WeWork: scopriamo insieme il servizio per trovare il proprio spazio di lavoro

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Abituati dal Covid-19 a dover lavorare da casa, l’idea di uno spazio di lavoro non è mai diventata obsoleta. Se lo smart working permette di lavorare in modo comodo dalla propria postazione domestica, avere uno studio o un ufficio dove concentrarsi senza le distrazioni che ci circondano può offrire un vantaggio anche economico (che nonostante la spesa dello spazio, il guadagno in termini di ore lavoro, soprattutto se si lavora a progetto, è evidente). WeWork risolve questo problema: con una piattaforma facile e comoda, permette di cercare postazioni e spazi di lavoro in tutto il mondo, con un sistema di ricerca per filtri e la possibilità di trovare il giusto spazio al giusto prezzo.

Prima di analizzare il servizio però, scopriamo cos’è WeWork: azienda nata nel 2008, questa col tempo si è imposta come compagnia in grado di gestire centinaia di location in contemporanea, crescendo in termini di fatturato e di notorietà (soprattutto fuori dall’Italia). Creata da Adam Neumann e Miguel McKelvey, in realtà il brand così come lo conosciamo è sbocciato nel 2010 (prima si chiamava GreenDesk).

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Chi è Adam Neumann

Partiamo dalla storia del fondatore, personaggio alquanto bizzarro che nel tempo si è lasciato sfuggire dichiarazioni particolari come il voler vivere per sempre, diventare primo ministro israeliano e andare su Marte con la sua compagnia. Nato nel 1979 a Tel Aviv, diventa Ufficiale della Marina Israeliana e rimane nei ranghi fino al 2001.

Studia al Baruch College di New York e a quattro crediti dalla laurea abbandona gli studi (li finirà nel 2017). Conosce in quegli anni Miguel McKelvey, futuro co-fondatore di GreenDesk e quindi WeWork. Personaggio alquanto eccentrico, più volte ha lasciato dichiarazioni eccessive come il voler raggiungere i 1000 miliardi di dollari di patrimonio o il voler far entrare tutti gli orfani del mondo a far parte della famiglia di WeWork.

Adam Neumann

Crescita, declino e ripartenza di WeWork

Così come Neumann, anche WeWork ha avuto i suoi alti e bassi: parliamo di un modello di business che anche Forbes Italia dichiarò come debole ai momenti di crisi. Partendo dal principio, gli investitori hanno sempre avuto dubbi sul modello di business di WeWork: il problema di non potersi permettere un ufficio risiede nella mancanza di fondi, gli stessi richiesti per affittare gli spazi di WeWork. Se a questo aggiungiamo che a posteriori si è visto che un noleggio di spazio durava una media di 15 mesi, contro i contratti che l’azienda faceva alle location di 15 anni, è facile capire come sarebbe finita.

Anche se riuscirono senza dubbio a convincere giganti di Wall Street nell’investire, la compagnia perdeva miliardi e si trovava con all’attivo più di 500 immobili nel mondo e un passivo di 1,9 miliardi. Tutto questo porterà ovviamente Neumann a dover abbandonare a poco tempo dall’apertura verso la borsa, l’idea di quotare l’azienda, abbandonandola definitivamente. McKelvey abbandonerà l’azienda qualche anno dopo.

Solo nel 2021 le cose iniziano a risollevarsi, dopo contratti non rispettati, affitti abbassati e una risistemazione degli assets disponibili: l’azienda attraverso una SPAC si fonde con BowX Acquisition Corp e entra in borsa, con Sandeep Mathrani come CEO e Andre Fernandez come CFO. A raccontare tutta la vicenda ci pensa un documentario Hulu che si chiama “WeWork: Or the Making and Breaking of a $47 Billion Unicorn”: con unicorno si intende una startup privata dal valore superiore al miliardo, e all’effettivo WeWork rientra(va) in questa categoria. Il documentario, diretto da Jed Rothstein, racconta la crescita e il declino di Adam e della sua compagnia, che in 6 settimane è riuscita a bruciare 47 miliardi di dollari, una cifra inimmaginabile.

Analisi del Servizio: WeWork oggi

Mentre nel 2022 l’azienda ha acquisito Common Desk, ha chiuso i suoi studi in Russia e ha iniziato a lavorare ad un software chiamato WeWork Workplace, vediamo come funziona adesso la compagnia. Il sito ufficiale, localizzato in italiano, permette di cercare senza problemi eventuali spazi che per ora da noi sono solo a Milano.

Una volta scelta la location, c’è la possibilità di cercare un Hot Desk (uno spazio condiviso), una postazione fissa o persino un ufficio: nei primi due casi si tratta di soluzioni per una sola persona, nell’ultimo caso invece ci sono varie possibilità. Il sistema permette di calcolare lo spazio anche per il numero di persone precise, oltre che scegliere data di arrivo e partenza.

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Ogni location può presentare i servizi disponibili, come il poter far entrare piccoli animali domestici, l’eventuale parcheggio per biciclette e addirittura spazio per eventi, all’aperto o stanze benessere. La pagina dedicata presenta anche recensioni lasciate dagli utenti, oltre che indicazioni per i trasporti e indirizzo, così d’analizzare ogni dettaglio prima di richiedere un contatto o una visita prenotata (dal vivo o virtuale).

Anche se in Italia ci sono davvero pochi studi e spazi, e solo a Milano, ad oggi WeWork conta indirizzi importanti in America come 1600 Seventh Avenue, il Bentall Centre e la Bush Tower.

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