anche, spesso, in una macchina. Va bene, vi ho detto anche troppo di me oggi.

Poi Alberto:

Io ne ho due o tre. Uno l’ho detto prima ed è il pupazzo di Buzz… ci ho fatto la guerra con quel giocattolo meraviglioso, che è sparito purtroppo, ma nella mia testa ha preso vita ed è andato a far felice altri bambini. Invece probabilmente è stato dimenticato da qualche parte in casa da mia madre.

Un altro a cui ero molto affezionato era Spider-Man… in realtà vi confesso che io ho dei traumi legati ai miei giochi perché li ho persi tutti, questo per esempio l’ho perso all’asilo.

Poi avevo Action-Man, non so se ve lo ricordate. Lui è l’unico che mi è rimasto. Mi ricordo che avevo anche un Pippo altissimo che utilizzavo come schermo per proteggermi dai mostri di notte e dalle verdure a pranzo e cena.

Ludovico:

Io sono tranquillo dal punto di vista dei giocattoli. Avevo un Tigro di Winnie The Pooh, che cercavo sempre di fare andare su una moto di Valentino Rossi, quando era in Yamaha e aveva la “Go”, quella blu con i venti punti esclamativi e la scritta gialla, ma era troppo grande e quindi spesso lo lasciavo in tribuna.

Quindi ecco… moto e gatti.

E infine Linda:

Il mio giocattolo da sempre è il pupazzo di un capriolo, che non ha un nome, si chiama tuttora “capriolo” ed era il mio compagno di giochi e di avventure.

Lui veglia su di me anche oggi in qualche modo.

Lightyear

Il focus si è poi spostato sull’esperienza del doppiaggio, soprattutto perché tutti, tranne Malanchino, sono praticamente die debuttanti nel mestiere.

Stavolta a rompere il ghiaccio è stato Tersigni:

Per me è stata la prima esperienza al doppiaggio, a parte le varie integrazioni che sono necessarie per le serie quando c’è qualche problema di presa diretta.

È stata un’esperienza molto formativa perché contiene il teatro, la radio, l’orecchio e tanto altro. Fare a meno del volto è una privazione importante e sapere convogliare tutte le emozioni solo nella voce vuol dire imparare ad adoperare tutti gli strumenti a nostra disposizione.

Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare Massimiliano Manfredi, che è stato un grande direttore di doppiaggio, così come Maria Grazia Napolitano e Cristian Murgia, che si sono occupati della parte tecnica. Il lavoro che abbiamo fatto è stato supportato da professionisti di altissimo livello, che lo hanno reso, in definitiva, pregiato.

A Sox ho cercato di dare un tono molto fanciullesco, rientrare in quella dimensione di gioco spensierato, come quello che facciamo da bambini. Volevo donargli delle emozioni sincere.

Anche la risposta di Malanchino è stata molto interessante e precisa:

Mi aggrego ai ringraziamenti, ovviamente, perché sono stati un gruppo fantastico di lavoro e tanto del risultato è merito loro.

Per me non è stata la prima esperienza nel doppiaggio, anche perché, pur se non quotidianamente, torno in sala con grande piacere da un po’ di anni.

In questo caso è stata una bella sfida. Personalmente mi sono preparato un paio di mesi, anche con un vocal coach, nonostante non ci fossero delle grandi difficoltà da un punto di vista tecnico per quello che riguarda il doppiaggio in quanto tale, che già conoscevo. Si trattava di scurire la voce, di trovare delle corde basse personali che potessi regalare al personaggio, visto che Buzz, anche nella versione originale ha questo vocione che gli dona Chris Evans ed una caratterizzazione importante. Qui è nato un po’ un incontro, un compromesso tra le mie armoniche e le sue. Non è scontato fare un lavoro di questo tipo ed è stato veramente un bellissimo percorso che mi ha permesso di scoprire tante cose di me e mi ha permesso di utilizzare in altri modi la mia voce.

