Il tempo, si sa, non è clemente con nessuno, neanche con Obi-Wan Kenobi. Iniziamo la recensione dei primi due episodi di Obi-Wan Kenobi facendo un po’ il punto della situazione. Nel decennio successivo agli eventi de La vendetta dei Sith, il Maestro Jedi interpretato da Ewan McGregor è stato masticato e sputato dalle sabbie di Tatooine. Sta facendo una vita da eremita vuota entrando e uscendo da una fabbrica e osservando i lavoratori umili che vengono schiacciati sotto i meccanismi del sistema.
Quello che sembra interessante già dai primi minuti è che, sulla carta, la nuova serie Disney Plus è tutt’altro che intenzionata solo a colmare il divario tra i prequel e la trilogia originale.
Obi-Wan Kenobi si apre con un ritmo placidamente costruito in modo sontuoso per un’epopea che ha tutte le carte in regola per essere qualcosa di molto interessante.
Non iniziamo in modo scontato cin Obi-Wan Kenobi sulle dune ma con l’Ordine 66, i piani genocidi dell’Imperatore che creano il contesto per una galassia senza Jedi. Avanziamo rapidamente di 10 anni e gli Inquisitori, l’unità di caccia ai Jedi dell’Impero, si trovano in un bar su Tatooine alla ricerca di un fuggitivo. È lì che abbiamo uno dei primi personaggi che ruba la scena.
Mentre il quinto fratello di Sung Kang si presenta in modo ammirevole, è Reva di Moses Ingram a rubare la scena. Una forza della natura sibilante e piena di rabbia, Reva viene immediatamente cristallizzata come una minaccia per Obi-Wan, ed è ben lontana dall’unica vera delusione dell’episodio: il Grande Inquisitore, interpretato in maniera oserei dire “impacciata” e anche un po’ piatta.
Da lì, Obi-Wan si accontenta di vivere i suoi giorni, supervisionando un certo Luke Skywalker e, soprattutto, senza interferire. È un vero colpo al cuore vedere i Jedi fallire, ma sembra che qualcosa si sia spezzato in tutti questi anni. Non riesce a intervenire e le sue debolezze provocano conseguenze… Di seguito il trailer pubblicato su YouTube:
Una nuova speranza?
Continuiamo la recensione dei primi due episodi di Obi-Wan Kenobi, avvertendo di possibili spoiler da qui in avanti. Mentre la fronte di Ewan McGregor fa trasparire tutte le preoccupazioni di un jedi che è rimasto solo, la presenza di Anakin – che non è in questo episodio – si insinua negli incubi di Obi-Wan, dipinge un’immagine cupa di un uomo perduto, che vaga senza scopo. Non rimarrà così a lungo, ovviamente, ma McGregor coglie ogni opportunità per mostrare il dolore interno di Obi-Wan su tutta la sua faccia.
L’episodio vira quindi fuori dalle nostre amate ed odiate dune e si dirige verso Alderaan. L’aspetto di una Leia di 10 anni è una sorpresa, ma gradita infatti la piccola attrice Vivien Lyra Blair ricorda lo spirito giocoso di Carrie Fisher e, accompagnata dal droide Lola, si ritrova a combinare guai, offrendo persino uno dei momenti migliori dell’episodio con le sue frasi molto molto puntuali.
Nonostante l’estetica dell’era prequel di Alderaan abbia sollevato qualche vecchio ricordo si ferma al livello nostalgico. Quando Leia viene rapita da una banda di mercenari sostenuta da Reva, i due fili della trama si mescolano senza troppi problemi. E qui i fan dei Red Hot Chili Peppers avranno un sussulto e non aggiungo altro…
Poi accade l’inevitabile. Bail Organa si dirige a Tatooine con un’ultima richiesta per aiutare a salvare sua figlia. Per una serie che sembrava voler rispettare i tempi il fatto che Bail si diriga direttamente da Obi-Wan così rapidamente è un po’ troppo ma, il risultato è quello di far tornare Obi-Wan Kenobi in sella e non possiamo lamentarci troppo.
Aiuta anche il fatto che ogni lento passo nel “risveglio” di Obi-Wan Kenobi sia abilmente aiutato dalla regista Deborah Chow.
Non è esagerato dire che ogni ripresa della premiere sia visivamente interessante o rafforzi la storia o i dialoghi in qualche modo.
Il ritorno tanto aspettato
Di quale ritorno stiamo parlando? In realtà qui dovete deciderlo un po’ anche voi… Continuiamo così la recensione dei prime due episodi di Obi-Wan Kenobi dicendo che dopo aver arrancato attraverso The Book of Boba Fett ed essersi fatti vincere dalla nostalgia, è rassicurante sapere che Chow è una presenza costante, che intreccia abilmente la sua magia in ogni scena.
