Jurassic World e Jurassic Park: due trilogie a confronto

Jurassic World e Jurassic Park confronto

Con Jurassic World: Il Dominio appena uscito nelle sale cinematografiche si conclude la nuova trilogia legata all’universo narrativo di Jurassic Park, e l’occasione è utile per mettere a confronto proprio Jurassic World e Jurassic Park, due trilogie che hanno esplorato lo stesso mondo, ma con una prospettiva e per delle generazioni completamente diverse. Analizzare gli spunti offerti dalle due trilogie permette anche di dare uno sguardo a due epoche differenti, ed a come un franchise così importante abbia cercato di mantenersi al passo coi tempi, a volte in maniera positiva, ed a volte snaturandosi un po’.

Andiamo ad analizzare nel dettaglio le trilogie di Jurassic Park e di Jurassic World.

Jurassic World Il Dominio cover

Il sense of Wonder declinato in maniera diversa

Jurassic_Park e Jurassic World confronto

Ciò che colpì maggiormente gli spettatori che si confrontarono per la prima volta con il film Jurassic Park del 1993 fu il cosiddetto sense of Wonder creato dagli effetti speciali del lungometraggio di Steven Spielberg.

Gli animatronics dei dinosauri consentirono il giusto compromesso tra effetti tangibili ed effetti speciali puri. Steven Spielberg si avvalse del supporto degli Stan Winston Studio per l’animatronica, e della  Industrial Light & Magic per le animazioni. Il filmmaker diede molta attenzione alla scienza dietro la storia dei dinosauri, considerando che ingaggiò il paleontologo Jack Horner per creare una ricostruzione più fedele possibile delle creature protagoniste (elemento che portò all’eliminazione di elementi da “mostro” come le lingue svolazzanti dei Raptor). Il mix creò quell’idea di stupore che traspare nella prima scena in cui i personaggi protagonisti si ritrovano a contatto con i dinosauri. E l’espressione di Laura Dern nei panni di Ellie Sattler di fronte alla visione delle prime specie di dinosauri del parco fu la stessa di gran parte degli spettatori di fronte al grande schermo. Perché il primo Jurassic Park di Steven Spielberg riuscì proprio in quell’obiettivo, oggi sempre più difficile, di portare lo spettatore, qualsiasi sia la sua età, ad uno stato infantile di meraviglia. Del resto il cinema vive e vuole far vivere queste sensazioni. Non a caso il primo Jurassic Park si portò a casa anche un premio Oscar per i migliori effetti speciali.

Anche la colonna sonora di John Williams contribuì a offrire quel senso di meraviglia e di scoperta che gli spettatori si ritrovarono a vivere attraverso il grande schermo in Jurassic Park. Il lungometraggio divenne il migliore incasso del 1993 e per un paio d’anni fu al primo posto tra i più grandi ricavi della storia del cinema, segno che quel sense of wonder colpì in pieno. Il tutto stava anche nel soggetto della storia, nato da un’idea di Michael Chricton, che ebbe i diritti del proprio romanzo acquisiti da Spielberg prima ancora che l’opera venisse pubblicata. L’idea di poter estrarre il sangue di dinosauro dalle zanzare vissute nel Giurassico, e rimaste imprigionate nell’ambra fossile, sembra dare una sorta di credibilità a quella possibilità di vedere riportati in vita dei pezzi di Storia della Terra, per un’idea che mischia realtà e suggestione, entusiasmo e timore. Perché riportare sul Pianeta i dinosauri, portandoli a convivere con la nuova specie dominante, ovvero l’Uomo, non può non implicare delle conseguenze negative, anzi, nefaste, che in effetti si concretizzeranno fin dal primo Jurassic Park.

Mentre nella trilogia di Jurassic World il sense of wonder viene espresso dal sogno finalmente realizzato di John Hammond, che non riuscì durante i primi film a vedere il parco dei dinosauri funzionante, e che ventidue anni dopo riesce ad aprire i battenti. La visione di Isla Nublar, trasformata in una vera e propria attrazione, dà un’idea rassicurante della possibilità di creare veramente un parco a tema con degli esseri viventi così temibili come i dinosauri. Ma,   il film uscito nel 2015, era ormai proiettato verso una generazione differente, e l’animatronica che aveva lasciato molto più spazio alla CGI diede più l’idea di una contaminazione tra cinema e videogame, rispetto all’obiettivo iniziale di Steven Spielberg, che voleva dare tangibilità e concretezza ai dinosauri. Un sense of wonder declinato in maniera diversa, adatto per una nuova generazione.

