Se nel parlare della prima parte dell’opera di Marco Bellocchio avevamo segnalato in primis il suo evidente collegamento con il film del 2003, in cui il cineasta di Bobbio narrò del rapimento di Aldo Moro partendo da Il prigioniero dell’ex brigatista Anna Laura Braghetti, trovo sia giusto iniziare la recensione della seconda parte di Esterno Notte, scritta dal maestro insieme a Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino e prodotta da The Apartment, Kavac Film, Rai Fiction e Arte France Cinéma e distribuita da Lucky Red, sottolineando come, sebbene continui sulla linea della prigionia collettiva di tutti i personaggi, il tono che sceglie di adottare si va progressivamente trasformando in qualcosa di radicalmente differente.
Molto meno simbolico, sognante e onirico e invece molto più pragmatico, quasi didattico, sicuramente rassegnato a ciò che la Storia ci ha consegnato. Che è comunque un modo per utilizzarlo e guardare al futuro. Persino quando opera in piena fiction (ricordiamo che la versione del titolo è comunque una visione parziale e a volte totalmente ricostruita dei fatti del 1978), il registro linguistico è adoprato come se stesse riportando il reale, lasciando nulla all’immaginazione.
Non fatevi ingannare dal fatto che in una delle tre puntate che compongono questo ultimo atto si torni ad adottare il punto di vista delle Brigate Rosse.
Ricordiamo che la prima parte di Esterno Notte è stata presentata in anteprima alla 75esima edizione del Festival del cinema di Cannes, per poi arrivare nelle sale il 18 maggio 2022, mentre questa parte due è al cinema dal 9 giugno. La miniserie evento arriverà poi in autunno nella sua interezza in onda su Raiuno.
Chi manca
Questo secondo atto mette da parte le figure degli uomini politici della Democrazia Cristiana (persino Aldo Moro è meno presente), per concentrarsi molto di più sul punto di vista femminile della vicenda.
Nel farlo gli autori propongono una splendida rappresentazione di Eleonora Moro, interpretata magnificamente da Margherita Buy (forse alla prova migliore da tanto tempo a questa parte), a cui è dedicato interamente un episodio (che chiameremo “l’episodio degli abbracci”), e un altrettanto potente ritratto di Adriana Faranda, il cui volto è di Daniela Marra, una delle BR coinvolte nel rapimento, declinata sia come donna politica, impiegata in una relazione come un uomo deludente, il Valerio Morucci di un inedito Gabriel Montesi, che come figura materna.
L’ultimo episodio è quello più potente, almeno nelle intenzioni, ed è quello incriminato del cambio definitivo di linguaggio.
Se ognuna delle puntate è dedicata ad un punto di vista specifico e tutte quante sono state (co)scritte e dirette da Bellocchio, si può tranquillamente affermare che in ognuna di esse vige l’occhio del cineasta, ma, ciononostante, si deve sottolineare come l’ultimo dei capitoli sia quello in cui il regista decide di mettersi davanti ai suoi personaggi, parlando al pubblico quasi in prima persona.
Non è più il tempo della speranza, non è più il tempo della fantasia e non è più il tempo del revisionismo. Siamo in emergenza totale e nulla è più salvifico della verità, perché solo essa obbliga a guardare e a ragionare. La consapevolezza, la presa di coscienza è la nuova posizione bellocchiana, assunta per altro dopo un passo forte, ragionato e cristallino verso lo spettatore.
Un invito ad esporsi e a prendersi le responsabilità delle proprie conclusioni.
Morte di un rivoluzionario pugliese
Anche se il futuro è donna, come sempre più spesso ci viene urlato da quasi tutti cineasti, europei e non, sono altri che sono al potere. Altri che non si fanno vedere, altri che vengono nominati a stento, altri che la notte dormono sereni nei propri letti, altri che operano attraverso le reazioni che provocano in coloro i quali non sono in grado di opporre resistenza.