Sono contento di aver regato a Buzz questa nota bassa, questo nuovo timbro che lo rende quel personaggio che avete conosciuto. La cosa meravigliosa è stato anche donargli dei momenti molto comici alternati ad altri invece molto più seri e drammatici. Penso di parlare a nome di tutti quando dico che questi non sono solo film d’animazione e basta, ma sono proprio dei film, dei gioielli. L’interpretazione deve essere all’altezza.

Così come quella della Elisha:

Anche io voglio ringraziare la squadra che ci ha guidato, perché mi sono veramente sentita presa per mano. Come Ludovico anche io ero alla prima esperienza vera e propria, avevo solo doppiato me stessa e in questo caso è del tutto diverso: devi entrare in un altro codice e andare a cercare delle risorse altre.

Per me il lavoro è stato quello di cercare di dare ad Aisha un percorso di invecchiamento, per cui abbiamo cercato di fare in modo che voce ad un certo punto divenisse più profonda e nel momento della vecchiaia trovasse una caratterizzazione non artificiosa. Bisognava trovare un tono in grado di darle quel senso di stanchezza di qualcuno che ha visto tanto e sta lasciando le persone che ama. Ho provato a darle un po’ di nostalgia e anche, con il fatto di essere una neo mamma, un po’ di tenerezza e dolcezza verso il futuro.

E della Raimondo:

Per me è stata la primissima volta. Io non mi occupo di queste cose, sono una studentessa di Fisica all’università di Torino e ho da sempre il sogno di diventare astronauta un giorno.

È stata un’esperienza totalmente nuova: io sono arrivata in studio e non avevo nessun tipo di aspettativa, anche perché quando una cosa è nuova non sai cosa può riservarti. Sicuramente ero molto timorosa, avevo quella sana adrenalina e un po’ di ansia, però mi sento nuovamente di ringraziare tutto il team per avermi fatto sentire accolta e da subito a mio agio. Mi hanno letteralmente accompagnata passo per passo, rendendo questa un’esperienza veramente molto molto bella, che mi ha dato la possibilità di conoscere un mondo meraviglioso che sono grata di aver incontrato.

L’ultima domanda rivolta a tutti ha riguardato i messaggi e le tematiche protagoniste della pellicola.

Ha risposto per primo Malanchino:

Per me una su tutte: la cooperazione e l’amicizia. Ne abbiamo anche parlato tanto. In questo si può vedere anche il percorso personale di Buzz nel film: parte come una persona molto buzzcentrica, che si vuole assumere tutte le responsabilità del mondo, per poi fare un percorso dell’eroe nel senso più classico del temine.

Un cammino che lo porta a capire come in mondo in cui siamo sempre più divisi lo spirito di cooperazione è quello che ti salva. Questo messaggio è anche un po’ balsamico secondo me, perché noi, come singoli, ci sentiamo sempre molto responsabilizzati nel tenere il mondo sopra le nostre spalle, non dandoci mai la possibilità di sentirci fallibili. Questo è un racconto che parla della fallibilità dell’essere umano. Il viaggio alla fine è il regalo più grande che ti lascia e a me questo aspetto ha molto emozionato.

Mi sto rendendo conto che stiamo iniziando finalmente a lasciare sempre di più parti di tossicità rispetto a personaggi del passato molto più testosteronici per far trasparire piano piano l’idea che il solo non basta per andare avanti.

Poi Tesrigni:

Ci sono anche delle tematiche un po’ più pennellate, non sbandierate. Come per esempio il fatto che la Hawthorne ha una moglie: un messaggio sottile in un cartone animato per bambini e per il grande pubblico, che introduce delle tematiche sessuali in maniera tale da far capire come queste siano parte della vita di tutti i giorni e una naturale inclinazione umana.

Questo significa iniziare a crescere dei bambini con una purezza di spirito e un atteggiamento di non ostilità nei confronti dell’amore, che non ha genere, età e esso.