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Dalla violenza all’umanizzazione

Jurassic Park

Mentre in Jurassic World si avverte forte l’influenza della generazione dei gamer, il primo Jurassic Park di Steven Spielberg richiama un cinema datato e che voleva attingere dai monster movie degli anni Cinquanta, quelle pellicole che riuscivano a modo loro a portare i giovani spettatori dell’epoca a nutrire il proprio sense of wonder. Si passa quindi dal più datato King Kong ai film di Godzilla. Il richiamo a pellicole datate ed ad un tipo di fantascienza più dura nelle sue immagini e suggestioni non fece altro che dare ai dinosauri di Jurassic Park un’aggressività ed una forza violenta da contaminazioni horror. Le scene di morte nella vecchia trilogia di Jurassic Park sono capaci di scuotere gli spettatori più giovani, ma anche gli adulti. I dinosauri di Jurassic Park non hanno alcuna pietà, sono degli animali con istinto killer, e ciò li porta ad aggredire gli uomini in maniera brutale. E, per certi versi, Jurassic Park – Il Mondo Perduto è ancora più aggressivo sotto questo punto di vista rispetto al primo film del 1993.  In questa seconda pellicola ci troviamo anche di fronte all’arrivo del T-Rex a San Diego, con una serie di scene che non possono non ricordare King Kong, ed in cui il tasso di violenza aumenta notevolmente.

Facendo il confronto tra le trilogie di Jurassic Park e Jurassic World, diversa è la situazione nella seconda trilogia, con i dinosauri che vengono estremamente umanizzati, e con la violenza che non viene esplicitamente portata di fronte alla telecamere, e che spesso viene solo suggerita. Il fatto stesso che nella seconda trilogia esista una sorta di figura di addestratore di Velociraptor, con il character Owen Grady interpretato da Chris Pratt, fa intendere come gli obiettivi di Jurassic World siano decisamente diversi. Cambiando le generazioni gli Universal Studios hanno anche cercato di rendere i dinosauri più “friendly” e meno inquietanti. Le espressioni delle stesse creature vengono estremamente umanizzate, e questo porta ad un cambiamento quasi radicale. Non è più una lotta brutale tra istinto naturale e cupidigia umana, ma, in fondo, è come se tutto e tutti facessero parte dello stesso progetto: umani e dinosauri sono alleati ma divisi in fazioni, esistono i buoni ed i cattivi. I fan duri e puri della prima trilogia avranno avuto un po’ di disappunto nel vedere questa umanizzazione profonda dei dinosauri, ma l’obiettivo, probabilmente, era quello di arrivare a Jurassic World: Il Dominio, mostrando questa convivenza forzata, e questa lotta per il dominio del pianeta tra umani e dinosauri che ha raggiunto il suo culmine. E sotto questo punto di vista l’idea è più che interessante.

jurassic world dominion

Il percorso comune verso una nuova era

Jurassic World

Uomini e dinosauri possono convivere? L’Uomo può essere ancora adatto per il Pianeta Terra e per le sue esigenze? Sono forse i dinosauri gli esseri più adatti a vivere ed a proteggere questo ecosistema? Forse Jurassic World: Il Dominio arriva al momento giusto. Questo lungometraggio presenta una convivenza forzata tra uomini e dinosauri in cui a farla da padrone potrà essere solamente uno. Viviamo l’epoca in cui stiamo pagando sulla nostra pelle gli effetti di una disumanizzazione della natura, convertita al consumismo, e che a sua volta si sta ribellando all’Uomo. Il pianeta non è fatto per le esigenze capitaliste di una società incapace di porsi un limite, ed il lungometraggio di Colin Trevorrow mette al centro i dinosauri come elemento simbolo di una natura che cerca di riprendersi i suoi spazi. Siamo arrivati al momento decisivo: riusciremo ad adeguarci ed a ritrovare il nostro posto sul pianeta, o è arrivato il tempo della nostra estinzione? Queste sono le domande legittime e suggestive che certe storie con un grande background narrativo dietro possono e devono porre. Ci stiamo avviando verso una nuova era, sia nell’universo di Jurassic Park, che nella nostra realtà. La domanda è: c’è spazio ancora per l’Uomo? La risposta sta sul grande schermo e nelle nostre vite.

Ricordiamo che Jurassic World: Il Dominio è disponibile al cinema dal 2 giugno distribuito dagli Universal Studios.

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