Sono negli abbracci e nelle lacrime con le quale quelli della DC si giustificano con la prossima vedova, nelle macchie sulle mani di Cossiga, nei sorrisi amari degli americani, nel sangue che sgorga dalle cartine geografiche, nei ringraziamenti agli assassini dei propri cari e nelle confessioni più efferate e disperate. Sono nell’accettazione di essere uguale a colui che si combatte, nella rassegnazione ad un’identificazione anche politica con la propria nemesi, nascosta da degli ideali romantici che a nulla portano se non alla morte e dunque al disinteresse per il futuro.
Il futuro appartiene ai rivoluzionari e l’unico rivoluzionario presente in Esterno Notte è nato a Maglie, provincia di Lecce.
I suoi “amici” lo etichettano come pazzo quando prova a salvarsi la vita, gli stessi che lo hanno messo nelle condizioni di doverlo fare, costringendolo all’odio e alla paura, due sentimenti che mai pensava potessero impadronirsi di lui.
La contraddizione intrinseca nella figura di Aldo Moro è straordinaria: un uomo così religioso e idealista da poter essere considerato quasi fuori dal tempo, ma in senso retrogrado, e che invece si dimostra, tra tutti, il più libero, il più aperto e il più evoluto. L’altro riflesso è quello della donna che ha condiviso con lui tutta la vita, in crisi verso i suoi sentimenti, così come è in crisi la donna che più le è lontana, sia dal punto di vista politico, che materno financo femminile in sé.
Non importa da che parte della barricata si stia, in quei 55 giorni tutta l’Italia è stata prigioniera, chiusa in uno stanzino insieme a quel rivoluzionario.
La seconda parte di Esterno Notte abbandona delle figure che hanno fatto le fortune del primo atto del progetto per continuare e poi portare a termine un discorso complessivo che doveva riconnettersi necessariamente con il contemporaneo e che dunque doveva emanciparsi da una tipologia di narrazione storica che correva il rischio di rimanere ancorata ad un valore formale comunque importante, ma autoreferenziale. Bellocchio, invece, a 82 anni, insegna ancora qualcosa di importante, anche sacrificando una parte di se stesso, oppure, semplicemente, andando oltre una visione a lui cara per poter dire ancora qualcosa allo spettatore. Dato che il futuro appartiene, in primis, a lui. Splendido, audace e motivo di ispirazione.
La seconda parte di Esterno Notte è nelle sale italiane dal 9 giugno 2022 distribuita da Lucky Red.
Esterno Notte - parte due è al cinema dal 9 giugno e si compone delle ultime due ore e mezza della miniserie evento diretta e co-scritta da Marco Bellocchio. In televisione arriverà completa in autunno, in sei episodi in onda su Raiuno. L'opera è stata presentata per la prima volta Fuori Concorso a Cannes75. In questo secondo atto il cineasta di Bobbio mette da parte il racconto dei 55 giorni del sequestro Moro dal punto di vista di coloro che rappresentavano il potere dello Stato italiano per evidenziare quello della famiglia e delle BR. Due episodi di ardente critica politica e dalla componente femminile molto importate. Aspetti che confluiscono negli ultimi 60 minuti, in cui Bellocchio si fa contemporaneo, spietato e quasi didattico, mettendosi in discussione e parlando apertamente al pubblico, anche a costo di tradire la propria poetica di solito più sfumata. Una presa di coscienza di ciò che è stata la Storia nel racconto di colui che più di chiunque altro ha rappresentato la figura del rivoluzionario, pur andando in chiesa ogni Domenica e pregando ogni sera. Splendido.
- La prova magnifica del cast.
- La rappresentazione del femminile e la critica, soprattutto politica, nei confronti di quel maschio che ha governato dal post Seconda Guerra Mondiale.
- Il coraggio di Bellocchio, che nel reindirizzare il proprio registro si eleva ancora a maestro contemporaneo.
- Il potente messaggio di consapevolezza che manda allo spettatore.
- La trasformazione di linguaggio rispetto alla prima parte potrebbe mettere alla prova i bellocchiani convinti.