La Elisha:

A me ha colpito la tematica del sapere perdonare se stessi per aver commesso uno sbaglio. La chiave della libertà, del perdonarsi è cogliere quello che c’è oltre l’errore, che è la vita in sé. Noi non facciamo altro che sbagliare, che è l’unico modo per andare avanti e maturare o comunque non rimanere bloccati, come accade invece al villain del film.

Un’altra cosa è che l’aiuto non sia mai da chi arriva, penso alla “penna” che salva le sorti dei nostri eroi. Non sai mai chi hai di fronte sul serio. Il fatto del gioco di squadra per me si è molto traslato anche nel lavoro con i miei colleghi, persone che stimo, e vederli brillare è stata fonte di soddisfazione.

Infine la Raimondo:

Sono d’accordissimo con tutto quello che è stato già detto e in particolare credo che i messaggi del film siano tantissimi e, anche se possono sembrare scontati, bisogna imparare a calarli nel mondo in cui viviamo.

Parlavamo di cooperazione, gioco di squadra. Queste sono cose che nella vita reale ci permettono di progredire. Forse per questo le troviamo anche nel mondo dell’astronautica: se noi, come umanità, puntiamo ad andare su Marte, non possiamo pensare di farlo noi in quanto popoli singoli, ma è un gioco di squadra, tutti devono prenderne parte.

La collaborazione e la cooperazione sono parole potenti ed è bello il fatto che passino con delicatezza, senza essere mai accentuate troppo.

Lightyear

È stato poi domandato a Eshter dell’importanza in un film per bambini della tematica LBGT del suo personaggio, protagonista di una scena che fu cancellata e poi reinserita solo dopo una battaglia condotta dai dipendenti della Disney.

Penso che i bambini vedano la realtà e quindi hanno meno bisogno di noi di essere educati rispetto a quello che è l’amore, perché non lo mettono in discussione.

Per fortuna la nostra società è cambiata e i giovani li vedo estremamente consapevoli, forti e determinati ad affermarsi per quello che sono. Credo che i dipendenti Disney abbiano fatto molto bene e anzi sono grata loro, perché penso che tutte le famiglie debbano essere rappresentate. Vedersi è una delle cose che permette di sentirsi accolti e forti nel fare la propria strada.

A Ludovico è stato invece chiesto del lavoro che ha fatto sul suo personaggio, linea comica atipica per un film Pixar, perché molto più netta.

Diciamo che Sox già per sua natura è un personaggio che porta un sorriso, soprattutto per le sye sembianze e per la voce empatica che gli abbiamo dato.

Ci sono dei momenti in cui le sue battute sono molto pungenti e altri in cui abbiamo provato a dargli un tono, un colore, più umano, pur essendo, di fatto un robottino, anche per renderlo più simpatico anche quanto è operativo.

Uno spazio di opportunità per dare con poco un qualcosa di divertente ed originale.

Per chiudere la conferenza stampa di Lightyear – La vera storia di Buzz è stato chiesto ad Alberto Malanchino se ha avuto modo di conoscere Massimo Dapporto, la storica voce di Buzz Lightyear, e se ha voluto portare qualcosa di lui in questa nuova versione.

Si, ci siamo conosciuti in sala ed è stato meraviglioso, perché, nonostante mi avessero avvertito della sua visita io me lo dimenticai completamente, cosicché quando lo vidi praticamente tornai ad essere un bambino in adorazione.

Mi ha sbloccato dei ricordi dell’infanzia incredibili.

Abbiamo parlato un po’ e lui si è detto molto contento di questa nuova voce del personaggio. Da lui ho imparato tantissimo, perché ha fatto un lavoro eccezionale, riuscendo ad alternare momenti da american boy e perfetto astronauta per poi prendersi in giro alla grande.

Sicuramente ha ricoperto un ruolo da mentore inconsapevole per me e per il lavoro con la squadra.

Lightyear – La vera storia di Buzz è al cinema dal 15 giugno 2022.

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