L’impressione è che con Chow e artisti del calibro del regista di Mandalorian Bryce Dallas Howard, Star Wars continuerà a brillare in una galassia piena di stelle.
La premiere di Obi-Wan Kenobi è una straordinaria apertura di un capitolo a cui pochi sarebbero stati interessati tutti quegli anni fa, quando Ewan McGregor è apparso sul grande schermo con il suo Hello There. Con Deborah Chow ed Ewan McGregor, la serie è in mani più che sicure e, con Leia al seguito, c’è un motivo in più per tenere tutti in sospeso fino al un altro grande ritorno: quello di John Williams che entra in gioco mentre i titoli di coda scorrono.
Come affrontare il peso aspettative? Questa è la questione centrale al centro non solo di Obi-Wan Kenobi come personaggio, ma anche come serie TV. Più dei precedenti prodotti Disney+, Obi-Wan Kenobi si trova con il più alto ostacolo da superare: quello di due trilogie, oltre alle aspettative insormontabili di generazioni di fan. Come diavolo se la caverebbe questa serie contro tutto ciò?
È impossibile guardare questi episodi senza paragonarli a ciò che abbiamo già visto: The Mandalorian e The Book of Boba Fett. Rispetto a loro, Kenobi sembra una vera visione d’autore. Il timbro di Chow è su tutta questa serie, facendola sembrare una voce unica nella saga di Star Wars. Se Mandalorian è una sorta di tributo moderno agli anni ’80, allora Obi-Wan Kenobi è il primo vero dramma di prestigio del franchise.
Il ritmo è allo stesso tempo paziente ed emozionante, con i primi due episodi che mettono la tua attenzione in una morsa sempre più stretta. In qualche modo Obi-Wan evita la maledizione del prequel; sappiamo chi ci sarà fino alla fine e chi no. Ma anche conoscendo la maggior parte dei destini di questi personaggi, la regia di Chow – ti fa accusare ogni sbalzo emotivo indipendentemente dalla continuità che è impressa nella mente di ogni fan. La serie ti fa vivere nel momento e nella testa di Obi-Wan.
Ad aiutare la regia ci sono anche degli interpreti di livello. Come abbiamo accennato nei panni dell’Inquisitrice Reva, Moses Ingram è una forza della natura. E’ al centro di ogni singola scena in cui si trova, minacciando in qualche modo tutte le sue coorti. Ma in una svolta diabolicamente intelligente, Reva non è solo un antagonista potenzialmente inarrestabile.
Grazie alla sua posizione all’interno della gilda degli assassini Jedi d’élite dell’Impero, tivi verrebbe quasi da fare il tifo per lei, ma solo quasi… Il ritorno di Ewan McGregor come Kenobi è tutto quello che un fan potrebbe volere.
Immediatamente, la serie gioca su ogni singolo pizzico di nostalgia che tutti abbiamo per questo attore in questo ruolo, usandolo non per suscitare solo entusiasmo ma per farvi soffrire.
Il vostro cuore soffrirà quando vedrete Obi-Wan Kenobi che non agisce, che vaga sconsolato nelle dune senza determinazione e che continua a nascondersi.
La cosa straordinaria di Obi-Wan Kenobi, tuttavia, è il modo in cui non risulta mai appesantito da tutta la continuità con cui sta giocando. Ci sono molti elementi dei prequel qui, raffigurati mentre si muovono tutti verso l’era della trilogia originale. Nonostante tutto ciò, Kenobi ha una sua dimensione unica, forse perché è incentrato sul punto di vista di un uomo. La serie tv sente una posta in gioco alta, emotivamente profonda e, riesce in un’impresa.
Se i primi due episodi sono indicativi, ci aspetta non solo la migliore serie di Star Wars in onda su Disney+, ma potenzialmente una delle migliori su Disney+.
Concludiamo la recensione dei primi due episodi di Obi-Wan Kenobi dicendo che sono sorprendentemente emozionanti. Sono stratificati e ponderati, aprendo percorsi ben tracciati per quello che potrebbe essere un viaggio molto soddisfacente, per raccontare una delle storie più equilibrate della galassia.
- La sapiente regia di Chow ci fa sentire di nuovo parte di quella Galassia lontana lontana...
- Obi-Wan Kenobi è una serie tv che finalmente trova un suo respiro senza essere appesantita dagli altri prodotti che già conosciamo.
- Moses Ingram è una forza della natura.
- Ewan McGregor offre una performance di alto livello.
- Le scene d'azione sono emozionanti ma forse non allo stesso livello di quelle a cui si può dire eravamo abituati con The Mandalorian.